Nessuno RossoBlù

La mia normalità


A Natale mancano ancora due mesi ma io il regalo più grande, almeno a livello pallavolistico, me lo sono fatto sabato scorso: sono tornato a vedere la Pieralisi Pan in trasferta dopo oltre un anno di stop a causa della pandemia da Covid-19. Era infatti, dal 22 febbraio 2020 che non uscivo da Jesi per vedere le prilline in azione, da quella bellissima serata alla "Cercolani" di Lucrezia, quando Marcelloni & co rifilarono un 3 a 0 all'Apav dell'indiavolata ex Valeriana ed in colpo solo risposero alle critiche post "derby delle Marche" (perso sette giorni prima per 3 a 1) e si rilanciarono in classifica, mettendo fine alla striscia di risultati negativi. Quella sera il campionato di B2 sembrava davvero potersi riaprire, i quattro punti di svantaggio dalla capolista Faenza non facevano paura. Poi sappiamo tutti come sono andate le cose; è espolosa la pandemia, la Federvolley prima ha interrotto il campionato, poi lo ha definitivamente sospeso, mandando in frantumi i sogni della Pieralisi. 
Da quella sera non avevo più viaggiato per vedere la squadra, mi ero limitato alle gare alla "Carbonari" della passata stagione. Già quello era un vero lusso, perché tutti gli altri tifosi erano obbligati a guardarsi le partite casalinghe sul pc o sul cellulare, con le dirette streaming, mentre io ero un privilegiato a poterle vedere dal vivo. Ma la cosa che mi mancava di più erano le trasferte. Ci ho pensato molto in questi mesi, mi ero ripromesso che il mio ritorno ai match lontano da casa doveva essere speciale, doveva essere una trasferta di quelle indimenticabili. In questo senso, la Federvolley mi ha aiutato molto, mettendo alla seconda giornata, dopo il debutto casalingo con Pomezia, il viaggio a Roma, contro il temutissimo Volleyrò. Un'occasione troppo ghiotta per non farmela sfuggire, così ho comprato il biglietto del treno.In realtà un piccolo dubbio l'avevo avuto dopo la partita con la United Volley; la Pieralisi non mi era sembrata ancora in forma smagliante. Però, la voglia di viaggiare era troppa. Avevo pianificato tutto nei minimi dettagli, mi ero preparato un programma che prevedeva ovviamente un giro da turista a Roma al mattino e nel pomeriggio poi, lo spostamento verso il PalaScozzese. Mi ero dimenticato però, quanto fosse avventuroso seguire le rossoblù lontano da Jesi. Già nel viaggio di andata, un incidente all'altezza di Fabriano, mi aveva costretto a modificare il mio programma, ritardando il mio arrivo, ma questo non mi aveva fermato: io volevo vedere la squadra in trasferta. Poi per fortunata, tutto era filato liscio, avevo anche approfittato per approfondire meglio la cultura gastronomica capitolina...Anche il viaggio verso il PalaScozzese non è stato semplice, soprattutto perché il palasport del Volleyrò non è al centro della città ma sperduto nella periferia della Città Eterna, quasi ai margini. Arrivarci con i mezzi, cioè Metro e bus, è stato altrettanto avventuroso ma ce l'ho fatta. Alle 18 in punto ero davanti all'impianto, ero convinto di essere puntualissimo ed invece, le due squadre si stavano ancora riscaldando, perché la partita precedente (Volleyrò-Bartoccini Perugia di B2) iniziata alle 15.30 era finita troppo a ridosso delle 18, costringendo le prilline ad iniziare il riscaldamento all'esterno del palazzetto. Per fortuna che la giornata era calda e non piovosa, altrimenti cosa sarebbe successo? Non sarebbe stato più saggio far giocare la B1 verso le 19 o addirittura in serata? Credo che la Federvolley dovrebbe multare il club capitolino per questa svista. L'omino con la tuta del Volleyrò sulla porta, quando mi ha visto entrare con la mia mascherina rossoblù è rimasto sorpreso, sembrava impreparato ad accogliere un tifoso ospite. Mi hanno controllato temperatura, Green Pass, il documento d'identità e chiesto anche il numero di telefono. Tutto regolare, così sono entrato, finalmente. La partita poi, è andata come sappiamo. Il primo set mi ha fatto esaltare, con il turno di battuta di Malatesta ed una Pieralisi che ha giocato davvero una grande pallavolo. Poi sono cominciati i dolori, sono riapparsi i problemi. L'ultimo pallone è caduto verso le 20.30, ho avuto giusto il tempo di salutare tutti, perché dovevo rimettermi in marcia per il ritorno a casa, stavolta mesto ma tutto sommato felice per essere tornare alla normalità, che per me significa anche andare a vedermi la mia squadra del cuore lontano da casa. FORZA JESI! Nessuno.