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Messaggi di Agosto 2019

Acqua azzurra, acqua scarsa. Un dramma che ci appare sempre lontano (e che non lo è affatto)

Post n°4502 pubblicato il 30 Agosto 2019 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Ambiente & Veleni - 30 Agosto 2019 Paolo Martini

 

Sono senz’acqua potabile e senza servizi igienico-sanitari adeguati, ancora oggi, più di due miliardi di persone in una sessantina di Paesi del mondo. E, quel che è peggio, nonostante mirino ad ottenere l’accesso all’acqua entro il 2030, anche grazie a piani di sviluppo internazionale, gran parte di questi Stati poveri del Terzo e Quarto mondo non ce la faranno a raggiungere una soglia idrica minima per mancanza di risorse economiche e professionali: è quanto drammaticamente certificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alla conferenza di Stoccolma di fine agosto, in occasione della Settimana dell’Acqua.

Questi dati dell’Oms chiudono l’estate in cui si è per la prima volta certificato come il riscaldamento globale produca, tra l’altro, ondate migratorie senza precedenti, i cosiddetti profughi climatici, stimati in 143 milioni di persone entro il 2050.

Purtroppo il dramma dell’acqua ci appare sempre lontano, e anche notizie come quest’ultimo allarme dell’Oms finiscono relegate ai margini dell’agenda dell’informazione nel nostro mondo, si riducono a poche righe scampate a quello che Antonio Scurati (Dal tragico all’osceno, 2012) definì “il doppio filtro di rifiuto e disinteresse”, che è l’ineluttabile destino delle tragedie che hanno protagonisti sfortunatamente nati nel mondo povero.

Eppure almeno il tema dell’acqua dovrebbe trovarci sensibili, dato che persino nella nostra “civilissima” Europa un 16% della popolazione non può contare su acqua corrente potabile e sono addirittura 140 milioni gli europei che non possono accedere ad acque pulite né a servizi igienico-sanitari decenti. E se si calcola che nel mondo muoiono per l’acqua 5mila bambini al giorno (circa 3,5 al minuto! Saranno più di dieci quando avrete finito di leggere questo articolo), sono più di 15mila all’anno qui in Europa. Quindici decine di migliaia di bambini che finiscono al cimitero o chissà, per carenza di risorse idriche adeguate, e sono quasi tutti nella cosiddetta Sub-regione B, che si estende verso est dall’Albania all’Uzbekistan.

Ma forse anche questo dato, pur Incredibilmente Vicino, non ci colpisce affatto Molto Forte, per dirla col celebre titolo di un romanzo di Jonathan Safran Foer, scrittore tra i più sensibili anche agli effetti del climate change. Noi italiani comodamente disponiamo di circa duemila litri d’acqua al giorno a persona, e ne sprechiamo tutti una quantità incredibile: ciò nonostante, circa otto milioni d’italiani soffrono di carenza d’acqua, sotto la soglia dei 50 litri a persona, in particolare durante i quattro mesi estivi.

Ed è proprio la siccità di fronte alla quale ci mette ormai fatalmente il riscaldamento globale che riporterà l’acqua nell’agenda pubblica. Ancora nell’ultima stagione estiva la crisi agricola seguita all’alternanza tra siccità ed episodi estremi di maltempo ha fatto sentire il suo peso nella nostra vita di tutti i giorni. Figurarsi poi se, man mano che salgono le temperature medie, si sposterà sempre più in alto la quota in cui si possono gestire coltivazioni intensive, come meleti e vigneti, che richiedono grandi quantità d’acqua, magari nelle stesse aree dove lo sconsiderato sviluppo distrut-turistico dirotta risorse idriche consistenti verso l’innevamento artificiale.

Ma, se sentite ancora indifferenza per la possibile guerra per l’acqua tra il comparto dello sci e i contadini nel Nord Est – ed è più che comprensibile -, eccovi un’altra notizia che dovrebbe farci riflettere e invece è sfuggita ai più: l’analisi delle vere radici della recessione che si sta innescando nell’economia più forte del Vecchio Continente.

Silenziata quanto un allarme dell’Oms, è filtrata solo tra le righe delle corrispondenze più attente sulla stampa specializzata, la notizia che tra i fattori della crisi tedesca si nota particolarmente – fonte Isabella Buffacchi sul Sole 24 ore – l’abbassamento del livello dei fiumi, che colpisce il settore chiave del trasporto fluviale e genera interruzioni senza precedenti anche nel ciclo produttivo della chimica, che dovrebbe essere continuo e alimentato da grandi quantità d’acqua.

La Germania è leader europeo di questo settore, con 155 miliardi di euro di fatturati sui 542 dell’intera Ue (il che fa della chimica il quarto settore manifatturiero continentale, con nove società tra le top 20 al mondo, e un decisivo contributo di 45 miliardi di euro all’avanzo di bilancio – dati Federchimica 2019). Ecco, se si pensa che la sola industria chimica italiana, che vale un terzo di quella tedesca, ha bisogno di 1300 milioni di metri cubi d’acqua l’anno per il raffreddamento degli impianti (quasi tutta di fiume e in piccola parte di mare), il ragionamento è presto fatto: man mano che la siccità toccherà le nostre tasche, oltre che le nostre abitudini di vita, ci renderemo finalmente tutti conto del dramma dell’acqua.

E anche del problema di fondo, strutturale si direbbe, del rischio estinzione del pianeta: un sistema economico ordo-liberista che, questo sì, comincia a fare acqua da tutte le parti, folle com’è nella finalizzazione al guadagno immediato di pochi, assolutamente indifferente al principio del bene comune.

 

 
 
 

Bozza programma governo Pd-M5s: cosa cambia dall’era gialloverde

Post n°4501 pubblicato il 29 Agosto 2019 da ninograg1
 

Fonte: W.S.I. 29 Agosto 2019, di Alberto Battaglia

 

Le linee guida programmatiche elaborate da Partito democratico e Movimento 5 stelle si trovano ora nelle mani del presidente incaricato Giuseppe Conte. Si tratta di una bozza di appena due pagine, molte meno rispetto alle oltre 50 del Contratto di governo fra Lega e M5s. Anche per questo sono prive del grado di dettaglio di un programma di legislatura vero e proprio.

Rispetto ai progetti del governo gialloverde spariscono tutte le “bandiere” del partito di Matteo Salvini: secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, nei punti programmatici mancano riferimenti aperti alle politiche migratorie (eccezion fatta per la revisione dei decreti sicurezza), scompare il capitolo delle autonomie, il taglio dell’imposta sui redditi “flat tax” ed evaporano i minibot.

New entry, invece, il taglio del cuneo fiscale che, invece, non era nemmeno menzionato nel contratto gialloverde.

Restano numerose, però, le componenti di continuità con i due programmi, di evidente ascendenza pentastellata. Taglio dei parlamentari, ma accompagnato da nuova legge elettorale, legge sul conflitto d’interessi, salario minimo, e nuova legge sull’acqua pubblica: tutti elementi già presenti nel precedente contratto e ora ribaditi nelle linee guida consegnate a Conte. Non manca, infine, il riferimento a una politica economica più espansiva da concordare con Bruxelles: un appello al maggiore deficit, che però sembra spostarsi ora su temi di maggiore valenza sociale.

Interrogativi di fondo rimangono irrisolti su alcuni aspetti complicati dell’alleanza Pd-M5s. Quota 100, un provvedimento difeso sia dai pentastellati sia dalla Lega, ma combattuto dal Pd, non viene nominata nonostante incomba a breve la necessità del suo rifinanziamento. Sul superamento del Jobs Act, avviato con il decreto dignità (“decreto disoccupazione”, per i dem), rimane un assordante silenzio. Anche la delegazione di Liberi e uguali, interessata a prendere parte al nascente esecutivo, potrebbe richiedere una revisione della riforma sul mercato del lavoro. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, infine, non si legge di alcuna richiesta di revisione, nonostante le critiche dei dem nei mesi scorsi. Si tratta con ogni evidenza di un punto inamovibile per i Cinque Stelle.

 

 
 
 

Fare quel che ci pare ci porta davvero alla libertà?

Post n°4500 pubblicato il 28 Agosto 2019 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Diego Fusaro Società - 27 Agosto 2019

 

La società cosmopolitica no border a forma di merce assume sempre più le sembianze dell’abbazia Thélème descritta da Rabelais nel capitolo 57 di Gargantua et Pantagruel: in questo monastero capovolto, i reclusi vivono all’insegna di un edonismo integralmente deregolamentato, la cui essenza è racchiusa nel nome stesso dell’abbazia.

Thélème, infatti, deriva dal greco thélema, “volontà”: se nel monastero cristiano vige l’annullamento della volontà individuale, a Thélème, per converso, regna sovrana la volontà dell’indviduo, che solo deve rispondere ai propri desideri. La Legge è annullata o, più precisamente, riassorbita nel Desiderio deregolamentato e anomico dell’individuo. Per questa ragione, l’unico vero articolo di fede dell’abbazia Thélème e, per estensione, dell’odierna “notte del mondo” del cosmomercatismo, è condensato da Rabelais nell’imperativo “fa’ ciò che vorrai” (fais ce que voudras).

Il godimento individuale disinibito e trasgressivo si erge a sola legge nel tempo dell’oblio di ogni argine e di ogni misura. La libertà decade, in tal guisa, al rango del capriccio individuale senza limitazioni di sorta. Scrive Rabelais a proposito dei Telemiti: “la loro vita non era governata da leggi, statuti o regole, ma secondo il loro volere e franco arbitrio”.

Rabelais sottolinea come questa libertà, coincidente con l’arbitrio individuale, tenda a rovesciarsi dialetticamente nella figura opposta rispetto al libero sviluppo dell’individuo libero e autonomo, che pensa con la propria testa. Dà, infatti, vita a una sorta di grigia morale del gregge, in cui tutti finiscono per fare, pensare e volere le stesse cose: “Grazie a quella libertà invece, erano presi da emulazione di fare tutti ciò che ad uno vedevano piacere. Se alcuno o alcuna diceva: beviamo! tutti bevevano. Se alcuno diceva: giochiamo! tutti giocavano. Se alcuno diceva: andiamo pei campi a divertirci! tutti vi andavano”.

L’individualismo libertario, in cui il desiderio occupa integralmente gli spazi della legge, si pone così come nemico dell’individuo nell’atto stesso con cui afferma di promuoverlo: si capovolge in un’omologazione di massa, in cui gli individui si piegano in maniera acefala al conformismo. Diventa, come a Théléme, una religione a tutti gli effetti.

Insomma, in queste pagine, che segnano la genesi del moderno, troviamo un identikit insuperabile dell’odierna massa solitaria dei consumatori e dei plusgaudenti, di quanti innalzano il proprio capriccio a sola legge e, senza accorgersene, annichiliscono il proprio io nel conformismo di massa della civiltà dei consumi.

 

 
 
 

Alaska: l'acqua e' cosi calda che i salmoni muoiono in massa

Post n°4499 pubblicato il 27 Agosto 2019 da ninograg1
 

Fonte: No all'Italia petrolizzata

Della grande ondata di caldo in Alaska e in altre parti del mondo in questa estate del 2019 abbiamo gia' parlato, e questa che segue e' solo un triste corollario.

In Alaska si sono reigstrate enormi morie di salmoni; morte di caldo. Le varieta' si chiamano sockeye, chum, e salmone rosa.

Se ne sono accorti per prima i residenti che hanno visto i corpi dei salmoni morti lungo il fiume Koyokuk verso la fine di luglio. E poi sono arrivati i biologi ed altri esperti, fra cui Stephanie Quinn-Davidson, che dirige la commissione pesca per gli indigeni, detta Yukon Inter-Tribal Fish Commission.

Hanno contato circa 850 salmoni morti e hanno stimanto la moria in totale di essere fino a dieci volte tanto.

C'erano lesioni? Parassiti? Infezioni?

Niente. I salmoni avevano anche uova dentri i loro corpi il che vuol dire che erano sani prima di morire.

L'unica conclusione restante e' che l'acqua fosse troppo calda. 

Non era mai successo prima.

Nel Cook Inlet, a sud di Anchorage, le temperature quest'estate sono esplose. I salmoni vivono in alcune di queste acque e i modelli climatici prevedevano modesti aumenti di temperatura per i fiumi. Invece l'annata 2019 ha fatto registrare temperature che si prevedevano per il 2069!

E non c'e' solo solo la calura opprimente.
 
I salmoni sono da sempre in pericolo a causa dell'eccessiva pesca specie nel Canada e nello stato di Washington, sul Pacifico.
 
Le conseguenze si fanno sentire come effetti domino su altre specie. 
 
Le orche mangiano salmone, e sono pure loro specie a rischio di estinzione. 
 
E poi ci sono le decisioni miopi di Donald Trump e dei suoi amici che hanno deciso che daranno silenzio-assenso ad un progetto di estrazione mineraria di rame e di oro nei pressi di una delle zone piu' grandi di ripopolamento dei salmoni in tutta l'Alaska.

E' triste io penso.
Vediamo dove andiamo a finire.

 

 
 
 

Savona critica Draghi e propone: “Europa metta in campo strumenti di debito comune”

Post n°4498 pubblicato il 26 Agosto 2019 da ninograg1
 

Fonte: W.S.I. 20 Agosto 2019, di Mariangela Tessa

 

L’Europa deve mettere in campo degli strumenti di debito comune, che non siano gli eurobond. In questo modo Paesi come l’Italia potrebbero liberare risorse per gli investimenti pubblici.

Questa la ricetta di Paolo Savona, presidente della Consob, per aiutare i conti pubblici italiani e allo stesso tempo evitare deflussi di investimenti dall’Europa verso il mercato dei T-Bond Usa.

“Va attuata la creazione di un sistema di debito europeo, che non è  l’eurobond ma creare una attività sicura che fermi il deflusso in Europa dei fondi verso gli Stati Uniti” ha detto Savona, intervenendo al Meeting di Rimini, aggiungendo che “Se si crea questo titolo che fa parte di un programma completo e il ricavato di questi titoli viene dato a Paesi come l’Italia che per uno o due anni non emettono debito, questi strumenti possono cessare le pressioni verso lo spread italiano, che può anche azzerarsi e, se l’Italia attua un programma credibile, noi risparmiamo 30 miliardi subito che possiamo investire in infrastrutture”, ha continuato il presidente della Consob.

Per farlo, secondo Savona, bisogna fare ‘un accordo serio con l’Ue’ e garantire che ‘non vogliamo uscire dall’Europa, non vogliamo uscire dall’euro in via definitiva…’, anche perche’ altri metodi per Savona non funzionano: ‘Io sono andato qualche volta a battere il pugno sul tavolo a Bruxelles ma non sentiva nessuno… mentre un’idea ben posta…’.

Savona ha poi sottolineato che “quando è scoppiata la crisi internazionale ‘l’Europa era impreparata, la Bce era impreparata. Draghi ha fatto il  Quantitative easing solo nel 2012, quattro anni dopo’ l’inizio della crisi. ‘Questa è la mia critica, non sono contro l’Europa ma (le istituzioni, ndr) non sono state dotate degli strumenti giusti’.

Per Savona”serve una banca centrale che abbia il potere di intervenire sulla speculazione ma non nel modo in cui ha fatto Draghi”. Infatti, Savona ha spiegato che la Bce ‘interviene sul debito pubblico italiano che ne ha bisogno, perché  è oggetto di speculazione, ma poi interviene anche su quello tedesco che non ne ha bisogno e in questo modo ‘gli interventi della banca centrale calmierano ma non risolvono’.

 

 
 
 

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