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Il "caso Tiffany" riporta il volley femminile sui giornali


Non capita tutti i giorni di aprire la Gazzetta dello Sport e trovare una pagina intera dedicata al volley femminile, notoriamente relegato sulla "rosea" a trafiletti se non addirittura alla categoria "Varie di sport". Come se fosse un sport semi clandestino. In queste giornate uno come me si sente davvero soddisfatto. Le belle notizie però, finiscono qui. Perché se la pagina in questione non tratta delle gesta delle atlete in campo ma di un trans allora le cose non vanno poi così alla grande.
Sto parlando dell'oramai famoso "Caso Tiffany", esploso domenica scorsa quando la giocatrice - perché si tratta di una donna - ha fatto il suo debutto nel campionato di A2 con la maglia di Palmi (dove fino allo scorso anno giocava la nostra ex Iliyana Petkova) contro Trento. Per la cronaca le calabresi hanno vinto 3 a 1 e la Tiffany ha messo a referto 28 punti. Apriti cielo. In questi giorni se ne sono scritte e dette di tutti i colori, soprattutto da dirigenti delle varie squadre della A2. Non sta a me dire se sia giusto o sbagliato far giocare un transessuale in un campionato nazionale, a quello dovrebbero pensarci Fipav, Lega e Fivb. Non voglio neppure esprimere la mia opinione al riguardo perché credo proprio non interessi ad alcuno. (foto rai sport). Voglio soffermarmi sull'aspetto mediatico della faccenda: se la pallavolo femminile per far parlare di sè e per finire sulle pagine dei giornali, ha bisogno di questi espedienti allora vuol dire che le cose vanno davvero male. Il problema purtroppo non è nè nella povera Tiffany, che come colpa ha solamente quella di voler continuare a praticare lo sport che ha sempre fatto, nè di Palmi che l'ha tesserata. La verità è che la pallavolo femminile, dopo la grande abbuffata del Mondiale italiano del 2014 è tornata ad essere quello sport di nicchia che interessa a poche persone oltre agli addetti ai lavori. La differenza con il maschile è evidente. La Superlega finisce sui giornali, addirittura Radio Rai dà gli aggiornamenti in diretta la domenica pomeriggio; le donne invece, non sono neppure capaci di andare in diretta il sabato sera! Il caso è quello della gara di campionato dello scorso 18 febbraio tra Modena e Novara, trasmessa in differita alle 23.30 da Rai Sport 1 per far posto alla semifinale di Coppa Italia di basket. Credo sia un problema del campionato, oramai povero di stelle e retto da alcune vecchie glorie, ma anche di una dirigenza di Lega più attenta agli interessi del singolo che a quelli della collettività. Questo ultimo punto era stato (almeno così dissero) uno dei motivi dell'abbandono del grande volley da parte dei Pieralisi.La mia speranza è che prima o poi i vertici di Lega cambino e si torni a lavorare tutti insieme per rendere la pallavolo femminile non solo apprezzata dai noi appassionati ma anche da chi sta fuori dal solito circoletto. by Nessuno.