In my place

[In]tento


Dis[abilitata] a scrivere, a sommare lettere, a moltiplicare parole e punti.La matematica del linguaggio non mi appartiene [e mai l'ha fatto],e io, si sa, con i numeri non sono mai stata brava,elevare e dividere, radicalizzare e sottrarre uno al nulla, non si può."Un minuto per imparare, una vita per diventarne maestri",questo il sottotitolo [suggerimento di rinuncia non colto]di quel gioco in scatola che tanto ho amato.E così anche con le parole, e i suoi multipli e sottomultipli,non le si possiederà mai, sarà sempre solo una co-proprietà fallace.Ché vorrei saper scegliere tre parole per definirequesto [in]sentimento [in]sensibile, sepolto con poca terrain un punto indicato a croce rossa, come in una mappa per aspiranti pirati.[In]sensazione di averti tra[lasciata] e allontanata, come uno scarabocchio con la gomma.Ed è strano non sentire più nulla, sinapsi anestetizzate dalla volontà,ché non credevo che -volere- fosse -potere-, e la paura di ricaderci è lì.Ma la realtà è che fatico ad ammettere quanto sia piacevole non averti più,lì sospesa tra i pensieri, tra tutti, [tu] quello che vince clandestinamente.Ed è triste ma bello: non fai più così male. No.Quanto è vero: ad un certo punto troviamo un modo per salvarci, al limite del burrone ci tiriamo indietro. Alla fine ci svegliamo dal sogno, crolla.Che grande bugia le tue promesse.Che buffo temere di incrociare il tuo sguardo.Quello che ci [ti] riguarda è sottopelle, addormentato. [Lì rimarrà.]