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La caduta

Post n°151 pubblicato il 11 Marzo 2012 da katie1972c

Improvvisamente mi mancò la terra da sotto i piedi.

 

Scivolai nel vuoto, buio, infinito…no non era infinito, me ne accorsi subito dopo averlo pensato.

 

Un tonfo. Caddi in una posizione scomoda. Non saprei nemmeno descriverla. Ricordo che non sentivo più il mio corpo. Per un attimo pensai di non riuscire a rialzarmi. Panico. Paura. Freddo. Puzza…di morte.

 

Cominciai a tastare il suolo sotto di me. Le mie dita provavano ribrezzo, si sarebbero staccate dalle mani piuttosto che continuare ad esplorare l'indefinito che si trovava sotto e vicino al mio corpo disteso ed inerme.

 

Qualcosa di molliccio, umido, forse pozze d’acqua. Sicuramente insetti. Al solo pensiero svenni.

 

Non so per quanto tempo persi conoscenza, ma quando mi risvegliai lo scenario attorno a me aveva preso forme, luci e colori.

 

Una stanzetta stretta. Appesa al soffitto, oltre alle ragnatele, una luce al neon con all’interno migliaia di cadaveri di insetti schifosi d’ogni tipo. Per terra qualche consunto tappeto tentava di nascondere il cemento grigio e sporco al di sotto. Ritagli di giornali appiccicati alle pareti, alcune foto di personaggi famosi e anche un’immagine della Madonna. L’odore di muffa permeava ormai le mie narici. Il letto… beh, chiamarlo letto è una parola grossa, il giaciglio sul quale ero stata adagiata mi stava inghiottendo ad ogni mio più piccolo movimento. Mi sentivo come una scatola di spilli caduta a terra svuotata e senza un magnete che potesse aiutarmi a raccoglierli e rimetterli al loro posto.

 

In quel momento l’unica parte del mio corpo che ancora non presentava “rotture” era il cervello, nel quale solamente una frase echeggiava e come un disco rotto ripeteva sempre le stesse parole: “In che incubo sono finita? In che incubo sono finita? In che incubo sono finita...?".

 

 

 

 

Quella sera avevo fretta, uscivo dal lavoro e dovevo sbrigarmi, perché sarei dovuta passare al supermarket: non avevo più niente nel frigo e qualcosa per cena a Stefano avrei dovuto pur cucinare!

Ormai erano cinque anni che condividevamo le nostre vite. Senza troppe regole, si viveva alla giornata, ero felice…ed ora? Quest’intoppo dove mi avrebbe portato? Beh, in fondo, ero ancora viva….

 

 

 

 

Mi appisolai. Il mio organismo era ancora debole. Non ricordo se sognai. Sicuramente fu un sonno molto agitato, perché quando mi svegliai ero sudata e avevo la vista appannata.

 

Scorsi prima un’ombra, poi misi a fuoco. I capelli lunghi castani, gli occhiali scuri ed un cappellino blu con la visiera, m’impedivano di distinguere i lineamenti di  colui o colei che mi aveva “salvata” ( ? )…La magrezza esagerata me ne faceva dubitare il sesso. Era una persona di media corporatura, alta circa un metro e settanta. Solo quando s’avvicinò per asciugarmi la fronte con un fazzoletto, capii che si trattava di un uomo, ma non riuscii a dargli un’età precisa. L’odore acre della sua pelle scosse il mio olfatto al punto tale che ebbi uno sforzo di vomito. Lui si ritrasse velocemente da me per paura che gli vomitassi addosso, ma ciò non accadde.

 

Non parlava, ma dietro a quei grandi occhiali neri mi stava sicuramente odiando…e allora perché mi aveva tenuta in vita sino adesso? Perché non si era sbarazzato di me subito dopo avermi trovata?

 

Quasi svogliatamente o forse timidamente, mi allungò un bicchiere con dell’acqua, io bevvi, avevo tanta sete, forse avevo la febbre, perché sentivo gli occhi pesanti e poco dopo mi riaddormentai.

 

 

 

 

Rumori indistinti mi riportarono alla realtà, al presente. Parevano lamenti, singhiozzi soffocati…ma “Lui” non c’era nella stanza. Provenivano da fuori. La curiosità prevalse sulla paura: trovai la forza per alzarmi da quel letto improvvisato. Lentamente arrivai fino alla porticina di alluminio creata alla “bene e meglio” il cui unico scopo era solo quello d’avere un minimo di privacy.

 

Lo vidi accovacciato a terra che piangeva. Gli poggiai una mano sulla spalla era madido di sudore, ma freddo come un pezzo di ghiaccio. Si voltò di scatto. L’avevo spaventato, ma quando vidi il suo volto sporco di sangue, fui io ad avere paura di lui allontanandomi e gridando come mai avevo fatto! L’istinto mi convinse a scappare, seppur conscia che non ce l’avrei mai fatta nelle mie condizioni. Infatti, dopo pochi passi la caviglia, che mi ero slogata cadendo in quel mondo sotterraneo, cedette e mi ritrovai faccia a terra.

 

Mi raggiunse in pochissimi minuti, mi prese in braccio con delicatezza, mi riportò dentro e mi fece sedere sul letto. Si tolse i grandi occhiali scuri e cominciò a fissarmi in maniera penetrante. Stava entrando dentro di me. Nella mia anima. Mi sentivo leggera, la paura era svanita e il dolore stava scomparendo.

 

Sorrise. I suoi occhi sorrisero. Agli angoli della bocca non aveva più nessuna traccia di sangue, mi venne il dubbio d’aver sognato tutto! Il suo odore non era più così pungente, bensì piacevole! Ma chi era? Cos’era? Chi ero io…? Cosa c’entrava tutto questo con la mia vita in superficie?

 

Faticavo a sostenere quello sguardo, i suoi occhi erano scuri, profondi…bellissimi! Abbassai la testa, intimidita…lui allora mi prese il volto tra le mani e dopo una breve esitazione mi baciò!

 

 

 

 

Nell’attimo lunghissimo di quel bacio, rividi la mia vita di donna in carriera, la mia storia con Stefano, i litigi per stupide banalità quotidiane. Era come se venissi “svuotata” dai ricordi. Provai un senso di libertà, di amore incondizionato. Quando le nostre labbra si staccarono, lo abbracciai istintivamente e sentendolo così vicino al cuore piansi, piansi tanto. Per la paura di quelle sensazioni così belle, così pure, così sconosciute! Il mio “Amico” non mosse un muscolo e mi tenne tra le sue braccia tutta la notte facendomi sentire al sicuro.

 

 

 

 

Erano passati alcuni giorni, credo, anche se non riuscivo a quantificarli precisamente, da quando “scivolai nel buio” e anche dal nostro primo bacio. Cominciavo a pensare che non me ne sarei mai più andata da lì, ma ciò non mi rattristava, tutt’altro! Di notte pregavo che non mi ritrovassero, che Lassù avessero perso le speranze di trovarmi viva…L’unico dolore che sentivo era verso i miei genitori, ma non rimpiangevo la mia vecchia vita e loro se ne sarebbero fatti una ragione prima o poi. Non capivo fino in fondo il motivo di questo mio cambiamento interiore, il fatto era che con lui ero felice, ero la vera me stessa, quella che un giorno si era persa nel labirinto della sua stessa vita diventando un’altra e sbagliando parecchie strade e chiuso altrettante porte.

 

 

 

 

Ero la sua Regina: mi portava cibo e acqua tutti i giorni, dove li trovasse non glielo chiesi mai…non era importante. Io e lui solamente contavamo…l’uno per l’altra.

 

Parlava raramente, ma in ogni suo gesto si poteva capire quanto mi amasse.

 

Non mangiava mai. Si nutriva di me. Delle mie passate sofferenze e tristezze. Ogni giorno voleva gli raccontassi gli avvenimenti più amari ed infelici della mia esistenza. Dimagriva giorno dopo giorno.

 

Smise di cibarsi di topi o di qualunque animale morto da quella volta che provai orrore e tentai di fuggire.

 

Non voleva restare solo, non più da quando ero entrata nel suo Mondo…o lui era entrato nella mia vita per salvarmi?

 

 

 

 

Ho ancora questo dubbio ora, dopo un anno…Qui tra le pareti di questa “casa di anime perse”…tra persone che come me hanno trovato e riscoperto la loro Luce, ma che non vengono “viste”  alla luce del giorno, qui in superficie, dove tutto è troppo luminoso, artificiale, splendidamente fasullo!

 

Ancora non posso scordare il mio ritrovamento.

 

Il giorno in cui cessammo di esistere. Quel giorno o quella notte, in cui un proiettile attraversò il suo fragile corpo e la sua anima lasciò per sempre questo mondo… ingrato...verso me, lasciandomi prigioniera di vivere ancora per chissà quanto!

 

Ricordo le mie urla quando la polizia mi trascinò via da lui, dal suo cadavere riverso in una fangosa pozzanghera, fredda…abitata da chissà quanti piccoli insetti…gli unici grandi amici di tutta la sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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