Nessuno RossoBlù

Il mio sabato sera trevano


Per raggiungere il PalaGallinella, una volta arrivato nella piana di Foligno c'è da arrampicarsi su per una stradina così simile a quelle che percorro a piedi in estate attorno a Jesi. Una serie di tornanti conducono alla periferia di Trevi, cittadina di oltre ottomila anime arroccata su una collina da cui si domina tutta la valle. Un vero peccato aver fatto il viaggio di notte, perché di giorno, e soprattutto con le giornate di sole, lassù deve essere un vero spettacolo: si vede tutto, dalla vicina Foligno fino a Perugia e chissà quali altre città. Sabato sera ho capito perché coach Luciano sceglie sempre questa location per tenere a battesimo la stagione rossoblù con la prima amichevole di metà settembre. Sabato sera però, se non fosse stato per il navigatore che mi allertava "Sei giunto a destinazione!" neppure mi sarei accorto di aver raggiunto il palazzetto.
Essendo tutto in collina, anche il PalaGallinella è appoggiato su un colle e sotto c'è un ampio parcheggio, ovviamente fatto a gradini, cioè con diversi piani. Quando ho visto i pullmini della Pieralisi ha capito che davvero ero arrivato a destinazione. Più della piccola tribuna o delle foto delle varie squadre del passato mi ha colpito il modo colorito di accogliere i tifosi: niente biglietto d'ingresso ma una lotteria libera (nel senso che uno è libero di giocare o no...) per raccimolare qualche euro. I premi di sabato sera erano un mazzo di finocchi ed altri oggetti che non ho ben compreso, essendo molto concentrato sulla partita. Le estrazioni erano alla fine di ogni set. Io per la cronaca ho scelto di non giocare: "Non sono molto fortunato in questi giochi. - ho detto all'omino che mi proponeva la cosa - E poi, io sono di Jesi". Sotto sotto speravo di portarmi a casa qualche punto ma Paolucci & co non erano della stessa idea. Vista la mala parata ho passato il resto del match a cercare di inviduare la giocatrice transessuale di Trevi. Avevo puntato sulla loro numero 7, perché picchiava come un maschio ed invece ho preso una grossa cantonata. Le uniche consolazioni del sabato sera trevano sono state il bar del palasport e le chiacchiere con la famiglia Pirro. Il primo punto è di quelli che possono letteralmente cambiare la serata. Non tutti i palazzetti di serie B hanno un bar aperto (il PalaTriccoli no, ad esempio...). Lì ho consumato la mia modesta cena, cioè un pacchetto di Fonzies al formaggio tra un punto e l'altro, fino a terminarlin da solo in fretta dopo la gara, mentre le luci si spegnevano. Forse era una strategia del custode per mandarmi via? A tifare Jesi sabato sera sulle gradinate del PalaGallinella eravamo in pochi: io, i genitori di Martina Pirro, la mamma di Erica Paolucci ed ovviamente il Presidente, che come accaduto già a Perugia se ne è andato poco prima della fine del match sicuramente non soddisfatto di quanto visto. Quindi se escludo lui, in quanto proprietario del giocattolo, io ero l'unico a non avere rapporti parentali con le giocatrici. Per questo mi chiedo cosa possono aver pensato di me il signor e la signora Pirro, due bravissime ed intelligenti persone. "Ma chi è questo scemo che viene a vedere da solo la squadra di sabato sera a Trevi? Non ha niente di meglio da fare?" è la risposta che mi sono dato. In effetti anche io direi la stessa cosa, in tanti mi hanno detto di lasciar perdere in questi anni ma proprio non ce la faccio: seguire la Pieralisi è la cosa che mi diverte di più. Perciò credo che le prilline mi vedranno anche tra due sabati, al PalaSavelli di Porto San Giorgio per il derby con la Volley Angels. E lì speriamo di non tornare a casa delusi. FORZA JESI! Nessuno.