Ivo Ginevra

TRAINSPOTTER


GIANFRANCO MANFREDIFELTRINELLI Recensione di Ivo Ginevra Chiedo subito scusa a Gianfranco Manfredi se non lo conoscevo come scrittore, ma la dritta me l’ha data Serge Quadruppani nell’introduzione al racconto “La matematica non è un’opinione” inserito nella raccolta AA VV edita Mondadori con il titolo “14 Colpi al cuore”. Quadruppani, e non è certo l’ultimo arrivato, scrive di Manfredi: ”….passando per il giallo ….considero Trainspotters un lavoro esemplare per rigore d’intreccio e forza dei suoi personaggi”.Ovviamente con una presentazione di questo tipo non potevo fare a meno di leggere Trainspotter, ma trovarlo non è stato facile perché il libro edito dalla Feltrinelli non è più in catalogo. Comunque, con un po’ di fatica e grazie alla famiglia di Internet l’ho trovato e posso tediarvi con una mia recensione.Dico subito che n’è valsa la pena perché il romanzo è davvero bello ed anche se pubblicato nel 1989 resta spaventosamente attuale.La storia cattura subito e focalizza in modo eccellente la figura del protagonista, già da quando era bambino e viveva “…in quel piccolo asfittico buco di provincia”, infatti, allo zio che se lo portava via in macchina “decantando le meraviglie della città con le opportunità che avrebbe trovato”, alla domanda “Ti sei mai chiesto cosa vuoi fare da grande?”  Sacha rispondeva semplicemente: “Voglio guardare i treni”.E Sacha da semplice appassionato di treni diventa un Trainspotter. Uno di quelli, convinti, ossessivi. Uno di quelli che trascorre ogni momento libero della sua vita a studiare locomotive, linee ferroviarie, orari, treni. Uno che vive fino in fondo l’aria che si respira nelle stazioni, fra i binari ed i risucchi rapidi del vento smosso dai vagoni. Sacha è uno che erra sulle traversine fotografando, catalogando. Studiando. E proprio in uno di questi vagabondaggi inizia il suo ineluttabile destino mirabilmente narrato da Gianfranco Manfredi. ……”La processione dei vagoni sembrava interminabile. Sacha avrebbe quasi potuto toccarli. Faticava a tenersi dritto eppure non faceva nulla per scostarsi, come perso in una fantasticheria. Ebbe la sensazione di un rallentamento infinito mentre il vagone numero 6 gli scivolava davanti…. Una ragazza dai capelli azzurri… tutto era azzurro…un braccio scuro levato, un martello calato con forza… uno schizzo nerastro sul finestrino. La fuga dei vagoni si perdette stridendo, risucchiata da una galleria”.Mai ho letto nella mia vita una descrizione d’omicidio più bella di questa. C’è tutto. Sorpresa, originalità, suspence, introspezione e soprattutto interrogativi. Molti.Per non togliere al lettore il piacere di leggere Trainspotter smetterò di raccontare l’allucinate intreccio della storia, ma non posso tacere sulla magistrale descrizione psicologica dei personaggi co-protagonisti, e lo farò riportando le parole dello scrittore a proposito di Stepanie e Alex, per farvi capire quanto magistrale è stato il tocco di Manfredi… “Ma Stephanie era un'altra cosa. Non mancava di stupirlo la sua arrendevolezza, quell’incredibile dote di obbedirgli in tutto con l’aria di farsi i fatti propri. Alex si sentiva sempre in debito con lei e reagiva insultandola, picchiandola, ma Stephanie era un muro di gomma, più dipendeva da lui e più lo faceva sentire dipendente. Perché non si accorgeva di avere delle tette da gran premio, un culo da favola, una pelle profumata, morbida, da gran puttana? perchè non forzava mai un gesto, uno sguardo, perché non sfruttava tutta la carica sessuale che si ritrovava?”Il bello di questo romanzo è che solo dopo poche pagine hai in tasca oltre al protagonista anche tutti i personaggi della storia, nonché i luoghi e contorni dell’azione straordinariamente descritti: “Alle prime luci dell’alba, lo scalo di Lenz era abitato da poche persone silenziose, creature intermedie tra la notte e il giorno, isolati passeggeri in attesa di un locale, con la faccia del primo caffè. Nessuno badava a nessuno”.Trainspotter è un romanzo strano, ben congegnato. Sembra statico, eppure si muove. È una continua metamorfosi psichica col suo inevitabile divenire freddo e spietato, dove tutti i termini usabili come ossessivo, folle, morboso convergono nel binario di Sacha e sfrecciano sulle rotaie fino a travolgere, eventi, vite, in “uno schizzo nerastro” di devastante ossessività generale, dove vittime e carnefici sono ingoiati dal nero tunnel di una galleria.Tutto lo svolgimento del romanzo è imprevedibile, incalzante e strano. Il finale assolutamente piacevole e geniale, dove la sudditanza psicologica lascia il passo alla folle logica efferata del delitto.Trainspotter è davvero un bel romanzo e sarebbe più che giusto, dovuto, che la Feltrinelli ripubblicasse questo mirabile esempio di scrittura noir.“ Il 321 ha già dodici minuti di ritardo”“ E’ importante?”Sacha non rispose. Guardava la massicciata. Erano seduti in macchina ad una decina di metri dai binari, su un prato bruciacchiato, senza luna e senza luce, solo le luminescenze verdastre del quadro dei comandi e la sigaretta accesa di Rita.Leggetelo. Ivo Ginevra