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Resistenza al cinema


Pochi film hanno trattato decentemente la Resistenza italiana e per decentemente intendo non in maniera retorica o politicizzata.Il mio omaggio a Roma città aperta:E la scena dell'uccisione di Pina? Rossellini e Amideisi ispirarono alla rincorsa della Magnani verso il suoex compagno Massimo Serato, dopo una furiosa lite.E poi Paisà, un film a episodi che racconta, in chiavequasi documentaristica, l'avanzata degli Alleati in Italia, fra il 1943 e il 45:Poi, negli anni 50, chi "non si impicciava di politica", i vecchiburocrati ministeriali e l'azione cattolica (più a destra di DeGasperi) acquisirono o ripresero i posti di comando e di Resistenza non se ne parlò più (nonostante molti importantiuomini della DC ne avessero fatto parte).Emblematico il caso del film "Achtung! Banditi!" di Carlo Lizzani, con Giuliano Montaldo fra i protagonisti.La produzione non ebbe il permesso di usare armi e dovetteroripiegare su fucili e pistole di legno!E che strano effetto mi fa sentire attori, che solitamentedoppiavano attori americani, abituati a parlare di cittàcome New York o San Francisco, parlare di localitàgenovesi.Nel 1958/59, il clima cambiò e si iniziò una lettura più approfondita della Resistenza, con film come "Un giorno daleoni" e "Le quattro giornate di Napoli" di Nanni LoyRoberto Rossellini con "Il Generale della Rovere" e"Era notte a Roma"Montaldo con Tiro al piccione e, negli anni 70, L'Agnese va a morireBosio con Il terroristaComencini con "Tutti a casa"E Dino Risi con "Una vita difficile"Poi Dieci italiani per un tedesco (Via Rasella)Poi l'ideologia e la retorica, hanno sporcato tutto, al punto che si salvano pochi film:C'eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974)La notte di San Lorenzo (Fratelli Taviani, 1982)Poi nulla fino a "Il partigiano Johnny" e "L'uomo che verrà" del 2009