Creato da: ligabue872002 il 29/07/2006
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Post N° 64

Post n°64 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da ligabue872002

Nonna: non ti ho mai scritto. Forse per vergogna, forse per timore di essere giudicato male, forse perché tu sai che dai noi non si usava molto la sensibilità d’animo: “occorre dimostrare di essere uomini” avrebbe tuonato qualcuno. Ora è un momento molto particolare, e sento il bisogno di tornare a parlarti in qualche modo. Scrivo, dato che è una delle cose che mi riesce meglio.

Te ne sei andata, sono passati diversi anni oramai. Ero legato a te fin da bambino, passavamo un eternità insieme: tu pelavi le verdure ed io buttavo le bucce, anche perché ogni qualvolta tentavo di farlo io mi tagliavo. Cercavo di prendere spunto da quello che facevi tu, cercavo di ragionare proprio come ragionavi te. Tu indossavi il grembiule per cucinare, ed io non vedevo l’ora di uscire dalla scuola per poter correre li, indossarlo anch’io, e pasticciare (beh certamente non si poteva definire cucinare il mio). Quando faceva sera, e guardavo fuori dalla finestra vedendo il buio, ricordo che piangevo perché sapevo che eri da sola: i miei cercavano di consolarmi ma io stavo in pensiero fino al mattino dopo quando vedevo personalmente che tutto era nella normalità.

Quella sera di marzo in cui te ne andasti sentì dentro di me uno strano vuoto: ero un bambino all’ora e ho ricordi molto confusi. Ricordo solamente un lungo silenzio, le lacrime di mio padre, le mie che non volevano sapere di fermarsi.

Per ultimo atto mi facesti crescere e maturare, facendomi osservare come una persona poteva mantenere la sua dignità anche in una malattia grave come la tua: solo le grandi persone si spengono come ti sei spenta tu. Perdonami se ero piccolo per non poter capire allora, perdonami se anche ora che scrivo mettendo insieme i ricordi non riesco a fare a meno di piangere.

Sono riuscito ad ottenere ciò per cui ti eri orgogliosa di me, perché forse sapevi già avrei ottenuto: mi sono diplomato e soprattutto ho conosciuto realmente un grande amore.

Paola sarebbe stata ciò per cui tu mi hai sempre detto che era “bello amare”: è una ragazza intelligente, allegra, simpatica, molto bella; la mia metà che per questo maledetto destino tu non potrai mai conoscere. Saresti certamente stata la prima della famiglia a conoscerla.

Mi avresti potuto dare qualche consiglio, l’avrei accettato molto volentieri perché noi maschi abbiamo il cervello davvero piccolo e la sensibilità molto scarsa e non riusciamo a capire molti dei segnali che le donne ci lanciano. Tu mi avresti aiutato, l’hai sempre fatto.

Hai lasciato un vuoto dentro di me, ed ora, che come ogni anno, si avvicina l’anniversario del giorno in cui ci hai abbandonato, torna a farmi più male la sensazione di paura che ho.

Ho la costante paura dell’abbandono, anche dalle persone che amo, come Paola. Sono paranoico, ma tu mi hai abbandonato all’improvviso ed io mi sono trovato solo. Ho paura che possa ripetersi.

Intanto grazie, per tutto quello che hai fatto per me: ora che ho una certa maturità sono capace di rileggere tutto quello che hai fatto. Beh grazie.

Regalami con Paola quello che sto vivendo in questi mesi: un sogno eterno, cullato dalle ali di un grande amore.

                                                                                                                                 Luca

 
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