Is'Mart

Le varie ATTESE


Ore 20.00 circa. Al buio e al silenzio cammino sul marciapiede verso l’ospedale. Il cuore picchia in petto, lo stomaco piccolo piccolo, tremo. Nessuna lacrima mentre penso che solo il giorno prima aveva mangiato il gelato che le avevo portato io. Mi avvicino al cancello del luogo dove “ti curano”e entro. Chiamo mia madre al cellulare e le dico di raggiungermi in portineria per indicarmi la strada. Vedo mia madre arrivare dal corridoio, la raggiungo e la avvolgo in un abbraccio. Saliamo le scale, arriviamo al piano e prima di entrare in reparto capisco che devo aspettare sulla porta. Mi fermo. Mia madre mi dice: “non avvicinarti altrimenti la vedi”. ATTENDO, sapendo che solo un mio passo in avanti mi avrebbe fatto stare ancora più male. ATTENDO, ATTENDO… Il puzzo d’ospedale mi penetra in corpo, la desolazione di quel posto mi angoscia. Attendo con il cuore e lo stomaco in confusione. Ecco, arriva sua figlia A., mi vede, la vedo, viene verso di me. Una sola parola interminabile, straziata dal pianto “ISSAABBELLLAAAA…”. La stringo forte le bacio la testa e le dico che mi dispiace tantissimo. Un abbraccio interminabile, coccolavo una donna di 56 anni che aveva bisogno della mia presenza. Guardavo mia madre e vedevo i suoi occhi lucidi, sentivo i miei occhi diventare colmi di lacrime che non volevo far cadere. Vedo arrivare verso di me i figli di A. Mi dicono: “grazie per essere arrivata subito”. Non avevo parole ma tanto affetto da dare. Convinco A. a sedersi e la faccio sfogare. Sedute io A. e mia madre su delle sedie rosse in un corridoio d’ospedale con pareti color verde chiarissimo. Quante lacrime e quanta verità in quelle parole. “sai isa, io riesco a razionalizzare ma la mamma è sempre la mamma. Lei ti voleva bene. Mi hai fatto felice ieri perché lei voleva tanto vederti prima di morire e sei riuscita a farle mangiare il gelato. Sai che quando sei andata via, dopo qualche oretta, mi ha chiesto di portarle il gelato che le avevi regalato tu? Ne ha mangiato un bicchiere pieno!” Che bello sentire quel mix tra “felicità e tristezza” . Ero invasa dalle sue emozioni, non avevo respiro per sentirmi slegata da quella situazione. “isa, vai pure adesso, non voglio che tu stia male. Grazie per essere venuta.” Non volevo andare via, mi sentivo di famiglia. (Mia madre e A. sono amiche da anni e sono questi i momenti in cui bisogna essere presenti). Rimango ancora una 30ina di minuti. Saluto e esco dal reparto. Scendo le scale per raggiungere l’uscita e il telefono inizia a suonare. Guardo: Lei. Mi sono sentita il cuore in gola. Rispondo e le dico cosa è successo. La raggiungo dove dovevamo incontrarci e le racconto della situazione mentre andiamo a cena. Parcheggio, scendiamo dalla macchina e mentre Lei prende la sua borsa la guardo e le dico che vederla è bellissimo. Avevo bisogno del suo volto, della sua voce e della sua allegria. Ceniamo e chiaccheriamo del mio nuovo lavoro, della sua Arte, delle patatine fritte e delle salse che a lei fanno schifo e che a me fanno impazzire di piacere. Finalmente mi rilasso. Usciamo e la porto verso casa sua. Siamo quasi arrivate e lei mi dice di salire. Io le dico che non mi va, che preferisco tornare a casa, anche perché stanca e semi raffreddata. Lei insiste, quasi delusa dal mio “no”. Insiste ancora:”dai, almeno fai manovra nel mio cortile per girare la macchina”. Io:”Tesoro mio, non ho mai fatto manovra per girare la macchina, perché dovrei farlo oggi?” Insiste ancora e mi convince. Saliamo e mentre saliamo la sentivo sempre più energica. Mi trasmetteva una felicità bellissima. Lei è sana, bella, vivace, intelligente, determinata, narcisa, ansiosa, indecisa, complessa, bambina, donna. Ci avviciniamo alla porta di casa e mi dice:”aspetta ad entrare, prima guardo se c’è casino”. Io ATTENDO… e penso di Attendere ancora. Mi dice:”entra”. Eccomi, per la prima volta in casa sua, dove è cresciuta, dove ha giocato, dove ha pianto, dove vive. Io e Lei sole. Mi fa vedere tutta la casa, le sue cose. Sembra una bimba felice. Che meraviglia, che serenità mi trasmette. Pensavo, ecco cosa voglio, felicità nelle piccole cose. Si avvicina alla scrivania dove si trova il suo pc e li, prende in mano un rotolone blu e si avvicina a me dicendo:” mi è arrivato per posta, vediamo di che si tratta”. Andiamo in cucina e apriamo il rotolone. Una bellissima sorpresa: contiene la sua Laurea. Non potevo crederci. Abbiamo aperto insieme la sua Laurea, e pensare che non volevo salire! La stringo forte e ci coccoliamo perché ci vogliamo bene davvero. Ascoltiamo la televisione sul canale Greco e la felicità mi pervade il corpo. Due chiacchere ancora e poi vado via. Nel viaggio di ritorno verso casa mia, pensavo a quanto sia strana la vita. Nel giro di 5 ore circa mi sono trovata ad attendere sul ciglio di due porte per vedere due cose ben diverse. La Morte e la Vita. Amo le emozioni , non potrei mai vivere senza.