indirizzo delle fate

FREUD E LE MADRI INTERROTTE 3°PARTE


Colpisce la carenza, non tanto dell' “istinto materno”, che abbiamo visto essere una costruzione culturale, ma del “mothering”, ossia l'istinto della “cura”.Esistono poi i mercy killings, od omicidi compassionevoli, in cui la madre uccide il figlio per sottrarlo al decorso doloroso di una malattia reale, e gli omicidi cosiddetti pseudo-compassionevoli, in cui l’uccisione di un figlio malato o handicappato è motivata invece dal desiderio della donna di liberarsi dalle proprie preoccupazioni più che da quello di evitare al proprio figlio delle sofferenze.Al contrario del difetto di cura, le madri possono uccidere anche per “eccesso di cura”In questo caso si ha a che fare con donne che non sembrano affatto negligenti o cattive madri, ma che anzi appaiono straordinariamente premurose. Viene definita come “sindrome di Munchausen”esse ricercano continuamente l’aiuto e l’intervento di medici sul proprio bambino, fino a portarlo alla morte per eccesso di trattamenti terapeutici. Non di rado inventano sintomi che i figli non hanno, o che esse stesse hanno procurato con la somministrazione di sostanze dannose, li espongono ad una serie di accertamenti, esami ed interventi che finiscono per danneggiarli o addirittura ucciderli. Queste donne in realtà non cercano aiuto per i propri figli ma inconsciamente stanno inviando una richiesta d'aiuto per se stesse, poiché sono consapevoli dei loro disturbi di personalità.Queste donne hanno spesso una difficoltà ad accettare la propria figura ed il proprio ruolo femminile, spesso hanno manifestato sintomi durante la gravidanza ma dopo la nascita del bambino possono accentuarsi poiché l'ideale del bambino che doveva nascere spesso non coincide con la realtà del nuovo nato, e così manifestano continue preoccupazioni per la salute del figlio che può trasformarsi in una pulsione violenta incontrollata verso il bambino.Oltre a queste problematiche ascrivibili alla patologia mentale vera e propria o solo ad un disagio, dovremmo inserire una certa componente sociale e familiare.Spesso ci si stupisce a leggere certi fatti di cronaca poiché si parla di contesti familiari “normali”, si ma cosa vuol dire “normale”? Le famiglie di oggi sono molto diversificate rispetto al passato e soprattuto diverso è il contesto sociale. Le famiglie di oggi sono spesso lasciate sole nel compito dell'allevamento dei figli, la rete di relazioni sociali è molto più ristretta. Certa propaganda mistifica il ruolo della donna-madre, o verso il basso o verso l'alto; da una parte la gravidanza viene presentata come un evento che biologicamente può essere vissuto anche oltre i quarant'anni (ma nessuno poi ti parla degli eventuali problemi legati alle disfunzioni genetiche), oppure viene descritta come qualcosa di limitante,invalidante, quasi che fosse una malattia! Le donne di oggi vengono seguite moltissimo dal lato medico durante le 40 settimane di gestazione ma dal parto in poi spesso la donna viene lasciata sola, qua prevalgono ancora vecchi stereotipi e vecchie tradizioni, spesso i sintomi di una depressione post partum vengono sottovalutati. Inoltre poiché viviamo in una società sempre più vecchia, è molto difficile relazionarsi con dei giovanissimi, proprio per un rapporto numerico, in questo caso la genitorialità può essere vissuta come qualcosa di opprimente, pressante, poiché le aspettative nei confronti dei neo genitori e del nuovo nato sono molto forti.Simonetta Frongiadal web