L’accento è la particolare intensità di voce che, nel pronunciare una parola, si pone su una vocale. Proprio perché dà intonazione alla voce si chiama accento tonico e la vocale su cui cade si dice tonica, così come la sillaba cui appartiene la vocale.L’accento può essere variamente posizionato:a) se cade sull’ultima sillaba, la parola si dice tronca (cit-tà, vir-tù)b) se cade sulla penultima sillaba, la parola è piana (li-bro, let-tu-ra)c) se è sulla terzultima sillaba, la parola è sdrucciola (ta-vo-la, i-nu-ti-le)d) se è sulla quartultima sillaba, la parola si dice bisdrucciola (an-da-te-ve-ne). Nella scrittura, l’accento si pone sopra la vocale tonica ma, considerando che le vocali e ed o possono avere il suono aperto e il suono chiuso, si adopera il segno ` (accento grave) per indicare il suono aperto (caffè, portò) mentre si adopera il segno ´ (accento acuto) per indicare il suono aperto (perché, pésca – come attività del pescare). I simboli ` ed ´ indicano, quindi, contemporaneamente sia l’accento tonico, perché indicano la vocale tonica, sia l’accento fonico perché segnalano un suono aperto o chiuso. Per le vocali a, i, u, che hanno suono unico, convenzionalmente si adopera l’accento grave. In passato era usato anche l’accento circonflesso ^ (il risultato dell’unione di un accento acuto e di uno grave) per indicare che la i finale nel plurale di parole uscenti al singolare in –io è la contrazione di –ii ( serio – serî, studio – studî). In quest’epoca di “distrazione linguistica” molto spesso l’uso dell’accento passa nel dimenticatoio dello scrivente. Alcuni casi, invece, richiederebbero tassativamente l’uso dell’accento. Vediamoli insieme.Sulle parole tronche: verità, perché, tribù.Sui monosillabi formati da dittongo che ha l’accento sulla seconda vocale: già, può, più. In questo caso fanno eccezione qui e qua, che si scrivono senza accento.Su alcuni monosillabi, perché siano distinti da altri monosillabi che hanno significato diverso. Di seguito una utile tabella:
L'accento giusto al posto giusto!!!
L’accento è la particolare intensità di voce che, nel pronunciare una parola, si pone su una vocale. Proprio perché dà intonazione alla voce si chiama accento tonico e la vocale su cui cade si dice tonica, così come la sillaba cui appartiene la vocale.L’accento può essere variamente posizionato:a) se cade sull’ultima sillaba, la parola si dice tronca (cit-tà, vir-tù)b) se cade sulla penultima sillaba, la parola è piana (li-bro, let-tu-ra)c) se è sulla terzultima sillaba, la parola è sdrucciola (ta-vo-la, i-nu-ti-le)d) se è sulla quartultima sillaba, la parola si dice bisdrucciola (an-da-te-ve-ne). Nella scrittura, l’accento si pone sopra la vocale tonica ma, considerando che le vocali e ed o possono avere il suono aperto e il suono chiuso, si adopera il segno ` (accento grave) per indicare il suono aperto (caffè, portò) mentre si adopera il segno ´ (accento acuto) per indicare il suono aperto (perché, pésca – come attività del pescare). I simboli ` ed ´ indicano, quindi, contemporaneamente sia l’accento tonico, perché indicano la vocale tonica, sia l’accento fonico perché segnalano un suono aperto o chiuso. Per le vocali a, i, u, che hanno suono unico, convenzionalmente si adopera l’accento grave. In passato era usato anche l’accento circonflesso ^ (il risultato dell’unione di un accento acuto e di uno grave) per indicare che la i finale nel plurale di parole uscenti al singolare in –io è la contrazione di –ii ( serio – serî, studio – studî). In quest’epoca di “distrazione linguistica” molto spesso l’uso dell’accento passa nel dimenticatoio dello scrivente. Alcuni casi, invece, richiederebbero tassativamente l’uso dell’accento. Vediamoli insieme.Sulle parole tronche: verità, perché, tribù.Sui monosillabi formati da dittongo che ha l’accento sulla seconda vocale: già, può, più. In questo caso fanno eccezione qui e qua, che si scrivono senza accento.Su alcuni monosillabi, perché siano distinti da altri monosillabi che hanno significato diverso. Di seguito una utile tabella: