Nessuno RossoBlù

Quando la Toga torna a Jesi


E' bastata la foto, apparsa sulla pagina Facebook della Pieralisi Volley in una calda domenica pomeriggio di inizio giugno, per far scattare l'effetto nostalgia nel povero tifoso rossoblù. Quando nella stessa frase ci sono "Elisa Togut" e "Jesi" ancora mi commuovo, ancora la mente mi ritorna a quei meravigliosi sei anni, dal 2002 al 2008, quando la Toga era il simbolo della Monte Schiavo...ed io ero più giovane ma ugualmente scemo. Anche se stavolta era mascherata per i rigidi protocolli di sicurezza contro il Covid, anche se si è trattato solo una veloce "apparizione" riservata solo alle ragazze e dagli allenatori del settore giovanile rossoblù, pensare alla Toga lì, al centro "Pieralisi", casa sua per sei stagioni, è stato molto romantico e mi ha indotto alcune riflessioni. 
La prima riguarda ovviamente l'iniziativa organizzata dalla società, un bellissimo momento di confronto tra una grande campionessa rossoblù ed azzurra di un recente passato, gli allenatori e soprattutto le giovani giocatrici del vivaio. Non so quanti club si possono permettere un evento del genere, per di più in un periodo come quello attuale, dominato dalla paura del Covid. Credo che poter fare domande ad una atleta capace di giocare nella sua carriera delle finali mondiali, finali-scudetto, finali di coppe, è una opportunità splendida; ancor di più poter ascoltare aneddoti su delle partite o i suoi consigli su come vivere meglio la pallavolo. (foto Pieralisi Volley). Quando ho visto la foto ho cercato un po' di immedesimarmi nelle bambine, quelle che giocano a pallavolo da poco tempo ed hanno magari il poster in camera (ma si usano ancora i poster?) della loro campionessa preferita. Qualcuna avrà Paola Egonu, altre Cristina Chirichella, altre ancora forse, Monica De Gennaro, giusto per citare le tre azzurre più popolari. Forse la Togut neppure sapevano chi era, forse alcune di loro nel 2002, quando la Toga vinceva il Mondiale e sbarcava alla Monte Schiavo con Leggeri e Lo Bianco, neppure erano nate! Ad andar bene, saranno stati i loro genitori a raccontargli quella splendida estate, dove davvero Jesi sembrava diventata improvvisamente il centro del volley italiano: in un colpo solo, nella stessa squadra, erano arrivate la giocatrice più forte del mondo, il capitano della squadra campione del mondo e la sua regista. Cosa si poteva chiedere di più?Nel campionato che seguì il trionfo di Berlino posso dire di aver visto scene incredibili, non tanto in campo - dove comunque, la Monte Schiavo mostrava buone cose - quanto fuori, sulle tribune ed in particolare alla fine delle partite. Al PalaTriccoli ed in ogni palasport dove le prilline giocavano la domenica. A Jesi era quasi prassi vedere ragazzine con la maglia numero 3 della Toga o la 14 di Lo Bianco. Per non parlare della fila, composta e silenziosa, di bambine che aspettavano il loro turno dopo il match per aver un autografo ed un foto (oggi si chiamerebbero "selfie") con la loro campionessa del cuore. Anche lì la Toga vinceva a mani basse. Scene simili le ho riviste due anni fa, quando al PalaTriccoli venne a giocare Conegliano...ma la fila per la Egonu non era la stessa della "nostra" Togut.L'ultima riflessione è proprio questa: ma una come Elisa Togut non può fare comodo alla Pieralisi Volley? Anziché limitarsi a questi eventi sporadici ed isolati (lo scorso anno durante il lock-down era stata organizzata una conference su Zoom con la squadra di B2), perché la Toga non viene coinvolta in maniera più diretta, magari con un ruolo dirigenziale all'interno del club? Una con la sua esperienza e soprattutto, col suo nome, sarebbe un biglietto da visita eccezionale per la società, sarebbe anche un bel segno di rinnovamento, oltre che un tributo all'unica vera bandiera della Monte Schiavo. Questa idea probabilmente mi è stata suggerita dalla notizia di qualche giorno fa, di Henriette Weersing nominata direttore sportivo dell'Olimpia Teodora Ravenna in A2, società che l'ha lanciata in Italia e fatta diventare una campionessa di livello mondiale.So bene che Elisa difficilmente accetterebbe, soprattutto perché per lei sarebbe impossibile conciliare l'impegno nella pallavolo, con la famiglia, che risiede a Torino, dove suo marito Francesco (jesino) lavora da anni. Forse il sogno di rivedere la Toga con i colori rossoblù resterà solo un sogno, di quelli che non si realizzeranno mai. Però, la prossima volta almeno invitatemi! FORZA JESI! Nessuno.