Viva l'italia

Palmiro Togliatti


Stralci di storiaNel XVI Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, tenutosi a Mosca nel 1930, quando in Italia governava ancora Mussolini, dalla pag. 185 del resoconto stenografico emerge questa dichiarazione di Palmiro Togliatti: E' per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano.Molto significativo è anche il rapporto con Tito e la gestione della questione Triestina: tra il 1945 ed il 1948 il PCI esalta Tito, che definisce il nuovo Garibaldi, e solidarizza con lui fino ad appoggiare le sue pretese sulla Venezia Giulia. Il 7 novembre 1946 Palmiro Togliatti va a Belgrado e rilascia a L'Unità la seguente dichiarazione: Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione.Alla morte di Stalin, Togliatti lo commemorò alla camera dei deputati (5 Marzo 1953) affermando che Giuseppe Stalin fu un gigante del pensiero. Col suo nome si chiamerà un secolo intero...Nel XX congresso del PCUS che si svolse dal 14 al 26 Febbraio del 1956, il segretario Nikita Kruscev segretario del Partito Comunista, col suo celebre rapporto segreto, denunciò le violenze, le purghe, le mutilazioni e le limitazioni della libertà imposte dal regime di Stalin.Il discorso scioccò i delegati del congresso che dopo anni di propaganda sovietica erano convinti della grandezza di Stalin. Togliatti odiò Kruscev e inizialmente nascose all’ Italia ciò che fu detto a tale congresso, dopo un lungo dibattito il discorso venne reso pubblico, Togliatti quindi si adeguò alle conclusioni del XX congresso del PCUS (che lanciò il processo di destalinizzazione) dichiarando (L’Unita del 15 Marzo1956): Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni, negli anni successivi avrebbe più volte affermato di non essere stato a conoscenza dei crimini di stalin, ma nella sua biografia scritta da Marcella e Maurizio Ferrara si può leggere questa sua dichiarazione: Ho avuto la fortuna di essere stato partecipe, di essermi trovato al centro di un lavoro di eccezionale importanza sotto la guida diretta di Stalin.