Interno16

Quoque tu, Tiziano Ferro


“Pulchre convenit improbis cinaedis,Mamurrae pathicoque Caesarique.nec mirum:maculae pares utrisque,urbana altera et illa Formiana,impressae resident nec eluentur:morbosi pariter, gemelli utrique,uno in lecticulo erudituli ambo,non hic quam ille magis vorax adulter, rivales socii puellularum.pulchre convenit improbis cinaedis“Perfetto accordo tra sfrontati finocchi,Mamurra rottinculo e Cesare.Si sa: eguale sozzura entrambi,quello formiana, questo cittadina,che niente potrà mai detergere:depravati ugualmente, veri gemelli, due in un sol letto a mutua erudizione,l’uno più dell’altro adulteri voraci, in sodalizio rivali alle ragazze.Perfetto accordo tra sfrontati finocchi”.  Questo è quello che diceva Plutarco nelle “Vite Parallele” , se non ci credete consultate il capitolo 59 su Antonio. Che Giulio Cesare non fosse proprio un uomo ligio alla monogamia lo sappiamo tutti, un vero sciupafemmine a oltranza. Tre mogli e una moltitudine di amanti nel suo curriculum da qualificato playboy.Fin qui tutto bene. Ma quando, studiando Svetonio o lo stesso Plutarco, la professoressa di letteratura latina ci comunicò che oltre ad essere uno sciupafemmine era anche uno sciupamaschi, tutta la classe cadde in un attonito silenzio incredulo. Come se c’avesse comunicato la data precisa della fine del mondo.A ricreazione non si parlò d’altro, erano ancora tempi in cui rilasciare informazioni sulle proprie tendenze sessuali, non era previsto dal decalogo del perfetto showman, politico o cantante che fosse.“Come Giulio Cesare? Ma come è possibile? Ha combattuto valorosamente, ha conquistato la Gallia Cisalpina , Cleopatra! Ha fatto il quindici diciotto…”, “No dico, stiamo parlando di G i u l i o C e s a re!”Ebbene sì, a quanto pare oltre alle Gallie, conquistò tra una guerra ed un’altra Nicomede re di Bitinia, Mamurra e Sermento un giovine a quanto pare molto avvenente,così per citarne qualcuno. E come ogni buon adultero, Cesare, in quanto saggio stratega anche nelle questioni di talamo, sapeva bene che un dono è ingrado di sedare il dolore e la brama di giustizia coniugale, tanto che regalò a Servilia ,amante e madre di quell’infame di Bruto “tu quoque” (anche se le fonti lo riportano come il grande amore della sua vita ), una perla da seimila sesterzi , pari a 24mila Euro tenendo conto del mercato cinese.Niente di strano se non che stiamo parlando di qualche lustro prima del fatidico anno zero. Eppure a quanto pare a lui non importava granchè degli insulti e degli improperi, viveva sereno i suoi gusti sessuali.Giusto oggi ho appreso la notizia che Tiziano Ferro ha rivelato al mondo la sua omosessualità: il termine tecnico è fare outing, ma questi inglesismi mi lasciano perplessa. Piuttosto mi pare una contraddizione alla stessa coraggiosa rivelazione, come se utilizzando una parola meno chiara si mascheri la sostanza del significato.Dunque mi sono immaginata Giulio Cesare radunare le sue truppe e dal suo triclinio, tra Cicerone e Catilina, dire : “Miei Cari Quiriti, sono gay”. Cosa sarebbe accaduto? Chi lo sa… forse le sue memorie ce le ricorderemmo ancora? Un picco di vendite delle pergamene autografe? O forse…O forse Giulio caro, se avessi deciso di rimanere con Mamurra, sarebbe stato meglio. pubblicato anche su http://www.blogsicilia.it/altre-rubriche/quoque-tu-tiziano-ferro/