XXI secolo?

Amministrative, Salvini padrone assoluto. Di Maio non pervenuto


Fonte: Il Fatto Quotidiano Elezioni Amministrative 2018 | 11 giugno 2018 Fabrizio d'Esposito Nella domenica elettorale sovrastata dal caso della nave Aquarius, c’è un solo evidente filo di continuità tra il turno amministrativo e le storiche elezioni politiche del 4 marzo. Ossia la crescente affermazione della Lega nazionalista di Matteo Salvini. Un dato accentuato ancora di più dalla non secondaria circostanza che giusto dieci giorni fa è stato varato il primo esecutivo populista della Repubblica.Ecco, questo il punto centrale: se vogliamo ravvisare una tendenza nazionale in questo voto che ha riguardato 761 comuni (di cui 20 capoluogo di provincia) e 6 milioni e 700mila italiani, c’è da dire subito che l’onda non è stata gialloverde o gialloblu ma esclusivamente leghista. Meglio, salviniana. In tutto sono cinque le considerazioni che si possono svolgere in attesa del ballottaggio del 24 giugno:1. Prima di esaminare il ruolo da dominus del capo del Carroccio, Salvini Dux come già lo chiama qualcuno, è necessario fare una premessa. Ancora una volta il primo “partito” si conferma quello dell’astensionismo. Quasi il 40 per cento degli aventi diritto ha preferito invece starsene a casa o andare al mare. Una cifra imponente soprattutto se raffrontata con l’atavica fedeltà dell’elettore al voto comunale. Insomma il tasso di sfiducia verso le istituzioni si espande ed è probabile che in quel quaranta per cento ci sia una grossa fetta di cittadini già delusi dal grillismo di governo, se non altro per la “qualità” dell’alleato scelto dal M5S per il fatidico contratto di governo.2. Premesso tutto questo, si arriva alla percezione netta dell’avanzata leghista, che riesce a tenere in vita la coalizione di centrodestra. Sarebbe affrettato e poco razionale dire che questo governo non fa bene ai pentastellati, soprattutto dopo la domenica del blocco navale del ministro dell’Interno. Ma c’è un dato inequivocabile: la luna di miele del governo Conte, appena iniziata, avrebbe dovuto apportare qualche beneficio. Invece per l’ennesima volta c’è stata la conferma dell’abisso tra il voto nazionale del M5S e quello locale. E’ sufficiente spiegare tutto questo con l’alibi dello scarso radicamento, anche al netto del fenomeno sempre più diffuso delle liste civiche che penalizza tutte le forze, in particolare Pd e Forza Italia?.. il resto al link suindicato