ipotesi su dio

Non sono un intellettuale; il che non mi impedisce di pensare...


 Io non sono né un filosofo, né un teologo, nonostante la spudoratezza con la quale ho affrontato, nel primo saggio nel quale mi cimento, un tema così impegnativo. Sono semplicemente quello che si dice “un tizio qualsiasi” con alcune bizzarre idee che gli frullano nella testa. Probabilmente, la scrittura del libro è stata utile soprattutto per me: ho potuto metabolizzare psicologicamente pensieri inizialmente confusi e che ora mi confortano molto.Anche se il titolo potrebbe suggerire argomentazioni filo-religiose, è opportuno chiarire che io non mi considero religioso; così come non sono ateo, né agnostico. Credo di potermi ragionevolmente definire un credente laico. Per quanto questa affermazione possa sembrare fantasiosa o illogica, deriva dalla convinzione di aver individuato un'ipotesi trascendentale basata su criteri di tipo razionale alla base della nostra esistenza e propedeutica anche per una laica speranza post mortem.L’argomento è sicuramente d’attualità. Sono molti, infatti, gli intellettuali laici e cattolici che dibattono giornalmente sulla religione cercando di identificare, i primi con irreprensibile pignoleria tutto quello che sembra essere in contrasto con il raziocinio umano; gli altri invocando la fede come trincea di difesa verso la logica.Nessuno di loro, però, propone ipotesi alternative e magari condivisibili, quanto meno parzialmente, dagli opposti schieramenti. Augias e Mancuso con la consueta eleganza, piuttosto che il caustico Odifreddi con il suo fin troppo sicuro sarcasmo, hanno dibattuto molto sul tema relativo a Dio e tutto quello che la nostra fantasia gli pone come contorno senza arrivare, sembra, a nessuna ipotesi condivisa.Io non sono un intellettuale del loro livello e mi sono accontentato di legare tra di loro, senza pregiudizi, alcune considerazioni alla portata di tutti che spero possano far riflettere qualche lettore.L'embrione di questo libro nasce oltre 20 anni fa da una situazione dolorosa che si è poi risolta positivamente ma che, allora, aveva generato in me uno stato di prostrazione psicologica in profonda antitesi con il mio naturale ottimismo. Forse è stato proprio questo “conflitto” a scatenare l'intuizione che cito all'inizio del libro; il che confermerebbe la convinzione che da situazioni negative è sempre possibile trarre qualcosa di positivo. Mi sembra che la massima popolare che certifichi quest'idea reciti: “Dio chiude una porta e apre un portone”. Io credo che questo detto possa dare conforto a molti. Anche ai non credenti.