JAMBOREE

Non son giorni


Succede che in questi giorni non sia proprio in formissima. Un cerottone sul naso, un’allergia agli antibiotici che mi provoca una grattarola da scimmia tossica, un bel colorino grigio pantegana e due bei cerchi blu attorno agli occhi che manco un panda. Lo sguardo allucinato da civetta fotofobica devo invece ammettere che è tutto merito mio. Comunque, tanto per evitare di avere anche la pancia a mo’ di pitone avvitato, e completare così lo zoo, mi sono detta: perché non fare una corsetta, così magari mi rilasso anche un po’? Anche se c’ho ‘sta cera, un po’ di trucco nasconde tutti i peccati. E poi chi vuoi mai che incontri? Infatti. Non arrivo neanche all’angolo che ti becco Gianluca, amico mio carissimo, che al vedermi se la ride: “Mi sembri il Fantasma Formaggino. Ahahahah.” Ahah una cippa. Scappo via di corsa, mi impegno come solo io so fare. Gambe al vento, capelli all’aria e petto in fuori. 8 minuti e mi devo appoggiare a un albero per non collassare a terra. 10 minuti e mi sembra di essere invecchiata improvvisamente di 10 anni. Mentre son lì che valuto se sia più opportuno rivolgermi ad un personal trainer o affidarmi direttamente alle cure di una badante, mi sorpassa l’Alice, compagna mia di classe delle medie. Quindi non la vedevo da quanto… dal mesozoico, mese più mese meno. Di lei, qualche notizia ogni tanto da sua madre. Pare abbia avuto da poco un bambino. Pare, perché a vederla non si direbbe. Come non si direbbe che sia la stessa bambina taglia 46 che appendeva al cancello chi la chiamava la Fatina Culandrona. Di quel che era, nessuna traccia: questa qui mi sembra una meteorina, una velina, una perizomina: una tizia appena uscita da un calendario. Certo non una che passa le giornate a guardare le repliche della Pimpa. Infatti non lo fa: mi racconta del master (una soddisfazione che mammamia), della casa al mare (perché la Carola soffre la macchina, povera stella, e a fare avanti e indietro ci patisce), del nuovo lavoro (dovresti vedere l’ufficio, due fermate della metro dal tavolo alla porta). E poi l’acquisto della barca, la ricerca della location perfetta per il suo matrimonio: non mi stupirei se avesse chiesto un preventivo per comprare la Francia del Sud. Sai le tavolate che ci potrebbe fare. In compenso sorvola signorilmente sul fatto che in questi anni io sono solo diventata più alta. Ma gli occhi cerchiati li nota, e il pallore pure, e continua a fissarmi, non la finisce più, tanto che mi sento in obbligo di spiegare, “Cioè, non è che c’ho ‘sta faccia tutti i giorni…” Poi siccome non c’è fine alla vergogna, anche da ferma vengo quasi travolta da un ciclista con tutina sottovuoto. E’ Marco. “Ciao bella… eh la miseria, certo che l’autunno ti fa mica bene a te eh…” E io lì a spiegare che non sono sempre così, che sono gli antibiotici a buttarmi giù. Che di mio sarei un fiore. Come no. E mentre parlo mi cadono le chiavi, perché gesticolo, imbarazzata e anche un filino offesa. E mentre mi chino per raccoglierle, spero solo che la smettano di parlare di me e del mio aspetto e che aprano finalmente nuove discussioni. Invece ad aprirsi sono solo i miei pantaloni. Ed il mio viso non è più l’unica cosa pallida che si vede. Ma è tutta colpa degli antibiotici, non è che sono così sempre… E comunque mi domando e dico: sto in tiro 360 giorni l’anno (abitini, tacconi e trucchetti) e non incontro mai nessuno. Esco di casa messa su come una lavandaia poche ore in un anno e ti incontro tutto il mondo? Eh ma fanculo però…