Interno16

Sempre cara mi fu la mia Uno in folle


“Sempre cara mi fu la mia Uno in folle e questa discesa, che per tanta parte il passaggio esclude”.Queste targhe alterne mi hanno costretta non solo a vendere la Fiat Uno, mia fedele compagna d’avventure, ma anche a sottopormi al martirio del trasporto pubblico.Ora, con le normative europee che consentono la circolazione solo alle macchine conformi EURO 1, 2, 3 stella, non c’è speranza alcuna per chi come me possedeva una “Euro -1”. Inquinava talmente tanto che nemmeno era ascrivibile alla classe 0, proprio meno 1. Negativo. Arresto immediato varcata la soglia del centro storico.Pertanto ho dovuto affidarla a degli amici di famiglia che vivono fuori città. Abitando in centro, all’interno del quadrilatero di fuoco, l’unica soluzione per poter raggiungere i lontani lidi della city è l’autobus, la canoa nei giorni di pioggia.L’autobus, per chi non avesse aggiornato il dizionario, è quel mezzo di trasporto che passa quando non ti serve o passa quando hai appena deciso di fartela a piedi ed hai superato da pochi metri la fermata. Praticamente a Palermo usufruire del trasporto pubblico è paradossale.Intanto, è conveniente avere sempre un anticipo di almeno un’ora rispetto all’orario di un qualsiasi appuntamento, tanto da pensare che avresti fatto molto prima a piedi. E questo è ancor più vero ogni volta che hai da fare qualcosa di importantissimo e ovviamente sei in ritardo. Infatti, in quelle ciscostanze ci sarà uno sciopero di LSU che farà fare a quell’unico autobus che sei riuscito a prendere la circumnavigazione della città prima di portarti a destinazione.Viene da pensare che sia stato indetto proprio per te, frutto di un complotto internazionale. Bisogna batterli sul tempo.Poi, misterioso e degno di una puntata di Voyager è il potere esoterico della sigaretta. A patto che sia l’ultima, accendersi una sigaretta ha come conseguenza stravagante l’immediata comparsa all’orizzonte del Caronte di turno. Fai appena due tiri e … TRAC arriva l’autobus.Sempre per restare in tema d’occulto, vi farò una rivelazione: a Palermo esiste una sola linea “la 101”, tutte le altre sono linee fantasma.Molti dicono di averle viste, pochi di esserci saliti a bordo. Il 50% dei sopravvissuti alle interminabili attese sostiene addirittura di avere visto il 104 alla fermata del teatro massimo. Gli stessi però dichiarano anche di aver visto San Cristoforo alla guida.Sarebbe interessantissimo sottoporre alla lente di ingrandimento di qualche sociologo Danese o Svedese i soggetti che solitamente usano i mezzi pubblici. Infatti, su ogni autobus, oltre al conducente, è sempre presente una delegazione fissa di membri composta da almeno: un tascio munito di stereo a batterie che diffonde musica napoletana a 3000 decibel (i più evoluti utilizzano i telefonini tuttofare), uno scappato dal manicomio di via La Loggia ed un abitante di Fetoburgh, frazione di Puzzolandia.Per ragioni ignote, al conducente talvolta piace imprigioniare uno dei passeggeri.Bussola Dietro” che fungono da “Apriti Sesamo” in chiave folk-minatoria. Capita spesso che costui si dimentichi di aprire una delle porte del traghetto a ruote tanto da aizzare le anime più impazienti a invocare le parole magiche “Allora avremo: il tascio che dal fondo del veicolo urla BuSSola Dietro, l’abitante di Puzzolandia incastrato tra le ante e il matto che dà capocciate al cartello “non parlare al conducente” che da noi ha scopo puramente decorativo. Real tv.Perciò sappiate, voi stranieri, che le ante degli ingressi dell’autobus, non si chiamano né portelli, né porte : ma bussole… Detto fra noi… sono le uniche due parole che funzionano allo scopo. Se doveste dire: “Mi apre la porta per piacere?” potreste avere la sensazione che il conducente sia sordomuto per poi sentirsi dire minacciosamente: “Cosa È che vuole aperto? –attimo di pausa e sguardo torvo- Ah! La Bussola! Epperché non parla chiaro!”Una citazione la meritano pure i controllori, che sono più temuti di Satana. Tanto che la famosa barzelletta che racconta del ladro che sale su un autobus e urla “Fermi tutti questa è una rapina” e una signora risponde rincuorata “Ah, menomale, mi sembrava un controllore” non è una barzelletta.Palermo è questa, un flusso continuo di odi et amo. Fa ridere delle cose di cui bisognerebbe piangere.Vendere la mia Uno è stato come separarmi da un prolungamento di me stessa. Sono convinta che le automobili abbiano l’anima di chi le ha guidate. Niente bussole, né attese interminabili, qualche matto solo di passaggio, qualcuno no. Ricordo che una volta mia madre nella sua fretta sbadata mi chiuse proprio la testa nello sportello e per quello le chiesi i danni morali, cioè cinquantamilalire.Nessun cartello, ma liti su chi doveva stare seduto davanti e chi dietro. Qualche ripartenza a strappo per aver dimenticato accesa l’ autoradio a cassette, ma anche tante soddisfazioni con chi vantandosi di avere la macchina nuova rimaneva a piedi ed era costretto a lasciarsi trainare. E ancora, le urla di mio padre quando mi insegnava a guidare e suoi disperati “Rallenta” e ancora la sua mano sulla leva del freno.Separarsene è stato come separarsi da tutto questo.Che fare? Allora ? Mi voto a Santa Pazienza e rimirando l’orizzonte attendo con fiducia il mio autobus mentre… mi sovvien l’eterno.