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Milan - Il Derby


Ancelotti: il derby... Il derby per giocarsi le residue speranze di scudetto, e forse uno spicchio di futuro personale. Contro José Mourinho e l'Inter, domani Carlo Ancelotti si mette in gioco. Tra le frecciatine di Adriano Galliani e la corte di Chelsea e Real Madrid, il tecnico rossonero vive una vigilia di simile a quella di sei anni fa, quando si presentò sulla graticola al derby che valeva una finale di Champions League. Tuttavia l'allenatore emiliano assicura che non sarà la sua ultima stracittadina sulla panchina rossonera. "Le pressioni le leggo sui giornali, ma non le sento. E poi nel 2003 non avevamo alle spalle le coppe che abbiamo oggi", ribatte. "Per quello che penso io ci sono zero possibilità di andare via, per quanto riguarda la società chiedete a loro", taglia corto. "Ho un anno e tre mesi per chiedere il rinnovo del contratto (scade a giugno 2010, ndr), non è questa la priorità ora" spiega. Ma per scacciare l'ombra di Leonardo o altri dal timone del Milan sembra serva altro. Ad esempio, uno scudetto vinto in rimonta. Ancelotti sa che l'obiettivo "passa inevitabilmente da questo derby". E confida di poterlo ancora conquistare, "perché la squadra ha trovato continuità di gioco". Rispetto all'andata, però, sarà una partita diversa. Innanzitutto per l'assenza di Kakà, che spinge a investire molto su Ronaldinho, tornato a Milanello carico fisicamente e psicologicamente dopo aver battuto l'Italia con il Brasile. Ma anche perché di fronte avrà un'Inter diversa, con otto punti di vantaggio e in campo senza ali. "Non ci sono favoriti in un derby, ma - osserva - noi dovremo giocare con intelligenza e, come all'andata, puntando sui loro difetti: sappiamo come metterli in difficoltà, dobbiamo solo farlo". Il Milan cede centimetri e chili nelle sfide fisiche e dovrà stare attento ai calci da fermo ma, sottolinea Ancelotti, "la coppia d'attacco Ronaldinho-Pato è efficace quanto quella composta da Ibrahimovic e Adriano". Al Meazza si assisterà dunque a una partita a scacchi tra i due tecnici, preceduta da un duello dialettico tutto da gustare. Se il portoghese non esclude un giorno di trasferirsi sulla panchina rossonera, Ancelotti è tassativo sull'ipotesi di un futuro interista. "L'ambizione di Mourinho di allenare una grande squadra mi sembra normale e legittima - sorride - ma io non posso più allenare l'Inter perché sarebbe andare contro la mia storia, che è bella e io ci tengo". E ancor più parco di complimenti è quando gli chiedono cosa abbia portato il tecnico di Setubal al calcio italiano: "Un contributo che non è visibile a tutti perché riguarda una diversa interpretazione dei programmi di allenamento e un diverso modo di lavorare". Figurarsi poi quando gli riferiscono che ad Appiano Gentile Mourinho si è detto preoccupato che Maldini, al suo ultimo derby, possa godere di un trattamento privilegiato. "Può stare tranquillo - allarga le braccia - perché Rosetti è il miglior arbitro in Europa". In attesa di dare la svolta alla stagione, Ancelotti deve prendere atto che non è cambiato il trend degli infortuni. Shevchenko si è fermato per un guaio muscolare. Borriello è finito sotto i ferri per togliere una cisti spuntata vicino alla cicatrice di un infortunio muscolare alla coscia e starà fermo almeno un altro mese. Ma è soprattutto la schiena di Alessandro Nesta a subire una ricaduta che rischia di metterne a rischio non solo la stagione, ma anche la carriera. Senza contare l'acciaccato Kakà e il convalescente Gattuso. Senza di loro il Milan ha sempre perso quest'anno. "Infatti - chiude il tecnico - li porteremo con noi a bordo campo..." .