Smisurata preghiera

To be or not to be (part II)


Se qualcuno di voi osa leggere queste righe senza esser passato per il post di sotto, farà la fine del re Claudio. Amleto ha un problema: non riesca ada agire. Il fantasma di suo padre gli ha rivelato la verità, suo zio è un lussurioso usurpatore, e Re Amleto vuole vendetta. Ma il Principe Amleto non ci riesce, i pesi che egli porta sono più grandi di lui.E allora, perché non farla finita? Tanto, come dirà poi al teschio di Yorick, finiremo tutti lì, sotto terra, polvere. Che senso ha tutto questo? Che senso ha sopportare la vita?Amleto vuol dirci: perché vivere in-attivamente? Uomini, donne, vivete. La morte è un ostacolo? C'è timore di quello che c'è dopo? Sì, forse è vero, Amleto, gli uomino commettono un errore: allontanano dagli occhi la morte, non la guardano nel volto. Sì, sappiamo che abbiamo poco tempo e viviamo come se fossimo immortali, sappiamo che dobbiamo morire ma consideriamo l'aldilà come un luogo verso cui non siamo diretti. Timore? Timore di cosa? Di trapassare? A tal proposito, propongo un altro celebre passo, stavolta di Platone: Gli uomini, a causa della loro paura della morte, mentono anche sui cigni, e dicono che essi, lamentandosi della morte, cantano per (il) dolore, e non pensano che nessun uccello canta quando ha fame o ha freddo o prova qualche altra sofferenza, neppure lo stesso usignolo, né la rondine né l’upupa, che dicono che cantino lamentandosi per il dolore. Però a me sembra che né questi né i cigni cantino per il dolore, ma, poiché, credo, (questi ultimi) sono sacri ad Apollo, sono indovini, e cantano prevedendo i beni (che troveranno) nell’Ade e si rallegrano in quel giorno più che nel tempo precedente. E anch’io penso di essere compagno di servitù dei cigni e (di essere) sacro allo stesso dio e di avere non meno di loro, da parte del (mio) signore, l’arte divinatoria, e di non allontanarmi dalla vita con minor gioia di loro.Sì, la morte è nostra sorella, e noi la respingiamo come nostra nemica. Amleto ci da una grande lezione: essere o non essere, non chiediamo noi né l'uno né l'altro, si suol dire. E invece sì, dobbiamo scegliere di esistere, e dire "sì, siamo vivi". Proprio la morte dà senso alla vita: senza la morte, non ci sarebbe la vita. Diceva Eraclito: "Noi viviamo la loro morte, loro vivono la nostra". E' un ciclo, come dice anche Archiloco "questo phythmos governa i mortali".Infatti noi non abbiamo poco tempo, ne perdiamo molto (Seneca). Impariamo ad essere.