Junelogia

Elezioni in Abruzzo: se l'astensione ha vinto... l'alleanza Di Pietro-Veltroni ha perso.


Domenica e lunedi si sono svolte in Abruzzo le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, scioltosi con due anni di anticipo in seguito al terremoto giudiziario del luglio scorso, che ha condotto all'arresto del Presidente del Consiglio regionale, Ottaviano del Turco, per presunte tangenti nella sanita' privata; arresto che ha portato il candidato Del Turco a dimettersi e vedersi reietto da quel centrosinistra che due anni prima lo aveva candidato con onori a quella carica.A contendersi la poltrona della presidenza della Regione Abruzzo c'erano 6 candidati: Carlo Costantini per l'Idv e Pd; Gianni Chiodi per il Pdl; Rodolfo De Laurentiis per l'Udc; Teodoro Buontempo per La Destra; Ilaria Del Biondo per il partito comunista dei lavoratori; e Angelo di Prospero alla guida della lista "Per il bene Comune".In questa tornata elettorare, per prendere le distanze dall'indagato e dimissionario ex candidato di centrosinistra, Del Turco, il Pd ha deciso di riverginarsi candidando un uomo di Di Pietro, Carlo Costantini.Non solo! Certo di non spuntarla correndo da solo, come si prefiggeva di fare quando è nato, il Pd non solo si è letteralmente consegnato all'alleato Di Pietro, ma ha anche accettato il codice etico da questi imposto, che voleva fossero esclusi dalle liste elettoriali condannati in primo grado ed anche semplici indagati. Alla faccia della presunzione di non colpevolezza! Non è la prima volta che Veltroni si prostra sullo zerbino del forcaiolo molisano, ma in questo caso era per il Pd la sola speranza per spuntarla in terra d'Abruzzo.La campagna elettorale per questa consultazione locale era stata piuttosto movimentata, con un Di Pietro che, ormai persa la bussola del buon senso, lanciava accuse di ogni sorta alla lista del Pdl, definendola come: " proposta di governo piduista, massonica, da leader sudamericano e, soprattutto, da approfittatore e truffatore elettorale". Di Pietro anche in questa campagna elettorale, in cui ha fatto dell'Abruzzo un terreno di pascolo, battendola in lungo e in largo per apportare il suo messaggio messianico, si è rivelato una volta di più ciò che realmente è: non un uomo dalle grandi e nobili proposte politiche, ma un bidone che raccoglie malumori e disagi e rigurgita ed amplifica pubblicamente quei malumori e quei disagi, per trasformarli in voti per l'Idv.  Non è affatto migliore, nonostante si voglia spacciare per tale, dei politici che disprezza e dei quali invidia il potere che detengono per investitura dei cittadini (cosa di cui il forcaiolo di Montenero di Bisaccia pare non tener conto) e che egli tenta con tutti i mezzi di conquistare.Nonostante la sua violenza verbale, nonostante il suo esasperato giustizialismo, nonostante il suo codice etico, Di Pietro non ha vinto come affermava: i suoi sondaggi davano il suo candidato vincente di 5 punti su quello del Pdl.Ed invece il candidato dell'idv, Carlo Costantini, sostenuto anche dal Pd, ha conseguito il 42,67% dei voti, contro il 48,81% dei voti ottenuti dal candidato Gianni Chiodi, del Pdl, che è il nuovo presidente della Regione Abruzzo.Sono certa che se il candidato dipietrista avesse vinto, Di Pietro avrebbe parlato di trionfo del voto degli onesti.Oggi che il suo candidato ha perso non dubito dimostrerà il colabrodo della sua coerenza, dicendo che il candidato del Pdl ha vinto col voto dei mafiosi e della casta.A sinistra la sconfitta abruzzese brucia e non poco, anche perchè quasi tutta la grancassa del Pd parlava del test abruzzese come di un test nazionale, come ha fatto peraltro anche poco tempo fa per le elezioni del Consiglio provinciale di Trento, dove la sinistra si è riconfermata, seppure con meno voti rispetto al 2005, e il Veltroni nazionale parlava di risultato di "valenza politica nazionale", di "grande sconfitta del popolo della libertà", di "un dato che deve far riflettere e che si inserisce in un mutato clima politico e sociale dell'Italia nei confronti del Governo Berlusconi... una conferma che il vento in questo paese sta cambiando ". Anche in occasione delle consultazioni abruzzesi la Sinistra parlava di valenza politica nazionale, anche se oggi Veltroni vorrebbe presentare quella abruzzere sia una insignificante consultazione locale. Proprio lui che, chiudendo all'Aquila la campagna elettorale abruzzese, aveva pubblicamente dichiarato: "La sera del 15 Berlusconi guarderà un solo dato: quello dei voti presi dal Pd".E adesso, per minimizzare e far passare in secondo piano i "voti presi dal Pd" che Berlusconi avrebbe dovuto guardare, a Sinistra si dice che a vincere è stata l'astenzione.Lo sbraita Fioroni. Lo afferma D'Alema. Lo conferma Marini. Lo urla anche Di Pietro. Lo notiamo tutti!E' vero che l'astensione ha raggiunto in Abruzzo livelli preoccupanti: hanno partecipato al voto solo il 53% degli aventi diritto, con un calo di 16 punti percentuali rispetto alle Regionali del 2005 e di 28 sulle ultime politiche. Ed è vero che i dati sull'astensionismo devono far riflettere sia i vincitori che i vinti, perchè è segnale di sfiducia dei cittadini-elettori nei confronti delle istituzioni.Ma tributare la vittoria all'astensione, come fanno la Sinistra e Di Pietro, solo perchè si fa fatica a digerire che abbia vinto il candidato del Pdl, significa falsare la prospettiva: infatti il vantaggio del Pdl di 6 punti percentuali, in una regione che solo due anni fa l'aveva visto soccombere di quasi 18 punti, è un'ottimo risultato per il Pdl che si è presentato da solo ed è una riconferma che il Governo ha il consenso degli italiani.Il centro sinistra, che alle precedenti elezioni regionali aveva ottenuto il 35% dei consensi, oggi scende al 20%: un calo di circa 15 punti. L'Ivd ha quintuplicato i propri voti rispetto alle precedenti elezioni e non è facile concludere che i voti del Pd stanno passando all'Idv, che rosicchia voti nell'elettorato del Partito democratico.Una cosa, tra le tante, Veltroni e il Pd non hanno capito in questo frangente, ossia che dall'alleanza con l'Idv in Abruzzo non ne sarebbero comunque usciti vincitori: una vittoria del candidato del Pdl avrebbe segnato la debacle dell'alleanza Pd-Idv; e una vittoria del candidato dell'Idv avrebbe a sua volta dimostrato che il Capo dell'Opposizione non è Veltroni, ma Di Pietro. Quel Di Pietro che decide anche per il Pd e che oggi accusa i suoi stessi alleati di non essere "nè carne, nè pesce" e di aver fatto perdere il candidato da lui proposto.Il Pd sta pagando a caro prezzo l'aver aderito al qualunquismo guistizialista di Di Pietro. E su questo deve seriamente riflettere. Proprio stamattina, Europa, il quotidiano vicino a Rutelli, titola in prima pagina: "Via da Di Pietro, via da un’allenza falsa e suicida".Staremo a vedere se quel cappuccetto rosso di Veltroni lo capirà o se, invece che salvare la nonnina, continuerà a portare vivande al lupo.June