XXI secolo?

Pensioni: un'altro nodo al pettine


http://city.corriere.it/news/articolo.php?tipo=tutte&id=36097 qui trovate il link con la news.Il problema delle pensioni rischia di diventare un'altra patata bollente nelle mani (si spera capienti) del Governo perchè è un problema annoso e da avanti danni fin da quando Amato nel 1990 lanciò i primi provvedimenti sulle pensioni destinando un parte dei contributi degli enti previdenziali a risanamento del bilancio pubblico (come se fosse colpa dei lavoratori se tutto andava in malora) e da allora in poi gli interventi si sono sovrapposti con la riforma Dini e quella Maroni tutte con lo scopo (e con la motivazione dello scontro generazionale fra egoismo dei padri e miseria dei figli) di abbassare il rating delle pensioni da un lato e l'assegno maturato dall'altro. Le pensioni erano fino ad allora congegnate sul patto generazionale che prevedeva una continuità fra generazioni a parità anche di lavoratori, invece grazie alla ventata liberista (e all'accrescersi anche della spinta dei datori di lavoro di non voler pagare troppo, oltre che naturalmente all'evasione contributiva di piccole, medie e grandi imprese, dei commercianti e degli artigiani) e alla visione di una riforma del lavoro che prevedeva la progressiva sparizione del posto di lavoro a tempo indeterminato in favore di quello precario sono venuti meno tutti questi presupposti e il patto generazionale è venuto meno e a quel punto (se ci mettiamo pure l'imposizione, negli anni, da parte dei Governi in carica, di vendere il patrimonio immobiliare vera garanzi per noi dei fondi) è stato giocoforza passare (sulla base delle proiezioni statistiche) prima al contributivo e poi alla previdenza complementare con cui dovremmo (il condizionale è d'obbligo dato che in altri paesi le indagini per truffa, peculato e raggiro non si contano più ormai) riempire il vuoto lasciato dalla pensione pubblica che a regime non sarà più del 50% (a parità dei contributi) dello stipendio. Molta responsabilità ce l'hanno sì gli esecutivi ma anche le OO.SS. che hanno partecipato alla partita (nel timore di vedere sparire tutto l'impianto del welfare ma anche per non sparire loro dal panorama politico sociale) e non hanno fatto davvero molto per difendere i nostri contributi. Ora il problema si sposta sui rating ossia sui rendimenti che se troppo alti vanificano le riforme e riportano a zero la situazione e questo potrebbe essere inaccettabile sia per la parte pubblica ma anche per la parte privata che si ritrova ad essere economicamente non conveniente rsipetto all'altra. Ora si fa la voce grossa e si  tenta di salvare il salvabile lavandosi l'anima con le pietre pomici della difesa dei diritti: quanto scommettete che si arriverà in pochi anni a 70 per gli uomini e 65 per le donne (qualunque sia il colore del Governo)?