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«L'espulsione di Caruso? Valuteremo a settembre». Rifondazione comunista prende tempo sulle decisioni da assumere dopo il caso scoppiato per le frasi del suo deputato indipendente, l'ex «disobbediente» Francesco Caruso che ha definito Marco Biagi e Tiziano Treu «assassini» per le loro leggi sul lavoro. «Quando ci riuniremo valuteremo. Per ora mi fermo qui perché non è il caso di fare editti estivi» ha detto Gennaro Migliore, capogruppo Prc che con il suo partito ha preso da subito le distanze dal comportamento di Caruso. E ieri lo stesso Treu ha fatto sapere che giovedì Fausto Bertinotti ha condannato quelle dichiarazioni in una telefonata. «Il presidente della Camera disapprova il comportamento dell'onorevole Caruso e mi ha espresso la sua solidarietà » ha raccontato Treu. Quanto all'ipotesi di rafforzare la sua scorta dopo quanto accaduto, il presidente della commissione Lavoro al Senato ha risposto: «Non credo ce ne sia bisogno». Intanto, però, la polemica prosegue con la sinistra radicale che, pur condannando le parole di Caruso, puntualizza: «La nostra battaglia contro la legge Biagi e contro le condizioni di insicurezza sul lavoro è fermissima», ha dichiarato il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, per il quale «tutte queste strumentalizzazioni sono destinate a cadere nel vuoto». Il centro-destra continua però ad attaccare. Per Maurizio Gasparri di An «considerare le leggi sul lavoro causa delle morti bianche è una follia. Il Governo Prodi, pur di stare a galla, si appoggia a tutte le sinistre, arrivando ai confini del terrorismo». Il caso ha ripercussioni anche sulla manifestazione del 20 ottobre contro il protocollo sul Welfare. Gavino Angius (Sd) annuncia che non scenderà in piazza al fianco dei disobbedienti e invita anche i quattro ministri della sinistra radicale (Fabio Mussi, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Ferrero e Alessandro Bianchi) a fare altrettanto .