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IL PIANTO DEL BEBE'


Pianto del bebè, istruzioni per l'uso
 Non tutti gli strilli sono uguali, ma ce n'è unoinconfondibile (quello da colica). Decifrarli è la missione di ogni genitore.Non farsi prendere dall'ansia. È la prima regola da adottare di fronte al piantodel bebè.Il perché è presto detto. Il neonato, per comunicare le proprie sensazioni ed emozioni che prova, ha solo due strade adisposizione: il corpo e il pianto. Tramite i movimenti del corpo e i vari tipi di pianto (non tutti gli strilli emessi dai lattanti hannolo stesso significato) è possibile capire ciò che gli sta succedendo.Pertanto è molto importante che il bambino pianga. Anzi, a preoccupare i neogenitori dovrebbe essereproprio un bebè che non piange. «Il pianto - ci spiega Paola Romitelli, psicologa e consulente per il sostegno alla genitorialità - è lostrumento principale di comunicazione del piccolo: desiderare che non pianga sarebbe come desiderareche non parlasse, che non dicesse come si sente, cosa prova».Come comportarsi allora di fronte al bebè che piange? Prima di tutto gli adulti, mamma e papà in primis, devono sforzarsi di decifrare le sue lacrime. «Molti genitori si fanno prendere dal panico quandoil proprio bambino piange, anche se in realtà lui sta solo cercando di relazionarsi con l'altro e di comunciare ciò che sente.È importante quindi aver presente che i neonati piangono per diversi motivi e non, come generalmentesi pensa, solo per il sonno e la fame». Le ragioni per cui i bambini piangono sono veramente le più disparate: fame, disagio, fastidio, dolore, malattia, solitudine, noia, paura, stanchezza, frustrazione, eccessodi stimolazione, ecc. E anche le smorfie che accompagnano le urla sonole più diverse: se piange per paura non chiude gli occhimentre quando sente dolore sì, ha scoperto lo psicologo Mariano Choliz.Il pianto più temuto dai neogenitori resta comunque quello da coliche gassose, che se da un lato è il più insopportabile, dall'altro è il più facile da decifrare(è inconsolabile e capace di durare anche ore ed ore).La sofferenza da coliche si manifesta precocemente (entro 10-20 giorni dalla nascita); mentre la prima parte della giornata è generalmentecalma, le crisi si manifestano alla fine del pomeriggioo di sera, protraendosi a volte anche per una parte della notte; spesso si scatenano dopo il pasto quando inzia ladigestione; il bambino si agita e urla per ore in modo ostinato evi è una mimica facciale e dei movimenti del corpo cheevocano un forte sofferenza digestiva. In questa situazione le mamme cerchino di non farsiprendere dall'ansia, dai sensi di colpa e si sforzino di non arrabbiarsi, nonostante non dormano da mesi. Evitino anche di consolarlo attaccandolo al seno o offrendogli il biberon se ha mangiato recentemente. Meglio invece collocarlo in posizione prona, prenderloin braccio, fargli fare un giretto in auto in modo dadistrarlo (ai più sembrerà una cosa assurda, ma funziona), dargli qualcosa da succhiare, massaggiargliil pancino in senso orario e fargli fare degli esercizi conle gambe. Una volta tentate tutte queste strade (mettete in atto un consiglio per volta e non è detto che ci si riesca subito,magari ci vogliono diverse prove) lasciatelosemplicemente sfogare. Non tutti i neonati amano infatti essere toccati e manipolati quando non stanno bene. L'indomani portate subito il bambino dal pediatra, cheprovvederà a prendersi cura di lui e a riportare il serenoin casa.FONTE: LIBERO