JAMBOREE

Com'era, com'è


Oddio, non è che non mi piacciano le belle cose, i bei vestiti, gli oggetti di design. Anzi. Solo a guardarli mi vien caldo alle orecchie, per dire. Ma mi sento a mio agio anche con la tuta presa al mercatino e con le sedie dell’Ikea. “Sono solo oggetti”, ho sempre detto. Hanno il valore che tu dài a loro, non sono loro a dare valore a te. E lo pensavo, giuro. Così come lo penso ancora. Ma perdere la casa è diverso. Non perdi solo un tetto, i ricordi, le comodità: perdi un po’ anche te stesso. Non hai un luogo dove andare, un posto a cui tornare. E se prima non vedevi l’ora di chiudere fuori il mondo e spalmarti sul divano, adesso senza accorgertene scegli la fila più lunga alla cassa del supermercato per rimandare quanto più possibile l’ora di rientrare. Perché non torni a casa tua, sei ospite. Ed essere ospite veramente, dopo che mi ci son sentita sempre, visto che nella mia vita tanto a mio agio non mi ci son trovata mai, mi destabilizza un ciccinin. E quel poco di lucidità che avevo se n’è andata sulla luna, insieme ai miei risparmi e a qualsiasi sogno di serenità. Ma una cosa sto imparando: ad accettare aiuto. Che per me vuol dire mandar giù l’orgoglio e dire grazie. Il chè può sembrare facile, ma non lo è per niente se non ci sei abituata, quando hai trascorso tutta la tua vita a dimostrare di non aver bisogno di nessuno. E guarda te com’è finita. Ma accettare aiuto è un conto, altro discorso è chiederlo. E di quello ancora non son capace, proprio no. Anche perché ho talmente bisogno di tutto, che alla fine non ho bisogno di niente. E chi lo sa, magari la vera libertà è proprio questa. Ciao guys.