JAMBOREE

La solitudine dei numeri primi


3 mesi fuori casa, 1 conto corrente prosciugato, 1000mila accidenti all’assicurazione. Uno zilione di bestemmioni arrivati belli freschi dal bar sottostante alle 6 di mattina, ma ugualmente fragranti anche alle 3 di notte. Uno zilione di goals segnati, tentati, sbagliati, che mi hanno fatto tremare i muri ad ogni partita trasmessa sul maxischermo.  Un numero imprecisato di liti fra falegnami, elettricisti, cartongessisti. Ma anche 1 bagno allagato. Una cifra di bottiglie vuote nascoste ovunque: dai cartongessisti? Dagli elettricisti? Magari dai falegnami. Di sicuro i ragazzi hanno festeggiato, alla facciaccia mia. Gli venisse il cagotto imperiale. E poi 1 tetto sistemato, 1 solaio rifatto, 1 vita saccagnata e sospesa. 1 impresario truffaldino, 5 operai strappati alla Cassa Integrazione. 1 elettricista musicista, 1 falegname artista e 1 direttore dei lavori con il parrucchino nero pantera. Tutto per 1 fulmine. E adesso? E adesso 32 finestre, 11 porte a vetri, 10 stanze, 3 cantine, 1 terrazzo, un numero imprecisato di piastrelle e un battiscopa più lungo della muraglia cinese: tutto da pulire, tutto lì che mi aspetta. Ma non saranno queste le cifre che mi rimarranno in mente.  Anzi, a dire il vero quello che rimarrà come ricordo non saranno nemmeno numeri, ma nomi: quelli delle persone che ci hanno aiutato. Perché se è vero che si può perdere tutto in un momento, è altrettanto vero che saranno sempre e solo le persone che hai accanto a fare la differenza. Nel bene e nel male. Amen.