Nessuno RossoBlù

Una città di serie B


C'era una volta una città di quarantamila abitanti, che la domenica pomeriggio impazziva per un pallone. Il luogo dove si celebrava questa passione laica si chiamava PalaTriccoli e poco importava quale fosse la disciplina - il basket o la pallavolo femminile - questo moderno tempio era sempre pieno. C'erano quelli fedeli ad un'unica disciplina e quelli che la domenica erano sempre lì; quelli che gufavano per i "cugini" e quelli che sognavano una Jesi regina su tutti i fronti. Erano bei tempi quelli. 
Purtroppo quella "Età dell'Oro" dello sport jesino ha iniziato a chiudersi proprio nell'estate del 2010, quando la Family decise in silenzio di vendere il titolo della serie A1 a Conegliano e ripartire dalla B2. In questi anni i "cugini" del basket - passati nel frattempo dal marchio Sicc a quello Fileni, Betulline fino all'attuale Termoforgia - erano rimasti gli unici a tenere alto il nome della città in un campionato di alto livello ed a riempire con alterne fortune quel tempio, ribattezzato "Ubi Banca Sport Center" in ossequio al dio denaro. Fino a sabato scorso, quando la sconfitta interna con Mantova e le contemporanee vittorie di Piacenza e Cagliari hanno condannato l'Aurora Basket alla retrocessione in serie B dopo 22 anni di serie A. (foto facebook.com/aurorabasketjesi). Non mi occupo di basket e non intendo cercare in questo scalcinato blog i colpevoli per questo risultato negativo, ci sono persone più esperte e preparate del sottoscritto per farlo. Oltre a rappresentare un duro colpo per la Jesi sportiva, ora ufficialmente "città di serie B", la retrocessione dell'Aurora mi ha fatto ripensare a quegli anni d'oro, quando passavo ogni domenica lì al palazzetto. Certo, il mio cuore batteva di più per le prilline ma ero felice anche quando il basket vinceva. Era pur sempre una squadra della mia città!Certo, ci sono stati momenti in cui proprio non ho amato "quelli del basket". Ricordo bene lo striscione della "Gentaccia Jesina" contro i cinquemila jesini che avevano riempito il PalaTriccoli per Monte Schiavo-Bergamo del 2003; o l'assurda polemica scatenata da alcuni giornalisti sullo spostamento ad Osimo della gara dei play-off di Legadue tra l'Aurora e Caserta per la concomitanza con l'ultima di campionato tra la Monte Schiavo e Bergamo il 6 maggio del 2007. Ma sono certamente di più i momenti in cui ho gioito per loro.Quella tra Monte Schiavo ed Aurora è stata una sana rivalità, che ha spinto entrambi a dare il massimo, fin dal 1996 quando l'allora Mark Leasing vinse la B1 e salì in A2; l'anno dopo la Sicc di Alessio Baldinelli emulò le rossoblù e conquistò la sua terza promozione in tre anni, passando dalla B1 alla A2. Sono stati anni belli e divertenti, con il basket che difendeva la categoria e le prilline che cercavano il passo successivo, arrivato il 6 maggio del 2001 a Cecina: finalmente la serie A1! Il massimo si raggiunse nella stagione sportiva 2003/04 con Aurora e Monte Schiavo entrambe in serie A1, una città di quarantamila abitanti al vertice dello sport nazionale. Un sogno.Paradossalmente proprio l'uscita di scena della Monte Schiavo, anziché rafforzare l'Aurora l'ha indebolita. Già nell'estate 2010 (quella della Decisione...) gli arancio-blù erano retrocessi salvo essere poi ripescati per l'esclusione di Napoli; successivamente sono seguite annate mediocri, sempre nella parte bassa della classifica. Le uniche soddisfazione arrivarono nella Coppa Italia del 2013 persa in finale con Brindisi e lo scorso anno, con il ritorno nei play-off dopo nove anni di assenza. Oggi il triste finale, sul campo. Almeno lì l'Aurora ci ha provato fino in fondo, a differenza del silenzio della Family nel 2010. La speranza è di rivedere (se non è possibile rivivere un'età dell'oro) Jesi in serie A, sia nella pallavolo femminile sia nel basket. FORZA JESI! by Nessuno.