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Un blog creato da Virplatonicus il 19/06/2006

Smisurata preghiera

Vita di un aspirante filosofo, disputazioni e dialoghi, alla ricerca costante di verità e virtù, viaggiando in direzione ostinata e contraria

 
 

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What a dream I had
Pressed in organdy
Clothed in crinoline
Of smoky burgundy
Softer than the rain

I wandered empty streets
Down past the shop displays
I heard cathedral bells
Tripping down the alleyways
As I walked on

And when you ran to me
Your cheeks flushed with the night
We walked on frosted fields
Of juniper and lamplight
I held your hand

And when I woke
And felt you warm and near
I kissed your honey hair
With my grateful tears
Oh I love you girl
Oh I love you

Simon & Garfunkel

 

 

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Praga "magica"

Post n°129 pubblicato il 22 Marzo 2009 da Virplatonicus

"E dunque: alla malora gli aruspici e le puttanesche sibille. Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. [...] Vi porterò i miei nipoti, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza" (A. M. Ripellino, Praga magica, Einaudi , 1973, pg. 350)

Ripellino aveva ragione. Praga ti colpisce. Non si possono percorrere la sue vie senza provare qualcosa. Come definirlo? Un sentimento di malinconia, di dignitosa signorilità, di una storia mai finita. Nemmeno colla Montagna Bianca. Praga è come Cenerentola. Che le matrigne la facciano sgobbare, Jan è stata la sua scarpa di cristallo, presto arriverà un principe. Che la salverà. Le farà ritrovare l'identità che Praga ha avuto senza averla. La sua identità panottica.
Vorrei essere un filo d'aria di quel vento che scompiglia i capelli dei praghesi e non, che va a trovare quotidianamente S. Venceslao, che si aggira per i vicoli di Malà Strana, che si incunea fra le guglie di S. Vito. O un fiocco di quella neve che si adagia sul ghetto ebraico, sulla tomba di Franz Kafka, che onora il martirio sacrificale di Jan Palach. O una stella, per godere delle notti su Ponte Carlo, o su Piazza della Città Vecchia.

Praga mia, io ho sentito quello che avevi da dirmi. Il tuo era il lamento di una città colpita, ma non a morte. Amata da tutti, ma sposa di nessuno. Nessuno di toglierà la tua fierezza, la tua aria birrosa, il tuo essere dignitosa e turlupinesca. La tua identità ambigua e signorile. Nessuno mai cancellerà le parole di Kafka o Hasek. Nessuno dimenticherà il Golem, Faust, Rodolfo II, Rabbi Low, Brahe.

Na shledanou, Praha.

Commenti al Post:
reginaldodanese
reginaldodanese il 15/04/09 alle 18:35 via WEB
Praga è una nube di luce, un sogno magico, colori di primavera, profumo di felicità. Ci sono stato benissimo!
 
 
Virplatonicus
Virplatonicus il 15/04/09 alle 20:30 via WEB
mah, avrei da ridire sulla "nube di luce"... perché la sua vitalità non è evidente.... è fatta delle piccole cose...
 
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SMISURATA PREGHIERA (DA “ANIME SALVE”, 1996)

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie

Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere

Fabrizio Dé André

 

SHIVA

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PLATONE ED ARISTOTELE

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BUDDHA

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DORME, DORME PLACIDO SULLA COLLINA

“… E dov’è Jones, quel vecchio suonatore
che giocò con la vita per tutti i suoi novant’anni,
affrontando la tormenta a petto nudo,
bevendo e facendo chiasso,
senza mai un pensiero né a moglie, né a parenti,
non al denaro, non all'amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia ancora delle porcate di tanti anni fa
delle corse bel boschetto di Clary
di ciò che Abe Lincoln disse una volta a Springfield

(da “La Collina” di E.L. Masters)

 
 
 
 

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