Iperico

Una scelta: non lamentarsi


Non lamentarsi è un altro esercizio che devo cominciare a fare mio... Si... non lamentarsi...Perchè lamentarsi porta quasi sempre a nessun risultato...Quasi sempre ci si lamenta di cose per le quali l'interlocutore non può farci nulla...Quasi sempre l'interlocutore risponde con frasi fatte tipo "come ti capisco", "hai proprio ragione"...E' questo quello che vogliamo? Commiserazione? No, davvero...Da adesso in poi voglio pormi una domanda detro di me ogni volta che sto per lamentarmi di qualcosa: "Perchè racconto questa cosa?" oppure "Può fare qualcosa per aiutarmi o cerco solo approvazione?"Non parlo delle confidenze che si fanno fra amici... E' ovvio ed anche positivo secondo me avere persone con le quali confidarsi ed alle quali chiedere un giudizio o un consiglio su alcuni problemi...Parlo della maggior parte delle volte che ci si lamenta con colleghi o altre persone di cose sulle quali queste persone non ci possono fare assolutamente nulla... Se sono stanco è inutile cercare che qualcuno mi riposi... mi devo riposare da solo... Se c'è brutto tempo, la persona davanti a me non può cambiarlo...Se c'è un problema devo rimboccarmi le maniche io per cercare di risolverlo e non passare il tempo a lamentarmi... e se non ci si può fare nulla... è comunque inutile perdere tempo ed energie a lamentarsene...Lamentarsi fa sembrare la situazione peggiore di quello che è... a volte ci si rafforza da soli l'idea negativa che si vuole trasmettere... si perde di vista la realtà e si creano ostacoli al miglioramento di essa...Lamentarsi allontana le persone che, di solito, non hanno molta voglia di stare ad ascoltare negatività (amici a parte ovviamente)...Non lamentarsi continuamente di cose futili anche per rispetto verso chi sta peggio di noi...Non lamentarsi che non significa non essere contrari a nulla... ma che se si è contrari si dice e si cerca, se possibile, di far qualcosa per cambiare. Ma non voglio crogiolarmi nelle lamentele per avere delle pacche sulle spalle... Lentamente muoreLentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ognigiorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi nonrischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero subianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di unosbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davantiall'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sullavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire unsogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire aiconsigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chinon ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamentechi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa igiorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi nonfa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando glichiedono qualcosa che conosce.Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto direspirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendidafelicità.(P. Neruda)