C'è un'arte nel governare la polis, la chiamiamo politica. Un'arte di antica Bellezza, di Sapienza antica che parla del mio Bene e del tuo e di quello di tutti, il Bene comune. E dello stare insieme come avevi pensato Tu, in aiuto l'uno all'altro. Oggi si chiama prossimità e solidarietà ed è fatta di attenzione ai problemi per risolverli, unendo forze e capacità, nell'unità delle differenze. Arte, la politica, che coltiva abilità e talenti, che impegna risorse e inventa soluzioni, non in coalizione ma in comunione, di intenti e di risorse, a formare comunità, palestre ove il tuo coraggio allena e sostiene la mia debolezza, il tuo talento ravviva la mia banalità, i miei e i tuoi beni si incontrano in progetti di giustizia. Tu li hai destinati a tutti, i beni, ma hai assegnato a qualcuno, misteriosamente, il compito di distribuirli: responsabilità personale nel rispettare la dignità e il bisogno di ciascuno. E al centro, l'Uomo, l'uomo e la donna protesi a realizzare il Tuo progetto, due in uno nella reciprocità dell'amore, fondamento del presente e garanzia del futuro, nella fecondità e nella operosità, la famiglia e il lavoro, custodi e rinnovatori del Creato. Organizzati per varietà di capacità e competenze, non sarebbe più fruttuoso, alleandosi "per" anzichè dividendosi "contro"? Che senso ha voler primeggiare, pretendere una superiorità di parte nel progettare e costruire la città terrena quando cooperare potrebbe garantire migliori risultati, tra cui una convivenza pacifica? In fondo, nello sgretolarsi e dissolversi della grandezza di Roma, chi ha offerto un esempio alternativo di stabilità e sicurezza se non i monaci che fecero delle loro abbazie il perno della sia pur lenta rinascita, nell'autonomia della sussistenza e nella progettazione culturale? Già, ma nel loro motto "ora et labora" c'era quella novità: "ora, prega!". Tentati e ammaliati e soggiogati dal fascino di Mammona gli uomini di oggi hanno "globalizzato" pensieri e azioni, sogni e progetti dimenticando "ora!": non rivolgono più a Te gli occhi e non guardano più con i Tuoi occhi. Ma, dicono, sono liberi !Siamo a poche ore da questa nuova prova: riparare le brecce di questa nostra città! Ti saluto, mio blog, che mi hai aiutato a pensare in tutti questi mesi...ho fatto chiarezza nella mente ma il cuore...Sono forse inutili vagheggiamenti ideali: ma chr cos'è reale? E ti saluto ancora con le parole di s. Agostino: " Tu ci hai fatti per Te e il nostro cuore non ha pace finchè non riposa in Te!"
...Inquietum est cor meum!
C'è un'arte nel governare la polis, la chiamiamo politica. Un'arte di antica Bellezza, di Sapienza antica che parla del mio Bene e del tuo e di quello di tutti, il Bene comune. E dello stare insieme come avevi pensato Tu, in aiuto l'uno all'altro. Oggi si chiama prossimità e solidarietà ed è fatta di attenzione ai problemi per risolverli, unendo forze e capacità, nell'unità delle differenze. Arte, la politica, che coltiva abilità e talenti, che impegna risorse e inventa soluzioni, non in coalizione ma in comunione, di intenti e di risorse, a formare comunità, palestre ove il tuo coraggio allena e sostiene la mia debolezza, il tuo talento ravviva la mia banalità, i miei e i tuoi beni si incontrano in progetti di giustizia. Tu li hai destinati a tutti, i beni, ma hai assegnato a qualcuno, misteriosamente, il compito di distribuirli: responsabilità personale nel rispettare la dignità e il bisogno di ciascuno. E al centro, l'Uomo, l'uomo e la donna protesi a realizzare il Tuo progetto, due in uno nella reciprocità dell'amore, fondamento del presente e garanzia del futuro, nella fecondità e nella operosità, la famiglia e il lavoro, custodi e rinnovatori del Creato. Organizzati per varietà di capacità e competenze, non sarebbe più fruttuoso, alleandosi "per" anzichè dividendosi "contro"? Che senso ha voler primeggiare, pretendere una superiorità di parte nel progettare e costruire la città terrena quando cooperare potrebbe garantire migliori risultati, tra cui una convivenza pacifica? In fondo, nello sgretolarsi e dissolversi della grandezza di Roma, chi ha offerto un esempio alternativo di stabilità e sicurezza se non i monaci che fecero delle loro abbazie il perno della sia pur lenta rinascita, nell'autonomia della sussistenza e nella progettazione culturale? Già, ma nel loro motto "ora et labora" c'era quella novità: "ora, prega!". Tentati e ammaliati e soggiogati dal fascino di Mammona gli uomini di oggi hanno "globalizzato" pensieri e azioni, sogni e progetti dimenticando "ora!": non rivolgono più a Te gli occhi e non guardano più con i Tuoi occhi. Ma, dicono, sono liberi !Siamo a poche ore da questa nuova prova: riparare le brecce di questa nostra città! Ti saluto, mio blog, che mi hai aiutato a pensare in tutti questi mesi...ho fatto chiarezza nella mente ma il cuore...Sono forse inutili vagheggiamenti ideali: ma chr cos'è reale? E ti saluto ancora con le parole di s. Agostino: " Tu ci hai fatti per Te e il nostro cuore non ha pace finchè non riposa in Te!"