TUM TUM LA LEGGENDA

La leggenda di TumTum 5 parte


5Ne uscì rinfrancato quasi urlando:  “ Consumare, far consumare o essere consumati?” Fatma dormiva e non partecipava, lui allora: “Questo è il dilemma!” concluse ripensando ad un episodio di non molto tempo prima.“Sono intimista quanto uno slip” gli aveva detto di se un noto drammaturgo, aveva in quel periodo la diarrea e Tum si trovava nella farmacia sotto casa sua. “ Tutto è cominciato” confidava il tragico ai farma-medici “ da una teoria che il baffone aveva voluto illustrare durante un concerto di Parker  al Anastasia Jazz Club nei pressi di Mosca.”“ Si era iniziato a bere” continuava il drammatico “ che il ‘baffo’ attaccò a parlare di fisica gravitazionale,  di universo, di relatività; appuntando, scrivendo, insozzando una serie immane di tovagliolini.  Parker stesso, che si era rotto i coglioni di sentirlo parlare, smise di suonare, uscì, gli comprò una computisteria e lo mandò a fare in culo ‘ possibilmente da un’altra parte ’ come disse  testualmente. (In fondo similari i due   così desiderosi entrambi di raggiungere l’infinito al più presto).”(.........)  “ risi tanto” concluse “ che ho ancora la dissenteria” .Era un ricordo piacevole e TumTum schizzò su un foglio  un paio di baffi bianchi e la domanda: “Dici sul serio?” incorniciò  poi un ‘Si’ in una nuvoletta e  tratteggiò la faccia di paperino con un’espressione convinta. La fantasia diede il via alla animazione ed i baffi parlarono: “Il caos non è che la complicazione della semplicità”  La caricatura di Tum,  sentenziò  ‘non meritate d’esistere’ ed  una lametta li rase al suolo, Paperino intanto  alzava la mano convinto forse di trovarsi alla ‘Scemenza’ a Roma  e un po’ impacciato iniziò:  “Un animo semplice non ha bisogno di schedare le proprie Conoscenze, il suo ordine sta nel disordine nel caos che lo regola...  lui ne sente l’esistenza. Egli non cerca di posizionare le cose, i pensieri egli semplicemente le contempla là dove  il caso le ha poste”  Paolino s’era messo gli occhiali, adesso starnazzava facile:  “sono tanti gli anni da  percorrere prima di comprendere quanto di quello che si è detto o scritto sia stupido, bisognerebbe a tal punto re-iniziare, senza cancellare guardare! Riderne sarebbe l’ideale ma anche sorridere non è male”Tum-fumetto intervenne: “La poesia Jazz, parole come note che si rincorrono senza schemi, strutturate dal solo pensiero compositivo ….vi và l’idea?” Silenzio tra le pagine .. “anzi”.. incalzò cartoTum  “ al pensiero, alla composizione gli stacchiamo anche la parte comunicativa” Tutti ora a ribattere, Paolino Paperino per primo: “ Ma se la forza del linguaggio sta proprio nella comunicazione, cosa fai, rompi questo legame, l’ultimo?”  Tum-cartoon non ci stava  (in effetti non ci stava con la testa): “Perché, tu?"rinfacciava al papero “col tuo.. riderne sarebbe l’ideale .. non hai operato di bisturi, escluso ogni legame? Hai forse considerato il .. se ne ridono gli altri.” Paolino continuava a ripetere  scuotendo la testa:  “Non si può, non si può”, il drammaturgo anglosassone si auto-cancellava  tornando alla forma concettuale ed i baffi  teutonici,  ricresciuti in un niente, sfottevano  cantando: “Non si può parlare al vento ne  scrivere sull’acqua, cantare mentre si mangia poi ...è impossibile!”   Tum gli sputò tra i peli e quelli Phuff.. sparirono, rimasto solo lanciò uno sguardo allo specchio ed accigliando l’occhio sinistro  ‘non si può ’ si disse  ‘non sarebbe logico  disprezzare chi ami e baciare chi ti fa schifo’. Decise allora di scrivere un romanzo  di sei righi, con sei personaggi in cerca di un autore maschio e sei di un autore femmina,  ‘sei stronzo’ ne sarebbe stato il titolo. Detto… fatto!  Mise il pezzo di carta in tasca,  ne incastrò uno da 50 $ tra le chiappe di Fatma che ancora dormiva prese la tromba ed uscì. Ebbe appena il tempo d’aprire il portone in  fondo alle scale che..flash! Per Giove era giorno non notte come credeva, il sole dal suo appartamento  celeste lo abbagliava talmente da stordirlo, allora Tum  si bloccò ed ebbe di tempo di pensare... invariato lì dov’era: “Monk era stato sempre fermo in attesa, negli anni in cui  nessuno ma proprio nessuno lo era, che il futuro lo raggiungesse; quando ciò accadde fu stupefacente ascoltare la sua musica, lo è tuttora, forse lo sarà sempre ma egli resta immobile mentre l’attimo gli è ventimila leghe avanti, nel passato. Non era certo quella la strada, Monk era Monk lui no, non Monk ne altri era TumTum e basta.