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« Messaggio #114PEANUTS SHUFFLE »

Post N° 115

Post n°115 pubblicato il 25 Ottobre 2007 da jamesmarshall.c

   BOYS DON'T CRY?

Ho pensato a lungo a un mio rientro in pompa magna, salvo poi capire che io sono sempre lo stesso coglione, per cui non ci ho proprio visto una ragione di un’uscita tipo “un blog tutto nuovo”.

Questo sono io che parlo, stream of consciousness come davanti a un bel po’ di birre in un pub di Glasgow.

Nulla di più.

            Certo, nel frattempo la vita va avanti, questi anni talmente anonimi da non avere un nome vanno avanti, la musica va avanti, per fortuna anche lei. Le relazioni personali vanno avanti. O indietro.

 

            Così un giorno ti ritrovi a giudicare severamente l’operato di un tuo vecchio amico, e, mentre sei lì tutto preso a fargli un cazziatone, ti vedi per un attimo dall’esterno e ti vedi un po’ stronzo. Poi capisci che all’alba dei 30 non si scherza, e lui non può buttare così la sua vita, e tu non starai certo a guardare mentre si fa fottere dal mondo.

 

Passi una serata fatta di insulti tra il serio e il faceto (con quella faccia lì non puoi fare a meno di ridere, a volte…), birra e calcio alla Playstation, a discapito delle tue relazioni sociali e di una bella serata intima con Lei, poi torni a casa, sfatto e per nulla ottimista sul futuro del mondo, imbracci quella chitarra che tanto hai sognato, e adesso è lì, collegata al Selmer del 64, che ti aspetta.

E’ che quando la vita fa così schifo non sai mai cosa dire alla tua donna, ma spesso sai parlare alla tua chitarra.

Allora suoni questo blues che ti frullava in testa da tutto il giorno, unito a Like a rolling stone, e ti dici che in fondo non significa un cavolo, insomma, che cavolo di domanda è “Am I fool or am I just smart”?

 

02.00 AM. Fine frustrante della serata, con i Small Faces che cazzeggiano sul piatto del giradischi. Lazy Sunday, dall’incedere scanzonato e irriverente, assai poco in tema con una giornata come questa (erano gli Swingin’ sixties, cazzo vuoi?). Fuori piove, e pure dentro casa fa freddo. Persino sotto le coperte.

 

Non passano neanche due giorni, ed è la volta di una vecchia amica.

Cacchio, non la vedevo da un sacco di tempo, e com’è cambiata, la pelle un tempo perfetta mostra già qualche triste segno causato dal tempo e da qualche amore sbagliato, senza ombra di dubbio.    

Era una peste, ma adesso i suoi occhi sono spenti, seppure di un bell’azzurro.

Era davvero carina, ma adesso qualche chilo di troppo ne mortifica i lineamenti e le curve. Che ti è successo, Vale, e perché? Malinconica, questo mi è sembrato lei fosse.

Ha appena aperto una cosa tipo agenzia finanziaria e dovrebbe essere raggiante (cioè, l’ho incontrata davanti al suo ufficio mentre inaugurava…insomma, meglio di così…) ma nulla…nessuna reazione alle mie provocazioni al sorriso. Niente, tranne tanta voglia di parlare a qualcuno di amico, tanta voglia di essere capita da qualcuno, questo almeno ho carpito al suo sguardo vacuo, una sorta di silenziosa richiesta di aiuto.

 

Anni strani, così anonimi da non avere un nome, già.

 

Capisco d’un tratto che questa gente è tutta figlia degli anni 90, si è formata una coscienza in quegli anni, insomma, tra Kurt Cobain, i programmi pomeridiani musicali del cazzo di Italia 1 con la Panicucci coi capelli fino al culo e il primo vecchio Mtv, a loro il Top of the Pops Italiano o il pur bravo ma sponsorizzatissimo Pete Doherty non appartiene, no, e per questo (so che quello che sto per dire può essere molto radicale) tutti i trentenni-qualcosa di oggi sono in qualche modo disadattati.

Si. L’ho detto.

E dirò di più: Lo stronzissimo Mugnaio del Mulino Bianco non fa nemmeno più i Tegolini. Ma vaffanculo, và. Regalasse quelle scatole simil- fiammiferi lì coi giochini dentro, almeno. Invece niente. Ci ha abbandonati al nostro destino anche lui. Stronzo.

 

Insomma, quello che voglio dire è: ma se neanche tra noi siamo più uniti, se ognuno di noi se ne sta per i cazzi suoi senza dare un’occhiata a cosa sta combinando Leo, o Davide, o Stefano, Valentina, o Alessandro, quando un tempo era così normale interessarsi delle loro vite: così, senza un motivo apparente, cosa è cambiato? Quando sei diventato così freddo e stronzo anche tu? Quando il Mugnaio ha detto a Clementina che andava a comprare le sigarette ed invece  è scappato con quella puttana di Carlotta di Bim Bum Bam, certo. Quando, altrimenti?

 

E allora com’è che di recente, quando rientro a casa presto e sono lì a cucinare qualcosa dopo essermi rifiutato ancora una volta di guardare la TV, e sto pensando a una nuova canzone, e sto cucinando malissimo, rivedo nella mia cucina tutti i miei amici di un tempo come fantasmi, presi in discorsi di Costruzioni, Pearl Jam o Iron Maiden o Tazmania (eravamo un po’ tutti dei fans), e gli voglio così bene, e di alcuni di loro non ho più neanche un numero di telefono?

Menomale, abbiamo i nostri cellulari del cazzo, oggi, eh? Ma come facevano una volta a mantenersi in contatto? L’assurdo.

 E mi viene da piangere, come Rambo tra le braccia del colonnello Trautman o come cacchio si chiamava, perché penso che non io, ma il mondo in cui vivo, sia diventato freddo, strapreso da una frenesia senza alcuna logica, impegnato nella propria autodistruzione e…cosa possiamo fare noi (io e i miei quattro lettori) se non stare a guardare, o sbronzarci in attesa del ritorno di quel coglione del Mugnaio?

Ah, beh, si, una jam session potrebbe aiutare…

E si ricomincia, come guidati da una forza invisibile, a farsi i cazzi propri.

 

Ben ritrovati, stronzi.

 
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