XXI secolo?

Torturato dai Nostri Valori


«Vi scrivo dalla mia infame prigione. Mi torturate in nome dei vostri valori». Queste le parole strazianti, piene di dolore e di afflizione per una sorte ingiusta, queste le parole che Piergiorgio Welby, scrive in una lettera indirizzata ai Media, ma che vuole essere l'ennesimo tentativo per poter compiere la sua ultima scelta: quella di voler morire.Una scelta che gli viene negata, mentre un'altra gli viene imposta dalla moralità, dall'etica, dalla religione, dalla coscienza di chi non vive quell'inferno, ma si limita semplicemente ad osservarlo.Questa dolorosissima vicenda continua a tenerci col fiato sospeso, a farci sentire responsabili e complici del dolore di un uomo, che vuole solo morire. Continua scrivendo: «Dalla mia prigione infame, da questo corpo che (per etica, s’intende) mi sequestrano, mi tornano alla memoria le lettere inviate alla “politica” da un suo illustre, altro, “prigioniero”: Aldo Moro - evidenzia Welby -. Pagine nobili e tragiche contro gli uomini di un potere che aveva deciso di condannarlo (anche lui per etica, naturalmente) a morte certa, anche lui ad una forma di tortura di Stato, feroce ed ottusa».Lui, presidente dell'associazione Coscioni, la quale si batte per la libertà di ricerca scientifica sulle cellule staminali, associazione che comprende vari rappresentanti colpiti da sclerosi amiotrofica che costringe alla non possibilità di comunicare, chiede di essere lasciato morire. E lo chiede per l'ennesima volta.Se davvero non c'è nessun'altra via d'uscita dal tunnel del dolore, perchè accanirsi contro chi chiede di compiere un ultimo gesto ???Si, perchè anche la morte, a volte, è una scelta di vita....- julia -  da    LaTogaStrappata®