Creato da fm.brera il 28/05/2012

Jhyl Rudolon

La Storia del giovine Jhyl

 

 

Un durissimo distacco

Post n°1 pubblicato il 28 Maggio 2012 da fm.brera

E' stato in quel momento che pensavo di non farcela. Ho passato la mia infanzia, la mia prima giovinezza, eppure ho sempre lottato per il pane, e per l'acqua. I miei genitori, avevano sempre fatto tutto per me, e per mia sorella, e nella nostra umile fattoria, ognuno di noi si era sempre sentito un Re. Non ci interessava dello sfarzo, da bravi Nordici, quel che era importante era fare qualcosa per Winterfell, nel nostro piccolo, giorno dopo giorno. Mungere le vacche, arare i campi, coltivare e raccogliere, e magari andar a chiedere qua e là qualche moneta per toglierci lo sfizio di un vestito nuovo, che non avesse necessariamente le toppe o buchi, almeno una volta al mese.

Quando venne il giorno del diciassettesimo anno di età, la sera abbiam festeggiato ma, ho colto l'istante in cui i volti di mamma e di papà, non erano felici ma maschere imbronciate, con quella smorfia che passò subito, ma non nel cuore. Mia sorella ed io ci guardammo, e quando finimmo l'ultimo cucchiaio di poca minestra alle verdure, prelibatezza per noi, mio padre alzò il bicchiere di legno colmo di vino, e mi disse parole che non dimenticherò mai:

" Da domani, Jhyl, potrai fare la gloria di Grande Inverno! "

Mia madre ebbe un iniziale sussulto, ma poi si alzò anche lei, e senza dire niente mi abbracciò, con il fiato spezzato dalla fierezza e dal terrore allo stesso tempo.

Andammo a letto, quella sera anche mia sorella compì diciassette anni, in quanto mia sorella gemella. Non appena fu l'alba, eravamo pronti per raggiungere la Fortezza.

Nessuno disse nulla, ma mia madre scoppiò in lacrime ed abbracciò Moyre, mia sorella, mentre mio padre giunse in un secondo momento, con una Spada smussata ed uno Scudo già incrinato ed abbozzato. Mi diede le armi, e mi indicò con sguardo orgoglioso la Fortezza che si stagliava al centro della città, in un punto più alto rispetto a campi e fattorie del popolino. Io annuii, misi lo scudo alla spalle e la spada al fianco.

Mia madre non riuscì a far altro che carezzarmi, sorridendomi in lacrime.

Il mio saluto, fu uno sguardo, ed un inchino. " La mia famiglia è la mia stessa vita, non dimentico da dove provengo, nè ora nè mai ". Quelle parole rivolsi ai Miei Vecchi, e fatto cenno a mia sorella che nel frattempo li abbracciò, ci incamminammo.

I Miei si strinsero forte gli uni e gli altri. Mio padre annuì ancora..

" Crescete forti, Jhyl, Moy.."

" E proteggetevi tra voi..."

I sussurri dei Miei vecchi non li sentimmo, eravamo giù lontani. Lontani verso l'avvenire.

 

 

 

Jhyl Rudolon


 


 
 
 

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