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Testimonianze da Gaza


Dopo poco meno di un mese di combattimento è iniziata la ritirata dei soldati israeliani dalla Striscia di Gaza, evento che ha permesso l'inizio di una nuova tregua provvisoria di ben 72 ore nell'Operazione denominata "Margine di Protezione", al fine di consentire l'arrivo degli aiuti umanitari alle popolazioni colpite.Le notizie che giungono dalla Palestina sono drammatiche.Gli abitanti della Striscia si rifugiano nelle scuole e nelle palestre cittadine, trasformate dall'UNRWA (l'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi in tutto il Medio Oriente) in veri e propri centri di accoglienza, ormai però al collasso: molte famiglie sono costrette ad accamparsi sotto i tetti sopravvissuti alle esplosioni o a cercare un rifugio per la notte dentro qualche casa fatiscente. Stessa situazione per gli ospedali: pochi medici che lavorano tra decine e decine di feriti, con pochi strumenti e sempre più impossibilitati a prestare un adeguato primo soccorso ai pazienti. 
 "Ci sono molte persone ferite fisicamente" dice un medico giordano accorso a Gaza City: "ma la cosa peggiore sono le ferite psicologiche che porteranno con loro; ci vorrà tanto tempo perché queste possano guarire. In ospedale i bambini non riescono a dormire, non mangiano, non vanno più a scuola. Sarà impossibile cancellare dalla loro memoria le immagini della guerra"."Ho visto intere famiglie morire, moschee e case distrutte senza motivo." racconta un attivista spagnolo: "Mi mancano le parole quando vedo certe scene, bambini diventare orfani, donne diventare vedove senza una ragione giustificabile. Questa gente non ha fatto male a nessuno. La loro unica colpa è quella di essere nati in Palestina.".E ancora un volontario inglese: "Come puoi spiegare ad un bambino perché suo padre è stato ucciso? Cosa ti aspetti che faccia nel futuro? Che faccia pace con le persone che lo hanno reso orfano? Non penso ci sia nessuna parola in inglese che possa esprimere le sensazioni o le situazioni che si vivono qui a Gaza".Molti di quelli che in questo momento collaborano per rendere la situazione meno tragica esprimono aspre accuse nei confronti dell'Occidente, dal quale non è ancora arrivata nessuna condanna ufficiale, solo un fiebile dissenso verso un'operazione militare che ha causato più di 1900 vittime. E intanto in Palestina si continua a morire.