I media mondiali si sono spesso occupati degli attacchi tra le fazioni israeliana e palestinese (ricordo in particolare i servizi sui primi scontri a fuoco durante il Natale del 2008, all'inizio dell'Operazione Piombo Fuso), ma hanno sempre ignorato la guerra che si svolge quotidianamente nella vita del popolo arabo: molti infatti lavorano in Israele o hanno bisogno di spostarsi da un villaggio ad una città per poter frequentare l'università, fare visite mediche, incontrare i parenti o acquistare viveri. E' una guerra silenziosa quella che si vive nei checkpoints (letteralmente "posti di controllo"), i posti di blocco presieduti dall'esercito o dalla polizia di frontiera, nei quali troppo spesso vengono vessati, sottoposti a volte ad umiliazioni, fermati con le più banali scuse. Le ragazze a volte subiscono commenti o avances un'pò insistenti da parte dei soldati di guardia. Secondo i termini dell'Accordo sul Movimento e l'Accesso del 2005, lo Stato di Israele, in quanto forza occupante, dovrebbe garantire un fluido passaggio di merci e persone al fine di minimizzare gli impedimenti alla vita dei palestinesi. Così non è.
I checkpoints israeliani
I media mondiali si sono spesso occupati degli attacchi tra le fazioni israeliana e palestinese (ricordo in particolare i servizi sui primi scontri a fuoco durante il Natale del 2008, all'inizio dell'Operazione Piombo Fuso), ma hanno sempre ignorato la guerra che si svolge quotidianamente nella vita del popolo arabo: molti infatti lavorano in Israele o hanno bisogno di spostarsi da un villaggio ad una città per poter frequentare l'università, fare visite mediche, incontrare i parenti o acquistare viveri. E' una guerra silenziosa quella che si vive nei checkpoints (letteralmente "posti di controllo"), i posti di blocco presieduti dall'esercito o dalla polizia di frontiera, nei quali troppo spesso vengono vessati, sottoposti a volte ad umiliazioni, fermati con le più banali scuse. Le ragazze a volte subiscono commenti o avances un'pò insistenti da parte dei soldati di guardia. Secondo i termini dell'Accordo sul Movimento e l'Accesso del 2005, lo Stato di Israele, in quanto forza occupante, dovrebbe garantire un fluido passaggio di merci e persone al fine di minimizzare gli impedimenti alla vita dei palestinesi. Così non è.