Gladys_Eysenach

3.


 " Facendo leva sul braccio, si teneva sollevato sopra di lei. Perpermetterle di accarezzarsi e per toccarla anche lui. Lei volevache l’uomo aspettasse e che giocasse fra le sue gambe colsuo sesso duro. Lui spingeva e premeva senza affondare, accarezzava,si muoveva, ondeggiava e strusciava, godendosi lamorbidezza umida e il calore della carne di lei. Alla donnapiaceva il languore del desiderio che cresceva fino a diventarecosì intenso da confondersi col dolore e si crogiolava. E siperdeva nella voglia. Le piaceva aspettare e ascoltare il respirodi tutti e due diventare più concitato. Le piaceva respirarenella bocca di lui. Lei diventava lui, poi riprendeva il possessodel suo corpo e ancora era di nuovo lui. Lei era il suosesso, ma anche quello dell’uomo che aveva sopra di lei e lavoglia che lui aveva di entrare in lei le apparteneva come sefosse stata la sua.L’uomo si nutriva di ogni suo brivido e la aiutava a far crescere il desiderio. E la sentiva. Sentiva il sessodi lei indurirsi e gonfiarsi, sentiva nel cuore, nella mente,nel ventre tutto quello che provava la donna e percepiva comefossero stati suoi quei frammenti di oblio che affioravanonella carne di lei. L’uomo aveva occhi liquidi che si appannavanosempre più, man mano che lui e lei si perdevano unonell’altro. Lei, invece, gli occhi a tratti li chiudeva. E immaginava,e si perdeva in un sogno così intenso da diventarerealtà, colore, suono, materia, profumo. La donna vedeva,sentiva, annusava: era in una grotta buia, tiepida e umida, esubito dopo si lasciava scivolare, trascinata nel tunnel diun’onda rischiarato dalla luce calda del sole e mille gocce dischiuma di mare la spruzzavano e la rinfrescavano. Poi, riaprivagli occhi e si rituffava in quelli verdi di lui che non laabbandonavano neppure per un secondo, neppure per l’istantedi un battito di ciglia. E anche quando abbassava lepalpebre, lui la tratteneva e lei si arrendeva a quel piacere checontinuava a crescere, perché la calamita dello sguardo di luile impediva di allontanarsi. E il piacere saliva: ecco, era arrivatoil momento. Era pronta. Poteva dirglielo senza parole?Lui avrebbe capito? Aprì gli occhi e lo fissò, come a chiedereaiuto. L’uomo la vide farsi cedevole e vulnerabile. Occhi divelluto e di fuoco, arresi. Capì e affondò finalmente dentro dilei, seguendo l’onda delle sue contrazioni e dei suoi singhiozzi.Rallentò, si fermò e restò immobile e poi, ma solopoi, attento anche al più piccolo sussulto degli spasmi di lei,ricominciò, col respiro che diventava sempre più irregolare.E cercava. Cercava i punti dove riprendere il piacere di lei erigiocarci, come solo lui sapeva fare. La donna si aggrappavacome un naufrago alle sue spalle larghe, alle sue braccia daimuscoli tesi. E accarezzava il suo collo forte, guardava l’ombradorata che la barba appena accennata gli dipingeva sulleguance. Si ancorava a lui con la disperazione di chi sta perperdersi, confondeva le sue labbra con quelle dell’uomo ecercava nella bocca di lui il suo stesso respiro, come se solocosì potesse continuare a vivere. E si scioglieva ancora neisuoi occhi verdi, da felino, magnifici, fieri, occhi da guerriero.E da predatore. Occhi da vincitore. Occhi che guardandola donna dicevano, con un linguaggio a cui non servivanoparole: «Siamo io e te. E noi, io e te assieme, possiamo conquistareil mondo, perché nessuno ci può sconfiggere».L’uomo trovò ancora una volta il punto dove le difese dilei si abbassavano e la donna ricominciò a sospirare più forte.Lui si addolcì in un sorriso e sussurrò con la sua voce roca,sfiorandole il collo con un bacio umido: «Amore, ti sento,ci sei. Ancora, ancora, so che puoi, che sei capace. Piccola,lasciati andare in me. Sentimi, senti me, senti te. Non c’ènient’altro. Solo io e te. Solo noi». E continuò. Continuò.Continuò. Continuò. Lei sussultava, e lui, col sorriso del piaceree dell’orgoglio, contava, pianissimo, sussurrando semprepiù dolcemente, mentre lei singhiozzava ancora una volta.Epoi ancora e ancora. Lei non avrebbe mai potuto contare,persa nei misteri del suo corpo che mai nessuno, neanche leistessa, aveva conosciuto così bene. L’uomo, quando scherzava,le diceva: «Sei la mia mappa geografica: di te conosco anchei sentieri più nascosti».Poteva portarla ovunque, la donna avrebbe potuto farequalunque cosa con lui al fianco: non le sarebbe successoniente di male. Lui era la sua rete di protezione. La sua erauna vita in bilico, ma anche se fosse caduta, si sarebbe salvata:c’era lui. Se fosse fuggita, lui l’avrebbe ripresa. Lui sapevacome fare. Lui era la forza, lui era l’Uomo. Lei loguardò. Lo voleva, voleva sentirlo e in un soffio: «Lasciatiandare, ora, adesso, amore, lasciati andare, puoi, voglio.Adesso, ti voglio…»Lui intensificò i colpi, che divennero sempre più forti,ravvicinati, profondi. Lei si sentiva morire. Quando faceval’amore diventava acqua. Una cascata scrosciante, impetuosa e inarrestabile.Il cuore in gola, il respiro che manca. I sussultidi tutti e due. E finalmente lui si rilassò. Lei anche, e lasciòil suo corpo, vinta. E lui e lei ripresero a respirare e ritornaronoal mondo.«Schiacciami, schiacciami, lascia le braccia, stammi addosso», disse lei in un bisbiglio.Quanto le piaceva, dopo, sentire il corpo grande e imponentedi lui, sentirlo abbandonato sopra di sé e fare un pocodi fatica a respirare. Neppure un filo d’aria avrebbe trovatospazio fra le loro carni incollate. In quel momento la donna loamava. Sentiva che l’uomo era a casa e che lei era il suo porto,il suo rifugio. Lui era arrivato alla meta. Che cosa impedivaa quell’attimo di durare in eterno? Quello era il momentoperfetto in cui niente poteva spaventarla. Né fermarla.Invece, fuori dal letto, tutto di quell’uomo le faceva paura. " Erica ArosioL’uomo sbagliato Alle donne che almeno una volta nella vitasi sono innamorate dell’uomo sbagliato. TutteE' il solo aspetto che ci accomuni. Tutte.