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Weersing: "Era sempre un piacere parlare con Gennaro e scambiare idee sulla gestione"


E' stata la prima stella internazionale a scegliere l'allora matricola Monte Schiavo appena sbarcata in A1 ed a Jesi, Henriette Weersing, ha iniziato la sua avventura da dirigente, ricoprendo il ruolo di direttore sportivo dal 2005 fino al 2010. In queste due vesti, da giocatrice prima e dietro la scrivania poi, "Harry" ha avuto modo di conoscere il presidente Gennaro Pieralisi. Ora l'ex opposto olandese collabora con la Teodora Ravenna, club di A2, dove è iniziata nel 1991 la sua avventura italiana. Ecco il suo ricordo dell'Ingegnere, personaggio carismatico che l'ha aiutata nei primi passi da diesse. (foto Henriette Weersing). Sei stata la prima campionessa di livello internazionale a scegliere Jesi. Ricordi come fu il vostro primo incontro?
"Quando sono venuta a Jesi da giocatrice nella stagione 2001/02, parlavo sopratutto con Andrea Pieralisi, allora general manager. Da Gennaro ci si andava praticamente per due motivi: o perchè le cose non andavano bene, quindi si andava di lunedì o martedi, oppure perchè lui voleva dare qualcosa in più alla squadra e ci parlava della famosa "tigna". A Jesi ho imparato che cosa voleva dire questa parola. Lui ne parlava sempre e quando lui parlava alla squadra ne aveva da vendere di tigna. Non ricordo bene il primo incontro ma mi ricordo benissimo le volte che ci parlavo".Gennaro non mancava mai alle partite. E' venuto a trovarvi durante gli allenamenti, magari prima di un match importante?"Poche volte veniva durante gli allenamenti ma quando sapevamo che doveva venire, eravamo tutti molto attenti perchè sapevamo che era importante la sua visita durante l'allenamento. Quando entrava "Il presidente" entrava una persone di un certo calibro. Lui trasmetteva qualcosa. Mi piaceva molto quando parlava perchè comunque era una persone ragionevole, molto intelligente e capiva bene il meccanismo all'interno della squadra".Sei tornata a Jesi da dirigente nel 2005. Il vostro rapporto è cambiato?"Si, il rapporto era un po' cambiato. Era ben chiaro che ormai ero un dirigente ma avendo smesso di giocare da poco ero ancora molto vicino alle giocatrici e lo staff. Mi ha sempre detto di aver fiducia in me come direttore sportivo. A lui piaceva parlare e paragonare il meccanismo all'interno dell'azienda alla squadra. Lui ascoltava. La squadra veniva in gran parte gestita da suo figlio, Gabriele, come general manager e poi c'ero io come direttore sportivo. Ma Gennaro sapevo tutto quello che succedeva in palestra, nonostante fosse un uomo molto impegnato con il lavoro in azienda. Lui si informava e alle partite, se non era all'estero per lavoro, c'era sempre. Ogni tanto mi chiamava in ufficio per sapere le cose direttamente da me, ma era sempre un piacere parlare con lui e scambiare idee sulla gestione. Da lui ho imparato che in fondo, tra la gestione di una grande azienda e una squadra di serie A ci sono tantissime cose in comune". Nessuno.