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I "coniugi", uno di Sapporto e l'altro di Tokyo, si erano "sposati" in un gioco web
Poi hanno litigato, lui ha chiesto il divorzio e lei (sempre sul web) lo ha assassinato
Giappone, uccide il marito virtuale. Ma finisce in carcere davvero
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Il reato è omicidio: una donna di 43 anni avrebbe eliminato il marito di 33. L'altro giorno la polizia è andata a bussare alla sua porta e l'ha arrestata. Movente: la donna era furiosa perché l'uomo le aveva imposto il divorzio, senza dare spiegazioni, dopo una lunga relazione. Cose che succedono, ma che in questo caso stabiliscono un precedente: perché il delitto è accaduto nel mondo virtuale, mentre l'arresto è avvenuto in quello della realtà.
E' successo in Giappone, secondo quanto riferisce stamane la stampa britannica, ed ecco com'è andata (i nomi non sono stati resi noti per ragioni legale, secondo l'Indipendent di Londra). I due si erano conosciuti in un gioco su internet chiamato MapleStory, in cui i giocatori creano un personaggio, avviano relazioni, possono sposarsi e perfino fare sesso, digitalmente s'intende, ovvero in una realtà virtuale (il gioco ha 50 milioni di giocatori in tutto il mondo, 9 milioni soltanto in Giappone). Il lui e la lei di questa storia, infatti, vivevano uno a Tokyo, l'altra a Sapporo, e non si sono mai incontrati faccia a faccia. Però si piacevano, o meglio si piacevano i personaggi da loro creati, tanto da sposarsi, sempre all'interno del gioco, e da avere rapporti quotidiani (sessuali e no).
Finché a un certo punto lui si è stufato e, con un'opzione prevista dal gioco, ha divorziato. Lei non l'ha presa bene. E poiché precedentemente aveva ottenuto, attraverso il gioco, il nome e la password di lui, ha messo in atto la sua vendetta: uccidendo, ovvero cancellando da Maplestory, il personaggio laboriosamente creato da lui. Lui ha protestato con gli amministratori del gioco e poi con la polizia, che ha considerato il caso alla stregua di un attacco illegale di hacker a un sito: un crimine via computer, per il quale in Giappone esiste una pena massima di cinque anni di carcere e circa 4000 euro di multa. Così gli agenti hanno identificato la donna e sono andati a casa sua ad arrestarla.
Secondo gli esperti si tratta del primo caso al mondo in cui un reato compiuto durante una relazione di "role playing" (giochi di ruolo) su Internet viene punito con l'arresto nel mondo reale. I giornali inglesi in verità ne citano un altro, anch'esso recente: un tribunale olandese ha condannato due adolescenti a 360 ore di lavoro sociale per avere picchiato, virtualmente, un compagno di classe e per avere rubato i suoi beni in un gioco su internet. "Questi bene virtuali sono pur sempre beni secondo la legge olandese, per cui si tratta di un furto", ha affermato il giudice. Le implicazioni delle due decisioni possono essere enormi. "Spero che la mia ex-moglie vada in prigione", ha detto il marito "assassinato" virtualmente. E intende una prigione reale, non digitale.
(27 ottobre 2008)
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