Nessuno RossoBlù

La paura di cadere batte la speranza di volare


Ogni tanto oltre a parlare di musica, mi ricordo che questo è anche un blog di sport, di pallavolo in particolare, ma pur sempre di sport. Uno degli argomenti che mi ha appassionato in questi giorni è la vicenda della rinuncia alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. E' da un po' di tempo che seguo questo fatto con curiosità, perchè da grande amante dello sport, mi piacerebbe molto tra otto anni poter vivere da vicino questo appuntamento imperdibile. Nel '90 quando si organizzarono i mondiali ero troppo piccolo...Purtroppo però, su questa vicenda temo di debba parlare al passato: mi sarebbe piaciuto vivere questo appuntamento, perché la giunta 5 stelle della Raggi ha già deciso per il no. A prescindere. Ho letto con attenzione l'editoriale di Umberto Zappelloni sulla Gazzetta dello Sport di oggi intitolato "Un sogno finito senza un perché", dove si spiega chiaramente la poca lungimiranza e poco coraggio dei 5 Stelle e la maleducazione del sindaco Virginia Raggi (nella foto di Avvenire), che non ha neppure voluto incontrare Malagò e Pancalli - i presidenti del Coni e del Coni paralimpico - per motivargli il no. Li ha fatti attendere mentre lei era...in trattoria a pranzo!Un altro editoriale di cui condivido pienamente il testo è quello di Danilo Paolini di Avvenire di oggi, intitolato "Il no di Roma alle Olimpiadi: una politica senza ali".  "Viste le condizioni in cui si trova, forse la Capitale avrebbe avuto più da guadagnare che da perdere, con l'afflusso di risorse esterne alle esangui casse comunali e con un saggio di buona e trasparente gestione di quei fondi - dice Paolini facendo riferimento dalla tanto sbandierata trasparenza dei 5 Stelle - Siamo sicuri, per esempio che adesso, libera dalle 'incombenze olimpiche', l'amministrazione riuscirà a prolungare tutti quei lavori programmati? E, se sì, perché dovrebbe ritenersi scongiurato il pericolo di ruberie e infiltrazioni criminali nei lavori, dato praticamente per certo dai pentastellati in caso di appalti pre-olimpici?"."Viene da chiedersi come mai un movimento che propugna l'«uno vale uno» e la democrazia diretta non abbia voluto fare della questione materia di un (pur promesso) referendum cittadino - continua Paolini citando il fantomatico referendum sul si o no alle Olimpiadi - Non basta affermare, come fa la sindaca, che «il 70% dei romani ha detto 'no' alle Olimpiadi» scegliendo lei al ballottaggio di giugno con Roberto Giachetti. Anzi, in questo modo rischia di svalutare la sua proposta politica, quasi fosse unicamente incentrata su quel 'no'".  Gli fa eco Virman Cusenza de Il Messaggero, il più noto quotidiano romano.Si può svendere il futuro di una grande città come Roma per un piccolo destino politico personale? Si può negare l'orizzonte, il sogno, la visione di una Capitale, soltanto per obbedire ad un partito anziché al bene dei propri cittadini? È proprio quello che ha appena fatto il sindaco Virginia Raggi pronunciando il suo legittimo quanto sconcertante, incomprensibile, no ai Giochi di Roma 2024" si legge nel suo fondo odierno "Sacrificio Capitale: un futuro negato da un rifiuto ideologico".Sulla stessa lunghezza d'onda è Sergio Rizzo del Corriere della Sera, che rinvolgendosi a quelli del Movimento 5 Stelle dice che Avrebbero potuto pretendere altri responsabili dell'organizzazione, imporre procedure di trasparenza estrema, rivendicare controlli esasperati. Hanno scelto di non mettersi in gioco. La scelta più facile, in questo momento. Ma anche la più politicamente redditizia. L'unica accettabile, per il loro Dna - scrive nel suo editoriale "Giochi, occasione che Roma ha perso" - Qualcuno ha capito com'è stata presa la decisione? Certo non dal Consiglio, e nemmeno dalla Giunta comunale. Chi era a favore, o contrario? Se utile alla propaganda, lo streaming è un dogma usato anche come manganello; diventa un optional quando può essere fonte di imbarazzo. Funziona sempre. Ma dov'è la differenza con gli altri, a questo punto ce lo dovrebbero spiegare".Il motto delle Olimpiadi è "L'importante è partecipare" inventato dal barone De Coubertin. Invece da ieri è stato deciso che a Roma l'importante è non partecipare. Temo che a Roma abbia vinto più la paura di cadere di nuovo che la speranza di tornare a volare...Dopo questa vicenda, mi chiedo io, chi darà fiducia all'Italia quando c'è da organizzare qualcosa? by Nessuno.