kickboxing

La vita non è sul ring


Pubblico un bellissimo articolo di Gualtiero BecchettiIl 17 Aprile e il 29 Settembre 1967, poi il 4 Marzo 1968…Date che dicono probabilmente poco agli appassionati di pugilato, soprattutto ai più giovani, a meno che non vengano aggiunti due nomi: Nino Benvenuti ed Emile Griffith. Chi le ha vissute, sa cosa esse abbiano significato per la boxe e lo sport italiano. Erano i tempi i cui spesso le prime pagine dei giornali, persino quelli non portivi, s’aprivano con i personaggi e le vicende del ring e lo stesso facevano i telegiornali della Rai, allora unica rete in Italia. E quelle notti, ad attendere il collegamento radio con gli Stati Uniti; la leggendaria radiocronaca di Paolo Valenti per raccontare a 18 milioni di italiani cosa stava accadendo al di là dell’Atlantico…Ricordi di vita, ricordi personali. Io, con la radiolina transistor appiccicata all’orecchio e la testa sotto alle lenzuola per non svegliare mio fratello più piccolo, a tradurre in immagini, con la fantasia, le parole di Valenti in una lontana veglia di una vita fa.Che bello! Che fortuna esserci stato! Poi l’Italietta, tanto piccola per molti quanto enorme per me, a cingersi di una cintura iridata dei pesi Medi, che non era solo di Nino, degli ammalati di pugilato, degli insonni di una notte rimasta nella storia, ma di un popolo intero…La vittoria; sì, la vittoria emblematica di gente antica, con millenni di storia sulla schiena e troppo spesso ridotta al rango pittoresco di mandolinara, gondoliera e di festaiola pigra e inaffidabile! In quei tre match vinse, perse e rivinse Nino…Caddero al tappeto entrambi e più volte: Griffith al 2° round e Benvenuti al 4° del primo match, poi Nino al 14° del secondo e infine Emile al 9° della “bella”. Si “pestarono” impietosamente, si “odiarono”, sportivamente parlando, come raramente accade di vedere e non lesinarono qualsiasi mezzo per superarsi, anche quelli ai limiti del regolamento….E la storia finì! Ognuno riprese la sua strada e la vita li ha condotti dove oggi sono: a 72 anni brillantemente vissuti da Nino Benvenuti e a 72 anni tristemente sopportati da Emile Griffith, un pugile che solo scorrendone il record viene da domandarsi come abbia fatto ad uscirne “vivo” e che, purtroppo, il meglio di sé e della vita l’ha lasciato lassù, tra quelle corde che ne hanno imprigionato i sogni e le enormi ricchezze di un tempo lontano….E’ di questo giorni. Nino ha cercato e ritrovato il “nemico” Emile, ammalato e in miseria, a cui ha portato un regalo natalizio in dollari per alleviarne le necessità e le malinconie e oggi s’appresta ad ospitarlo in Italia, forte della propria inossidabile popolarità e dell’invidiabile aspetto di “eterno-giovane”, per fargli racimolare ciò che potrebbe consentirgli di affrontare il domani con minore angoscia e a testa alta…Benvenuti e Griffith: irriducibili nemici sul ring per 45 round e amici per i successivi 42 anni, a dispetto dell’età e della lontananza…Simbolo di mille e mille altre storie simili, che hanno intrecciato indissolubilmente i destini di famosi e oscuri uomini del ring, di campioni e di umili comparse, in ogni parte del mondo. Come si può aggredire, colpire, cercare di abbattere un tuo simile e finire per tramutare il tutto in amore e rispetto? Mistero del pugilato? Materia per psicanalisti? Può essere o forse no…Quando, come davanti ad uno specchio, in quello spazio quadrato cinto da corde dove tutto è dentro e tutto fuori nello stesso tempo, ci si trova davanti se stessi con le sembianze di un altro, non è poi così difficile capire cosa può accadere. La mia fatica è la tua fatica, le mie paure sono le tue paure, i miei sogni i tuoi sogni, il mio sangue il tuo sangue, le mie notti insonni sono le tue notti insonni, il mio dolore il tuo dolore….E le ore in palestra, i rimproveri dell’allenatore, le corse all’alba, le battaglie con gli sparring, le rinunce alle piccole cose che danno sapore alla vita, il diventare “grandi” quando si è ancora ragazzi…Tutto uguale, per te e per il tuo “nemico”.La battaglia, l’istinto di distruzione che ti assale, guidato dal cervello, dal temperamento o da tutti e due….Soffrire…Soffrire sino all’ultimo gong e guardare negli occhi l’altro, per gridargli sul viso la tua supremazia o la tua rabbia e amarezza per la sconfitta! Poi, lo vedi scavalcare le corde e scendere la scaletta, con tutto ciò che si porta dentro, raccolto su un tappeto in cui, per alcuni minuti, è come se tutta la vita si fosse rovesciata, al pari di una secchiata d’acqua gettata a caso, per bagnare entrambi…E capisci. Capisci quanto sia stato bravo, fortunato, coraggioso, astuto…o fragile, infelice, timoroso…Ma quel “lui” non sei altro che il “tu” di ieri o forse di domani…E’ il passato, il presente, il futuro…Il destino di ogni guerriero del ring e di ogni essere umano nel match dell’esistenza.Allora lo comprendi, lo capisci, lo rispetti e quanto più cruenta è stata la battaglia, tanto più alta è la tua ammirazione, la solidarietà verso il “nemico”.Sì…Tu sai cosa vuol dire….Allora la vita no basterà a dividervi. E’ così; o almeno, quasi sempre è così…Se la realtà quotidiana fosse delimitata da un perimetro quadrato, se l’arbitro e i secondi potessero esserci vicini per dirci ciò che possiamo o non possiamo fare, se gli scontri fossero a parità di forze sotto le luci dei riflettori e il verdetto ci dicesse chi vince e chi perde, tutto sarebbe più facile.Così non è, purtroppo…La vita è un combattimento complicato, sovente senza regole e cavalleria, che non ha un gong d’inizio e di fine e soprattutto non ha luci sopra la testa. La vita non è sul ring. Magari lo fosse!