My Dreams

Il vagabondaggio delle masse (gassose).


Ma dove vanno le nuvole? Me lo chiedo spesso, quando dalla finestra osservo il vento che se le porta lontano.Ballano quiete nel mare del tempo e dello spazio, nell’oceano del cielo che cambia colore, e si arrampicano verso cieli diversi, che il nostro occhio non arriva a vedere. Sto imbambolata con il collo proteso, i capelli ondeggiano liberi e le palpebre sbattono il meno che possono, e la mia testa? La mia testa viaggia, raggiunge i posti delle nuvole e io non la trovo più, la cerco disperata ma ormai è tardi, ormai è andata. A volte vagabondano piano, a volte hanno una tale fretta che quasi fatichi a seguirle.Mi piace pensare che ad un certo punto, quando sembra che siano svanite, sono in realtà andate nei luoghi dove nessuno vuole andare.Che so, un iperuranio dei ricordi amari, un pozzo degli affetti scaduti, un magazzino delle illusioni svanite, una caverna dei sogni infranti, di “non si può fare, non si può avere.” E se le nuvole fossero semplicemente cumuli di tutto questo? Non mi meraviglio che la pioggia sia così acida, a tal punto da corrodere le statue di pietra e le carrozzerie delle auto, piano nel tempo. C’è il cimitero delle nuvole che raccolgono i rimpianti e i rimorsi delle persone, i quali galleggiano in aria e si ammucchiano e poi ci ricadono addosso e poi evaporano e poi ripiove di nuovo. E adesso domandatevi se esiste anche una sola persona al mondo che ha voglia di entrare in un cimitero, che quando ci passa accanto non si limita semplicemente a disegnarsi un segno della croce addosso e a girare velocemente la faccia verso l’altra parte, con espressione contrita e scadente. Non amiamo i luoghi che ci ricordano che qualcosa finisce, e non amiamo le nuvole nere ed elettriche perché in fondo sappiamo che non è solo una tempesta esteriore quella che si abbatterà contro le nostre finestre, sui nostri vestiti stesi ad asciugare, dimenticati. E non ci vanno bene neanche le nuvole bianche, quelle spumose e allegre, perché disegnano nel cielo figure archetipiche e quando proviamo a mostrare quello che vediamo, non ci crede nessuno. È la storia della nostra vita.Le nuvole ci raccontano, e se vanno via e noi non le seguiamo, è perché in fondo non sappiamo seguire neanche noi stessi.Tratto da "over Black Holes" di Alessandra Silva.