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Società/ Commercio sessuale e lavori forzati. 'Sono milioni nel mondo le bimbe sfruttate'Giovedí 11.06.2009 16:00 (Affaritaliani.it) 
 Sfruttate sessualmente o lavorativamente. Non ci sono nè giocattoli nè bambole per più di 100 milioni di bambine che invece ogni anno vengono usate nel lavoro minorile in tutto il mondo. Cinesi, giapponesi e africane. E con la crisi finanziaria globale potrebbero aumentarne il numero. Si stima che la metà di loro siano impiegate in mansioni pericolose o comunque rischiose e, di queste, circa 20 milioni abbiano meno di 12 anni. E anche se non si hanno numeri certi, sono sempre le bambine e le ragazzine a essere le più sfruttate nel giro del "commercio sessuale" minorile oppure obbligate a "lavori forzati" o sottopagati. E poi c'è l'invisibile esercito femminile del servizio domestico non retribuito. Sono questi i dati che emergono dal rapporto dell'Ilo (l'Organizzazione internazionale del lavoro) "Give girls a chance: tackling child labour, a key to the future", presentato oggi in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile che si celebra il 12 giugno. "Abbiamo visto alcuni progressi nella riduzione del lavoro minorile - ha detto il direttore generale dell'Ilo Juan Somavia -. Ma le scelte politiche dei governi e dei committenti, alla luce dell'attuale crisi economica, saranno un test per vedere chi proseguirà in questa lotta". 
 La maggior parte delle bambine e delle ragazzine lavorano in agricoltura (il 61% nella fascia d'età 5-14 anni), seguono il settore dei servizi e il lavoro domestico (il 30%, soprattutto nell'Africa sub-sahariana e in America Latina) e l'industria manifatturiera (9%). Ciò naturalmente incide sui tassi di frequenza scolastica, molto più bassi quando una minorenne è impegnata in un'attività economica. Anche il lavoro da casa, molto diffuso nelle ragazze per restare ad aiutare la madre, incide sull'istruzione. L'Ilo stima poi che la proporzione tra maschi e femmine che lavorano nelle miniere e nelle cave sia abbastanza simile (su un milione di bambini dai 5 anni in su e con i conseguenti problemi di salute tra cui il rischio di invalidità o di morte), mentre sui quasi due milioni di minori sfruttati sessualmente è certo che la maggior parte siano bambine e ragazzine che provengono dalle zone rurali, attirate con la promessa di un futuro migliore. Inoltre - prosegue il rapporto - è frequente che le femmine siano oggetto di negoziazione da parte dei parenti, che si indebitano per stipulare un contratto con un intermediario che le faccia lavorare. Di Floriana Rullo L'inchiesta/ Non giocano, non hanno le Winx. Loro devono sposarsi per forza. Ecco le storie delle spose bambine. Le immaginiAffariitaliani.itDi Benedetta Sangirardi
A loro non è concesso giocare, studiare, divertirsi. Bambine di 8, 9, massimo 10 anni. Bambine appunto. Con una differenza rispetto alle altre. Loro non hanno la Barbie o la Winx, e nemmeno Cicciobello. No. Loro devono sposarsi, per forza. Con uomini molto più grandi, di 30-40 anni, che le vogliono per forza. Desiderano togliere loro l'infanzia. Sono 60 milioni nel mondo le spose bambine. In Pakistan, Bangladesh, India, Africa, in Afghanistan. Ma anche in Brasile e in Cina.In India, secondo la legge, il matrimonio è vietato prima dei 18 anni. Nella realtà, in Stati come il Rajastan e l’Uttar Pradesh, secondo i dati dell’Unicef, la maggior parte si sposa sotto i 10 anni. Nel villaggio di Dadikar ki Dham, Sushila è stata sposata quando aveva appena 25 giorni con Yanaki, di 2 mesi. Sunam, invece, è bella, ha profondi occhi neri e capelli ricci.  Lui si chiama Nieem, la pelle olivastra e un taglio corto da marine.  Dal 14 agosto del 2007 sono ufficialmente fidanzati e vivono insieme, per fare regolari “prove tecniche di matrimonio”. Sunam ha tre anni, Nieem ne ha sette. Succede a Kabul, Afghanistan. La piccola è stata concessa dal padre Parvez al figlio di sua sorella Fahima, disperata per quello scapolo di sette anni che ancora non era promesso a nessuna e desiderosa di avere in casa una femminuccia, anche se in veste di baby-nuora. I due vivranno insieme fino all’adolescenza di lei, quando, per forza, saranno marito e moglie.LA FUGA O IL SUICIDIO - Le ragazzine a volte scappano e poi riescono a sposare il ragazzo dei sogni. A volte si suicidano. Il fenomeno è enorme. Succede poi, come riportano le cronache recentissime, di spose ribelli sepolte vive in Pakistan. Ma purtroppo il più delle volte chinano la testa e dicono il loro "sì". In molti di questi paesi, come l'India il matrimonio è merce di scambio, un’alleanza, tanto che le nozze possono evitare una faida tra due famiglie, sposare una donna ancora bambina significa preservarla integra, lasciare intatta tutta la sua forza vitale, la sua purezza creatrice. Questo è quello che si vuole far credere. Preservare l'integrità. In realtà la maggior parte delle storie parla di violIL MATRIMONIO E LA PRIMA MESTRUAZIONE -Dopo la cerimonia, le spose bambine dovrebbero tornare nella casa dei genitori fino alla prima mestruazione. I genitori che hanno fretta di disfarsi di loro le consegnano subito alla famiglia dello sposo. Ed è in questo momento che inizia l'inferno. Che la loro infaniza-adolescenza si trasforma in un incubo. Devo stare al servizio dei mariti, perché quello è il ruolo che la vita ha riservato loro. IL DRAMMA DELLE VEDOVE BAMBINE- C'è un'altra piaga, come se non bastasse. Quando le spose bambine diventano vedove. Restano completamente emarginate. Le vedove bambine sono circa 40 milioni. Rimangono sole, senza poter tornare dalla famiglia. Secondo la cultura indù, la donna sposata appartiene per metà a suo marito. Morto il marito, la società non sa più cosa farsene di una donna a metà. Vedove che hanno dai 10 ai 15 anni. Circa il 90 per cento di loro gira l’angolo e diventa prostituta: quasi ovvio, per chi vive già sulla strada. Altre (ma sono la minoranza) vivono chiedendo l'elemosina pregando davanti ai templi indù.Questa è la storia delle spose-bambine, unite in matrimonio per scelta della famiglia, per soldi o per motivi di discendenza con uomini. Una storia che è stata rappresentata in modo esemplare nella immagine di Stephanie Sinclair, nominata dall’Unicef Foto dell’anno 2007. Questa foto ha vinto, come ha vinto Nojoud. Si è ripresa la libertà, il suo diritto più grande. Forza bambine, fuggite e denunciate. Il mondo vi aspetta.Pakistan/ Donne sfigurate con l'acido. A colpire sono mariti rivali o uomini rifiutati. L'inchiesta di Affaritaliani.it  AffariitalianiDi Floriana Rullo 
E' terribile anche soltanto immaginarlo: troppo crudele, una tortura che lascia un marchio d' orrore, nella carne e nell' anima. Una tecnica che in Pakistan è però diffusa a macchia d'olio. Donne che vengono sfigurate dall' acido, vittime di una pratica crudele ma ricorrente. A colpire sono uomini rifiutati, mariti imposti o anche donne rivali. Vittime involontarie di un'idea perversa: quella della superiorità dell'uomo sulla donna. O ancora perseguitate da donne gelose che pur di eliminarle dalla concorrenza le distruggono con l'acido. DONNE SFIGURATE- Quando è la tua faccia che viene deturpata è come se la vita stessa in quel momento fosse cancellata per sempre, negata. I volti delle donne si presentano corrosi sia dalla rabbia che dal veleno. Storie di ordinaria follia direbbe Joel Schumacher. Come quella di Saira Liaqat aveva solo 16 anni quando il marito ha deciso di scioglierne la bellezza nell'acido. Punita dal suo sposo solo perché la sua dote non era adeguata. O quella di Mumtaz Bibi che si era opposta alla vendita delle tre figlie mettendosi contro il marito. Naseera invece era bella, forse troppo. Così un pretendente a cui ha detto di no ha deciso che doveva pagare quell'affronto. Viso, collo e torace completamente ustionati. Saima Siddique aveva solo quattro anni: acidificata da una zia invidiosa. Poi c'è Shamin Akhtar che ha respinto la corte di quattro ragazzi: prima l'hanno violentata, poi l'hanno sfigurata con l'acido. LE STORIE- Sabra è pakistana, ed è una delle tante 15enni vittime di un matrimonio combinato tra uomini come un "affare di famiglia". Aveva un solo problema: era troppo bella. Per questo il marito l'ha " acidificata". Perché era sua. E nessuno la doveva più guardare. Nasreen ha 24 anni e fino ad oggi ha subito 18 interventi che le consentono di sorridere ancora ma non hanno potuto impedire all'acido di portarle per sempre via quegli occhi verdi e perfetti  che aveva un tempo. Così non vede più.Kuldeep aveva 16 anni quando il marito, rientrato a casa ubriaco e con voglia di farle provare qualcosa di nuovo rispetto alle solite botte di ogni giorno l'ha colpita con l'acido. Oggi non parla e non sente.  Storie vere, di questi anni, avvenute in Pakistan, in India, in Afghanistan. Una mappa geografica degli orrori dove certe barbarie sono agghiaccianti e incomprensibili.
L'ASSOCIAZIONE SMILEAGAIN- Per loro si batte Smileagain, un'associazione che aiuta le donne sfigurate a reintegrarsi nel tessuto sociale attraverso il supporto psicologico e una serie di servizi medici.La chirurgia plastica può aiutare a recuperare i tratti di un tempo. Ma purtroppo ancora non fa miracoli. E soprattutto non può cancellare il dolore e la rabbia per una violenza senza scuse."Le motivazioni per questi gesti sono le più svariate"- raccontano dall'associazione di SmileAgain- "E' un atto barbarico a cui le giovani vengono sottoposte. La polizia si rifiuta di intervenire e il più delle volte i reati restano impuniti perché lo Stato protegge gli aggressori. Le donne colpite sono spesso abbandonate dalla propria famiglia ed emarginate dalla comunità d'origine"."La nostra associazione - continua Clarice Felli, presidente di Smile Again - da sette anni si batte affinché la legge venga fatta rispettare. In Pakistan esiste una legge contro la violenza. Ma questa non prevede però una pena per chi utilizza l'acidificazione". Così l'associazione si fa carico delle operazioni delle ragazze colpite dal vetriolo. Con tanto di riabilitazione. L'anno scorso ad esempio, grazie ad un finanziamento da parte della provincia dell'Aquila alcune giovani hanno frequentato un corso di estetica ed attualmente lavorano nei centri di bellezza. " E ora"- conclude la presidente "le donne hanno sempre meno paura di denunciare le violenze subite". Una piccola goccia nell'oceano. LA STORIA D NOJOUD - Poi per fortuna c'è il caso, che ha commosso il mondo intero, della sposa bambina che è riuscita ad ottenere il divorzio nello Yemen. Una storia che fa sperare. Nojoud ha 8 anni. E' stata fotografata sorridente mentre mangia una fetta di torta al cioccolato e stringe un grosso orso di peluche rosso. Festeggia, nenanche a dirlo, il suo divorzio (concesso dal tribunale) dal marito di 22 anni più grande di lei. enze, abusi sessuali, botte e schiavitù da parte dei mariti.Nojoud Muhammed Nasser è la prima sposa bambina a chiedere il divorzio. Ha vinto e ha festeggiato la sua libertà. Ma ha avuto un coraggio che quasi nessuna delle bambine riesce ad avere. E' riuscita a fuggire dalla casa dello sposo per presentarsi in tribunale. Ha denunciato il padre, che l’ha costretta a sposarsi, e il marito che l’ha picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali.