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OGNI ANNO 8 MILA NON ACCOMPAGNATI: 1.000 VITTIME TRATTA.(DIRE - notiziario Minori) Roma, 25 giu. - Il fenomeno della tratta e' il secondo business illecito globale dopo il narcotraffico: il volume di affari e' pari a circa 32 miliardi di dollari l'anno e coinvolge 2,7 milioni di persone come vittime, di cui l'80% e' costituito da donne e bambini. Questo e' quanto emerge dal convegno "La tratta dei minori: il mercato dei bambini", organizzato dall'associazione "Legale nel sociale" e in corso a Roma. Secondo i dati forniti dall'associazione di avvocati, in Italia sono circa 8 mila i minori stranieri non accompagnati che ogni anno entrano in contatto con il sistema di protezione previsto dalla legge. Tra il marzo 2000 e il maggio 2007, quasi 55 mila persone hanno ricevuto assistenza come vittime di tratta. Nello stesso periodo di riferimento sono stati realizzati circa 15 mila programmi di sostegno, di cui circa 1000 dedicati ai minori di 18 anni."In Italia, luogo di transito e destinazione- spiega Marco Carlizzi, presidente dell'associazione Legale nel sociale- la tratta e' strettamente legata allo sfruttamento sessuale anche se negli ultimi 10 anni si sono aggiunte altre forme di sfruttamento e abuso come l'accattonaggio, il lavoro forzato, le attivita' illegali e l'espianto di organi. I minori vittime di tratta che hanno un'eta' media tra i 16 e i 18 anni provengono principalmente dai paesi dell'ex Unione Sovietica, dalla regione Balcanica (per l'Italia principalmente Bosnia-Erzegovina, Albania, Kosovo), dall'Africa, da alcuni paesi dell'Asia come Cina e Filippine e dal Sud America, principalmente dal Brasile e dalla Repubblica dominicana.LA EX BAMBINA SOLDATO: 'IO SALVA DOPO STUPRI E VIOLENZE'IL RACCONTO DI GRACE AL CAMPIDOGLIO DAVANTI A FRATTINI E ALEMANNO.(DIRE - notiziario Minori) Roma, 25 giu. - Grace pensava di essere una bambina fortunata: dopo la scuola elementare i suoi genitori l'avevano mandata al college, nel nord dell'Uganda, il suo paese. Un privilegio, visto che la maggior parte delle ragazzine ugandesi resta a casa e non ha accesso all'istruzione superiore. Ma quella che doveva essere la relizzazione di un sogno per Grace Akallo si e' presto trasformato in un incubo. Il 9 ottobre 1996 e' stata catturata dalla Lord's Resistance Army che ne ha fatto una bambina soldato. Il racconto di Grace, insieme a quello di Kon Kelei (sudanese, ex bambino soldato) e' riecheggiato lo scorso 23 giugno in Campidoglio in occasione dell'incontro internazionale 'Bambini e giovani colpiti dai conflitti armati' promosso dal ministero degli Esteri in collaborazione con Onu, Unicef e Save the Children. Presenti il ministro degli Esteri Franco Frattini e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.Delle 138 ragazzine rapite insieme a Grace nel 1996 109 si sono salvate quasi subito: sono state riconsegnate alla suora che le seguiva al college. Per lei non c'e' stato scampo: per mesi ha subito violenze e stupri. "Prima d'allora, dice, non avevo mai conosciuto un uomo". Poi, nell'aprile del 1997, a Grace si e' aperta la via di fuga. È riuscita a scappare, a tornare alla sua famiglia e, successivamente, al college. "Ma- dice- non riuscivo a dimenticare le altre ragazze rimaste con la milizia". Di qui la fondazione, lo scorso novembre, di un network di ex bimbi soldato per "aiutare" chi cade nella rete di adulti senza pieta'.UNIONE PEDIATRI ADERISCE A 'GIÙ LE MANI DAI BAMBINI'L'INGRESSO DELL'UNP PORTA A 230 I MEMBRI DEL COMITATO.(DIRE - notiziario Minori) Roma, 25 giu. - L'Unione nazionale pediatri (Unp), sindacato per medici pediatrici con sede a Roma, ha aderito alla campagna "Giu' le Mani dai Bambini"(www.giulemanidaibambini.org), promossa dall'omonimo comitato, iniziativa di farmacovigilanza in eta' pediatrica che punta alla prevenzione degli abusi nella somministrazione di psicofarmaci ai bambini. L'ingresso dell'Unp porta cosi' a 230 il numero di membri della compagine associativa del Comitato, e si aggiunge ad altri sindacati, universita', Asl, ordini provinciali dei Medici, associazioni genitoriali e di promozione sociale."L'adesione dell'Unp a Giu' le mani dai bambini e' il risultato dell'incontro di due realta' che si prefiggono lo stesso obiettivo, ovvero la tutela del benessere psicofisico del bambino- sottolinea la presidente Unp, Teresa Mazzone- l'Unp, in quanto sindacato di pediatri, e' sicuramente un osservatorio privilegiato del mondo dell'infanzia, ed ha il dovere morale e deontologico di tutelarlo in tutte le sue sfaccettature".In merito alla cosiddetta Adhd, la "controversa" Sindrome da iperattivita', per curare la quale- sottolinea Giu' le mani dai bambini- si ricorre sempre piu' spesso all'uso di sostanze psicostimolanti dagli effetti collaterali potenzialmente pericolosi, l'opinione della Mazzone e' che "l'iperattivita' va intesa come 'sintomo e spia di un disagio piu' profondo, che non si risolve certo medicalizzando con psicofarmaci il bambino, ma offrendo ascolto, aiuto e sostegno alla famiglia tutta, coinvolgendola in un percorso piu' lungo, complesso e difficile, ma sicuramente piu' efficace per tutti".INFANZIA, STUDI INCOMPLETI: "COSÌ SOLO EQUIVOCI"L'ANALISI DEL CENTRO NAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE.(DIRE - notiziario Minori) Roma, 25 giu. - Le ricerche 'Made in Italy' sull'infanzia fatte fino ad oggi non sono in grado di dare un quadro esaustivo e completo della condizione di benessere dei bambini del nostro Paese, ma sono una rappresentazione a macchia di leopardo della realta' con aspetti studiati approfonditamente e altri tralasciati e avvolti dall'ombra. È quanto emerge dal report "Bambini in Italia", curato da Valerio Belotti, coordinatore scientifico del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza e presentato a Roma in occasione delle Giornate della ricerca sociale. Un'iniziativa promossa dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Una visione frammentata e a volte eccessivamente concentrata su singoli aspetti, spiega il documento, puo' portare a 'equivoci eclatanti' come nel caso dei bambini scomparsi, "erroneamente riconducibili alle statistiche amministrative desunte dalle denunce alle forze dell'ordine, ma che ben poco sono in relazione con il fenomeno", oppure come nel caso dei bambini in difficolta' con la propria famiglia presi in carico dai servizi sociali "desunti dai provvedimenti censiti dalle statistiche giudiziarie che, in alcuni casi, presentano alcuni problemi di attendibilita'".La scarsita' di informazioni e dati complessivi e' un ostacolo, spiega il report, per l'individuazione di politiche di welfare adeguate. "Si sa poco - si legge nel documento - della vita quotidiana dei bambini: dei loro desideri, delle loro aspettative, delle loro esperienze di partecipazione sociale, associativa, ludica e formativa. Anche se alcune indagini nazionali ora svolte dall'Istat tendono a recuperare il ritardo prodotto". Al contrario degli adulti, dove le ricerche riescono ad inquadrare meglio la situazione riguardo al benessere, l'attenzione frammentata verso l'infanzia si spiega in primo luogo con la mancanza di modalita' di ricerca universalmente condivise, ma anche a causa dello scarso interesse verso certi ambiti della societa'. "Le scelte attuate nel campo delle ricerche- spiega il documentorispecchiano i rapporti di forza all'interno delle varie componenti della societa' per i quali sono poco rilevanti o invisibili le questioni attinenti ai gruppi di soggetti sociali marginali, siano essi i bambini, gli immigrati, i disabili o i giovani. A meno che non diventino delle emergenze".Nonostante tutto esistono in Italia alcune regioni dotate, dal punto di vista di sistemi di informazione statistica "sviluppati in relazione alle nuove competenze nel campo sociale e sociosanitario riconosciute alle amministrazioni regionali con la riforma del titolo V della Costituzione". È il caso della regione Toscana che, seppur ancora in divenire, dispone di un sistema informativo statistico sull'infanzia, e della regione del Veneto che grazie all'Osservatorio regionale per la famiglia e le nuove generazioni, riesce a raccogliere dati su diversi aspetti della vita dei bambini nel Veneto, come i servizi socioeducativi, le scuole dell'infanzia, i consultori familiari, le adozioni, gli affidamenti familiari e gli inserimenti in comunita'. A livello territoriale, pero', sono piu' le zone d'ombra che le buone pratiche. Per tale motivo e' ancora difficile oggi produrre un quadro completo sulla condizione dei bambini in Italia.ANFAA: AIUTI AI GENITORI CHE ADOTTANO BIMBI DISABILI.(DIRE - notiziario Minori) Roma, 25 giu. - Piu' risorse economiche per i genitori che adottano bambini disabili o ragazzini sopra i 12 anni, nonche' un impegno del governo a renderle "effettive" e non legate ai bilanci degli enti locali. A lanciare questo sos e' stata l'Anfaa. La presidente dell'Associazione famiglie adottive e affidatarie Donata Nova Micucci, infatti, ha scritto direttamente a Carlo Giovanardi, sottosegretario di Stato con delega alle Politiche per la famiglia. L'oggetto della lettera? Sollevare "un problema delicato come quello dei mancati contributi alle famiglie che hanno adottato o adottano quei bambini che, a causa delle loro condizioni personali, a fatica riescono a trovare dei genitori che li accolgano" nella propria casa. In Italia "l'anagrafe dei minori dichiarati adottabili ma che non hanno ancora trovato una famiglia - che sono circa il 20% - non e' ancora attiva", ha spiegato il presidente dell'Anfaa.Se il decreto di ripartizione del Fondo per le politiche della famiglia del 3 febbraio 2009 ha stanziato 25 milioni di euro per il sostegno istituzionale alle adozioni internazionali, "non ha previsto nulla per l'aiuto economico alle famiglie che hanno adottato e adotteranno minori con piu' di 12 anni o bambini disabili", si legge nella lettera.E questo nonostante la legge 149/01 lo preveda, riservando allo Stato, alle regioni e agli enti locali di intervenire in base alle disponibilita' finanziarie dei rispettivi bilanci. Ma proprio il qui sta il problema. Questo inciso, purtroppo, non impegna le istituzioni a fornire i sostegni e gli aiuti previsti, in quanto subordinati per l'appunto alle risorse economiche a disposizione", ha scritto la presidente dell'Anfaa. "Solo la Regione Piemonte e' l'unica che abbia assunto dei provvedimenti per rendere queste disposizioni un diritto realmente esigibile erogando, alle famiglie che hanno adottato minori sopra i 12 anni o con handicap accertato, sia interventi assistenziali sia un contributo spese equiparato alla pensione minima Inps". Secondo Nova Micucci, infatti, "non e' giusto far ricadere il peso di queste adozioni 'difficili' solo sulle singole coppie". L'Anfaa chiede dunque al governo non solo uno stanziamento immediato, ma anche l'emanazione di disposizioni che rendano questo sostegno effettivo. "Queste norme infatti, che riguardano i Livelli essenziali di assistenza (e purtroppo non ancora emanati) ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, sono tuttora di competenza statale- ha precisato Donata Nova Micucci nella lettera-. La mancanza di un sostegno attivo da parte delle istituzioni e' il motivo per cui molti bambini disabili, malati o grandicelli e dichiarati adottabili- erano 191 a marzo 2008- non trovano una famiglia che li accolga".