Smisurata preghiera

Praga "magica"


"E dunque: alla malora gli aruspici e le puttanesche sibille. Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. [...] Vi porterò i miei nipoti, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza" (A. M. Ripellino, Praga magica, Einaudi , 1973, pg. 350)Ripellino aveva ragione. Praga ti colpisce. Non si possono percorrere la sue vie senza provare qualcosa. Come definirlo? Un sentimento di malinconia, di dignitosa signorilità, di una storia mai finita. Nemmeno colla Montagna Bianca. Praga è come Cenerentola. Che le matrigne la facciano sgobbare, Jan è stata la sua scarpa di cristallo, presto arriverà un principe. Che la salverà. Le farà ritrovare l'identità che Praga ha avuto senza averla. La sua identità panottica. Vorrei essere un filo d'aria di quel vento che scompiglia i capelli dei praghesi e non, che va a trovare quotidianamente S. Venceslao, che si aggira per i vicoli di Malà Strana, che si incunea fra le guglie di S. Vito. O un fiocco di quella neve che si adagia sul ghetto ebraico, sulla tomba di Franz Kafka, che onora il martirio sacrificale di Jan Palach. O una stella, per godere delle notti su Ponte Carlo, o su Piazza della Città Vecchia.Praga mia, io ho sentito quello che avevi da dirmi. Il tuo era il lamento di una città colpita, ma non a morte. Amata da tutti, ma sposa di nessuno. Nessuno di toglierà la tua fierezza, la tua aria birrosa, il tuo essere dignitosa e turlupinesca. La tua identità ambigua e signorile. Nessuno mai cancellerà le parole di Kafka o Hasek. Nessuno dimenticherà il Golem, Faust, Rodolfo II, Rabbi Low, Brahe.Na shledanou, Praha.