JAMBOREE

Il bello del Natale


 Il bello del Natale è che prima o poi passa. Il brutto è tutto il resto. Ma non è che non lo sapessi, lo sapevo eccome. Son mica babbiona per niente, voglio dire. E proprio per questo mi ero organizzata una perfetta via di fuga prenotando un girolino a Praga: tornavo a brindisi fatti e bella ciao. Niente pandoro, niente albero, niente lucette. Niente di niente. Poi è andata come è andata e vabbè. Ma la compagnia aerea un bel brindisi deve averlo fatto a me, quando mi ha comunicato che non mi avrebbe rimborsato una bella renna. Il prezzo è troppo basso, m’hanno risposto. (Brutta pezzente era il sottotitolo neanche troppo sottinteso). Ma a parte che t’ho pagato quello che m’hai chiesto, e pure con un certo anticipo, potevi mica dirmelo quando t’ho sottoscritto l’assicurazione? Fatta proprio per poter annullare all’ultimo, aggiungerei. Mi dicevi ferma lì, con questa cifra non ci compri nemmeno le lenticchie a Capodanno e io mi facevo due conti. E magari ti credevo in buona fede. Ma se lo scopro invece solo dopo che ti ho chiamato, perdipiù A PAGAMENTO, perché per tagliare i costi non c’hai nemmeno più una miseria di numerino verde, permettimi che la mia seppur immensa fiducia in te possa vacillare un ciccinin. Ma buttato alle spalle questo fastidioso contrattempo c’ha pensato il bar che ho sotto casa a ricordarmi che è Natale. “Vedrai che in questi giorni rimarrà chiuso”, ho detto ingenuamente a mio marito aprendo le finestre. Il Tir parcheggiato proprio di fronte e 2 tipi che si davano da fare a scaricare casse e casse di birra m’ha tolto all’istante ogni illusione. Perché si vede che quei ragazzi al Natale ci tengono e lo festeggiano come si deve. Fino alle 2 e mezzo di notte. Tanto che in qualche momento abbiamo anche pensato di chiamare i carabinieri. Così, tanto per farli festeggiare insieme a loro. Non necessariamente dentro al bar. Anche se ammetto che il tentativo di uno degli sciamannati di baciare tutte le ragazze sotto il vischio m’ha commosso nel profondo. Soprattutto perché non c’era il vischio, ma una stella di Natale. E non era ad altezza d’uomo, ma sopra un tavolo. E a rotolarci sotto si fa sempre un po’ la figura degli ubriachi, soprattutto se ubriachi lo si è veramente. Per il resto solito pranzo e solite cose. Con quelli che vedi sempre e che hai nel cuore, e non c’è bisogno del Natale per ricordarti di loro. E anche con quegli altri, quelli che vedi solo in quel giorno (e un motivo ci sarà), e che dopo averti sfrancicato le pigne ti dicono: “E adesso non aspettiamo Natale per rivederci un’altra volta eh…”. Infatti io il Natale non lo aspetto proprio. Men che meno per rivedere persone di cui m’importa poco o nulla. Ma che vi devo dire Guys, a me il Natale piacerebbe anche. Ma fra strazi familiari, fulmini e casini di ogni genere,  mi sa tanto che son io che sto un po’ sull’anima al Natale. Cin cin.