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Istat/ "L'Italia è preoccupata": una famiglia su cinque in difficoltà economicheMartedí 26.05.2009 10:59 (FONTE AFFARITALIANI.IT)E' un'Italia preoccupata quella che viene fuori dal Rapporto Istat quest'anno quasi completamente incentrato sugli effetti della recessione. Ben una famiglia su cinque, infatti, ha difficoltà economiche mentre il 6,3% non riesce addirittura ad arrivare a fine mese. E per la prima volta il numero dei disoccupati supera quello degli occupati. Boom di senza lavoro tra i 35 e i 54 anni: il capofamiglia di mezza età è infatti la nuova figura di disoccuptato creato da questa crisi. Sempre più numerosi i redditi a termine. Le imprese? Piccole e indebitate. Ma il made in Italy resiste.
DIFFICOLTA' ECONOMICHE - Una famiglia su cinque ha difficolta' economiche crescenti e il 6,3% addirittura non riesce ad arrivare a fine mese. Secondo l'Istituto di statistica, il 22% circa delle famiglie italiane e' vulnerabile mentre il 41,5% si puo' definire "agiato". Nel dettaglio, l'Istat spiega che del 22% di chi ha problemi circa 2 milioni e mezzo di famiglie (il 10,4%) segnalano difficolta' economiche piu' o meno gravi e risultano potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti vincoli di bilancio. Spesso non riescono a effettuare risparmi e nella maggioranza dei casi non hanno risorse per affrontare una spesa imprevista di 700 euro. Sono la Sicilia (20,1% e la Calabria 17,1% le regioni dove e' maggiore la frequenza di questo gruppo. Altri dieci milioni di famiglie (il 41,5% del totale) invece mostrano livelli inesistenti o minimi di disagio economico. Si tratta di famiglie con redditi alti e medio-alti, piu' diffuse nel Nord del Paese, in particolare residenti in Trentino-Alto Adige e in Valle D'Aosta.ALLARME LAVORO - Le condizioni del mercato del lavoro peggiorano a causa della crisi in atto. A dirlo e' il Rapporto annuale 2008 dell'Istat: per la prima volta dal 1995, la crescita degli occupati nel 2008 (183 mila unita' in piu' rispetto al 2007) e' stata inferiore a quella dei disoccupati (186 mila in piu'). In particolare la disoccupazione torna a crescere dopo quasi dieci anni, coinvolge in misura maggiore gli uomini e interessa soprattutto il Centro e il Nord-ovest, anche se il Mezzogiorno si conferma l'area con la maggiore concentrazione di disoccupati.IL 'NUOVO DISOCCUPATO'  - Il "nuovo" disoccupato e' un uomo di eta' compresa tra i 35 e i 54 anni, che ha perso un lavoro alle dipendenze nell'industria, risiede nel Centro-Nord, e' in possesso al piu' della licenza secondaria e spesso ha responsabilita' familiari. Il profilo e' delineato dal Rapporto annuale 2008 dell'Istat. L'Istituto sottolinea anche che lo scorso anno la perdita dell'ultimo lavoro riguarda in prevalenza gli individui in eta' adulta e in misura piu' rilevante la componente maschile. In termini assoluti interessa maggiormente il lavoro dipendente, ma ha colpito anche i lavoratori in proprio. Il principale motivo della perdita del lavoro e' la scadenza di un contratto a termine. La perdita del lavoro per licenziamento, tuttavia, registra nel 2008 un incremento del 32% e in due terzi dei casi riguarda gli uomini.UN MILIONE DI FAMIGLIE HA ENTRATE DA LAVORO A TERMINE -  Quasi un milione di famiglie, pari a circa 2,5 milioni di persone, ha redditi provenienti esclusivamente da occupazioni a termine e/o collaborazioni. Sul totale 838 mila famiglie con un solo occupato e 127 mila con due o piu' occupati.IMPRESE ITALIANE PICCOLE E INDEBITATE - Sono piccole, indebitate, con performance produttive inferiori alla media delle maggiori economie europee ma beneficiano di un basso costo del lavoro che consente di recuperare in termini di produttivita'. Il settore privato italiano dell'industria e dei servizi e' il terzo in Europa dopo Germania e Gran Bretagna per numero di addetti e il 47% dei lavoratori e' impiegato in micro-imprese confermando l'estrema frammentazione del tessuto produttivo italiano. Rispetto ai maggiori partner europei l'Italia e' relativamente piu' specializzata nella manifattura, nelle costruzioni e nei trasporti e comunicazioni.IL MADE IN ITALY LHA VINTO LA CRISI - La crisi ha colpito, e duro, il nostro sistema produttivo, ma proprio le caratteristiche strutturali dell'industria del 'made in Italy', possono indicare la via per uscire piu' velocemente dalla recessione: nel primo bimestre 2009 piu' di una impresa esportatrice su quattro (circa 6.500 aziende) ha registrato incrementi delle vendite all'estero, nonostante la crisi. Nel capitolo dedicato a "realta' produttive tra nuovi rischi e potenzialita'" si legge, infatti, che le imprese esportatrici "che tra il 2008 e il 2009 hanno modificato rapidamente l'orientamento geografico e le merceologie delle loro esportazioni, sono riuscite non solo a contenere l'impatto della crisi, ma anche ad aumentare le vendite all'estero". Quali sono i settori merceologici che hanno dato la 'marcia' in piu' a queste imprese? L'appartenenza ai comparti dell'alimentare, degli apparecchi medicali e degli altri mezzi di trasporto, sottolinea l'Istat, influisce positivamente sull'amento delle esportazioni; negativamente quella ai settori degli autoveicoli e del legno (escluso i mobili).