KUSHINAGARA

Post N° 112


                                  
                     
                                                          
     Il suo corpo era per me una gioia che non finiva mai. Non ne avevo mai basta di percorrerlo.. quel corpo americano. A dire il vero ero un gran maiale. Lo restai.     Mi formai anche il grato e tonificante convincimento che  un paese capace di produrre  corpi così impudenti nella loro grazia e di uno slancio spirituale così invidiabile doveva offrire ben altre rivelazioni capitali.. in senso biologico si capisce.     Decisi di intraprendere prima o dopo un viaggio negli Stati Uniti.. come un vero pellegrinaggio.. appena possibile. In effetti non conobbi tregua o riposo – pur attraverso una vita implacabilmente difficile e tormentata – prima di aver condotto a buon fine quell’avventura profonda.. misticamente anatomica.     Ricevetti così nelle immediate vicinanze del didietro di  Liza il massaggio di un nuovo mondo. Lei non aveva solo un corpo.. Liza.. intendiamoci bene.. era anche dotata di una testa fine.. graziosa e un po’ crudele per via degli occhi blu-grigio che le risalivano un tantino agli angoli.. come quelli dei gatti selvatici.     Al solo guardarla in faccia.. mi faceva venire l’acqualina in bocca come quando ti  pregusti un bel vino secco.. corposo. Occhi duri.. e per nulla animati da quella gentile vivacità commerciale.. oriental-fragonardesca  che hanno quasi tutti gli occhi di qui.     Il più delle volte ci si trovava in un caffè lì vicino.