Rete

Yeats: Alta quota


                          
 Dopo una stasi di parecchi mesi, complice le vacanze ho ripreso in mano un libro e tanto per cambiare è un libro di guerra scritto da un aviatore inglese e riporta i suoi trascorsi agli albori della aviazione sul fronte francese nel 1918, scritto e pubblicato intorno al 1932 quindi parecchio dopo, quando ammalato di tubercolosi contratta per il suo servizio ad alta quota cercava i soldi per curarsi e garantire un futuro alla moglie e ai quattro figli. Il successo che il libro meritava arriva solo postumo, come spesso succede per scrittori non inseriti nei circoli letterari che contano e che quindi non possono godere di attenzioni da parte della critica.Yeats ricrea soprattutto attraverso il dialogo tra due ufficiali dell'aviazione inglese, le situazioni, le ansie, i problemi quotidiani, i momenti di noia e di spasso di due persone impegnate al fronte, in cui in ogni missione si conosce l'orario della partenza ma in cui il ritorno rimane legato a variabili non sempre sotto il controllo dell'uomo.La vita spartana condotta dai protagonisti, alloggiati in una baracca poi causa spostamenti del fronte in una tenda attrezzata, è l'ambiente in cui si svolgono le vicende di terra, impegnati in giochi e divertimenti per rilassarsi e dimenticare lo stress che le ricognizioni o i bombardamenti a bassa quota provocano in un aviatore sempre all'erta per proiettili che vengono sia dall'alto che dal basso.E' riprodotta bene quell'atmosfera di cameratismo e di attaccamento ai valori semplici della vita che si crea automaticamente tra persone che sanno che da un momento all'altro potrebbero non rivedersi più. Tom Cundall, il protagonista, un alter ego dell'autore, esprime attraverso la sua disillusione sui valori patriottici che molti suoi giovani colleghi esprimono, tutto il suo disgusto per una guerra comandata dall'alto da interessi  politici o economici da persone che per favorire la loro carriera sacrificano milioni di giovani vittime in base a concetti primitivi e basilari quali la difesa della propria patria, che alla fine non sono il vero motivo per cui i conflitti scoppiano, ma che sono una buona miccia per convincere giovani ingenui ad aderire ad una causa che spesso ha conseguenze letali sulla loro vita.Questo antimilitarismo di fondo che non impedisce a Cundall di fare regolarmente il suo dovere aleggia in molti dei suoi dialoghi con Williamson e dei suoi dialoghi immaginari con i colleghi defunti, Seddon ad esempio con cui si era realizzata una empatia che va al di là del fatto di vivere nella stessa baracca. La paura e l'angoscia spesso scacciata con sbronze colossali rivela il lato umano di piloti che si trovano a combattere con mezzi spesso inaffidabili quali erano i  Camel della Sopwith per cui nella virata a sinistra molti ufficiali inesperti finivano "in vite" schiantandosi al suolo, e missioni impossibili a bassa quota con contraaerea e nidi di mitragliatrici pronti a scaricare centinaia di pallottole e traccianti.Motori in avaria, atterraggi su terreni arati con conseguenti ribaltamenti sono scene che si ripetono in continuazione in questo libro, dandogli quel senso di azione, che ci porta avanti nella lettura e che si alternano a dialoghi in sala mense o alle uscite serali presso qualche centro abitato per abbordare qualche donzella francese attirata dall' aviateurs di turno.L'attaccamento alla vita di una persona sensibile quale Tom Cundall, spesso citando letture dei suoi libri preferiti risuona in ogni pagina di questo libro, che non è una opera di sola immaginazione ma ricrea perfettamente la vita di un aviatore inglese sul fronte occidentale alcuni mesi prima dell'offensiva degli alleati sulla Somme nell'inverno del  1918 che porrà fine a questa carneficina.